Qualcuno lo dica a chi ci governa. In qualche modo si faccia sapere ai nostri politici che continuano a svicolare sul tema del 5G, dei cinesi e dello spionaggio, che in Giappone si sta già lavorando per le reti di comunicazioni mobili 6G con prospettive proporzionali al momento del taglio del nastro che avverrà nel 2030.
Abituati a vivere il trantran quotidiano, a pensare al domani, a guardarsi bene dal preoccuparsi o dall’affrontare quel che potrebbe succedere semplicemente la settimana successiva, quelli che hanno in mano il destino collettivo sarebbe il caso scoprissero come il mondo sta cambiando e quanto sia urgente adeguarsi al frenetico passo del progresso.
Il ruolo di “bella addormentata” toccato in sorte al nostro Paese potrebbe seguire il suo corso giungendo al fatidico risveglio anche se di Principi azzurri non se ne vedono all’orizzonte. La banale constatazione dell’evoluzione tecnologica – non basata sullo sbarco di una nuova “app” né sull’approdo di un più moderno telefonino – potrebbe consentire l’avvio di una organica pianificazione del da farsi nel contesto che segna il ritmo dell’economia e della vita sociale.
Non mancherà occasione, proprio da queste pagine, per provare a scuotere dal torpore non l’Italia (non sia mai) ma almeno la coscienza di chi – girovagando in Rete – è finito con l’inciampare in queste poche righe o in quelle che seguiranno nel tratto a venire.
Qualche giorno fa mi sono piaciute le parole di Sanae Takaichi. I lettori neo-manzoniani sfoderano subito quel “chi era costui” che in passato era stato riservato a Carneade. Ma dovrebbero invece dire “chi era costei”, visto che Sanae è un nome giapponese femminile. La tizia, legittimamente ignota ai più, è dallo scorso novembre la ministra per gli Affari Interni e le Telecomunicazioni nella terra del Sol levante che – la settimana scorsa – ha annunciato il programma volto a recuperare il gap venutosi a creare tra il Giappone e quelle nazioni (Stati Uniti d’America, Cina e Corea del Sud) che invece hanno scommesso sul 5G con possenti investimenti e potenziali ritorni di ogni genere.
Avvezzi a sentire solo chiacchiere o promesse difficili da mantenere, incuriosisce questa donna che dice di aver (e ha!) messo sul tavolo l’equivalente di oltre 2 miliardi di dollari per la ricerca nel segmento delle telecomunicazioni mobili. Lascia positivamente impressionati sentire qualcuno che fa progetti a dieci anni, mentre chi ci circonda insiste nel raccontare che lo schioccare delle dita possa capovolgere situazioni di drammatica cronicità.
La ricerca e lo sviluppo di soluzioni tecnologiche sostenibili potrebbero essere il nostro petrolio. Non mancano certo i giacimenti e gli impianti estrattivi sarebbero solo da riportare in esercizio. Ma, per dar forma a questa sorta di emirato, si dovrebbe forse far spazio a chi non vanta diritti ereditari o privilegi amicali. E questa modalità collide, purtroppo, con certi vezzi che non hanno faticato a radicarsi in una terra che un tempo ha dato i natali a Guglielmo Marconi e ad Adriano Olivetti.
Signora Takaichi, la prego, spieghi come si fa…