Potremmo chiamarlo “Effetto Vasco Rossi”. In mezzo alle bieche speculazioni innescate dalla pandemia, è arrivato il momento del “C’è chi dice no”.
Le note e le parole del grande “Blasco” sono la colonna sonora dell’importante segnale che il colosso delle vendite e delle aste online eBay ha voluto dare in un momento in cui l’etica sembrava essere stata calpestata dal business più spietato.
La grande azienda, fondata un quarto di secolo fa da Pierre Omidyar, ha deciso di vietare sulla propria piattaforma le vendite di mascherine per il viso e di disinfettante per le mani il cui prezzo è rapidamente fermentato con il crescere della paura della popolazione.
La decisione è motivata dall’encomiabile proposito di fermare lo sciacallaggio di chi – a fronte di una irrefrenabile richiesta di determinati prodotti – ha pensato di farne lievitare la quotazione fino ad arrivare a ingiustificabili multipli del vero valore dei singoli beni.
E siccome il ceppo virale si è celermente affermato come una sorta di ingrediente essenziale in qualsivoglia marchio di garanzia, eBay ha deciso di rimuovere tutte le inserzioni che menzionano “Coronavirus” o “COVID-19”. Molte vendite sono state infatti incrementate dall’apposizione fraudolenta di etichette del tipo “efficace contro il coronavirus” o “idoneo ad evitare il contagio”, che hanno tratto in inganno persone poco avvedute o semplicemente interessate a trovare a qualunque costo rimedi o difese per fronteggiare il rischio dell’epidemia.
Giovedì un secco comunicato ai venditori, che adoperano eBay come base di esposizione per i loro negozi online, ha chiaramente informato del blocco di tutte le offerte inerenti prodotti disinfettanti (salviette, gel e liquidi) e di protezione del viso (come le maschere chirurgiche e quelle ricomprese nelle tipologie N95/N100). Il fondamento di una così drastica iniziativa sta nel fatto che lo sproporzionato aumento dei prezzi può rappresentare una violazione delle leggi vigenti e costituire una grave fattispecie di reato.
L’unica eccezione riguarda il settore editoriale e quindi non ci sarà lo stop alla commercializzazione di libri e pubblicazioni che menzionano – nel titolo o nella descrizione – i termini COVID-19, coronavirus o 2019nCoV.
La notizia certo non capovolge la situazione di allarme, ma senza dubbio dà la prova che la nostra umanità è sentimento inossidabile e – pur con difficoltà – non viene sterminata dal micidiale morbo del cinismo la cui velocità di trasmissione è purtroppo ineguagliabile.
Se per le vie respiratorie dobbiamo attendere che la scienza trovi un rimedio, pare che il “cuore” stia riprendendo a battere a dispetto delle aritmie che la corsa al guadagno sulla pelle degli altri riesce a determinare nei soggetti non immuni alla febbre del mercanteggiamento.
Il colosso finanziario italiano ha inflitto alla clientela una serie di disagi di origine informatica e lo ha fatto per cinque volte in una trentina di giorni.
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