Il titolo è sicuramente brutale, ma quando la nausea prende il sopravvento non c’è rimedio più efficace. Liberarsi del disgusto, farlo senza esitazione e soprattutto senza aspettare altro tempo.
La storia delle mele marce non basta più, né si può fare affidamento ad estemporanei rigurgiti di chi non riesce a custodire inconfessabili segreti. E’ finito il tempo dell’ipocrita solidarietà e delle frasi fatte. Come nelle cerimonie nuziali, chi sa qualcosa “parli ora o mai più”.
Probabilmente è necessario interrompere lo stillicidio di fango prima che frani tutto. Soggetti indegni di indossare l’uniforme dell’Arma hanno nel tempo sconvolto l’opinione pubblica rendendosi protagonisti di storiacce lontane persino dal poterle immaginare. Le ultradecennali ombre del delitto di Serena Mollicone, lo sbalorditivo ricatto a Piero Marrazzo e la certificata matrice della morte di Stefano Cucchi sono alcune delle pagine orribili che nessuno riesce a strappare dagli annali fitti di sacrifici e atti di eroismo.
La “caserma degli orrori” piomba su una opinione pubblica già tramortita dal susseguirsi di tanti – forse troppi – episodi in cui tra le fila dei Carabinieri è prevalsa la fragilità umana (se la si vuole chiamare così) che nessuno avrebbe mai ritenuto possibile potesse intaccare una Istituzione di quel calibro.
Un anno fa – era luglio 2019 – due carabinieri vengono arrestati a Giovinazzo con l’accusa di partecipazione, organizzazione e concorso esterno in associazione mafiosa, rei di aver tratto vantaggi per circa 400mila euro.
Nel successivo ottobre è la Stazione CC di San Salvo in provincia di Chieti a trovarsi nei titoli dei giornali con l’arresto del comandante e di un suo stretto collaboratore con l’accusa di peculato e mancato sequestro di banconote contraffatte.
A gennaio scorso salta fuori la disdicevole novità dei cinque carabinieri di Sant’Antimo che – al servizio di un clan locale– si rendono responsabili di corruzione, omissioni e rivelazioni di segreti d’ufficio.
Un mese dopo arriva la notizia di due carabinieri che in Sicilia sono stati condannati a 3 anni e sospesi dal servizio per il furto di cassette di ortaggi. Negli stessi giorni si viene a sapere dei carabinieri di Corso Vercelli a Torino protagonisti di avances troppo spinte alle cuoche della caserma che sono costate loro un anno e due mesi con la condizionale. La ciliegina sulla torta di un poco entusiasmante febbraio sono i cinque anni di reclusione appioppati ad un militare dell’Arma (il secondo visto che il collega aveva già patteggiato) reo dello stupro di due ragazze americane a Firenze.
Ad aprile 2020 salta fuori la sgradevole vicenda dei due carabinieri del NAS del capoluogo toscano arrestati per concussione per aver preteso denaro da un dentista di Lastra a Signa.
A Brescia – siamo a maggio – vengono ricostruiti episodi corruttivi con regalie in natura in occasione di ispezioni in materia di sicurezza del lavoro, mentre un mese fa la Corte d’Appello di Bologna condanna due carabinieri per falsi verbali di arresto a Rimini nel 2008.
Il maggiore Stefano Bezzeccheri, comandante della compagnia e diretto superiore della gang criminale, il 2 luglio 2016 all’atto del suo insediamento nel nuovo incarico aveva dichiarato a Piacenza24 “Io credo che i carabinieri debbano stare in mezzo alla gente, essere sempre a disposizione e collaborare con la cittadinanza. Spero nasca un rapporto di forte collaborazione e fiducia e garantisco massima presenza sul territorio”.
Si ha la vaga impressione che i buoni propositi abbiano avuto una imprevedibile evoluzione, confermando che le frasi di rito non possono più convincere nessuno.
Se ci si è inginocchiati per l’agghiacciante morte di Gorge Floyd, che si deve fare quando la barbarie è a due passi da casa nostra? Le genuflessioni di facciata però servono a poco. L’auspicio, invece, è che si sputi fuori subito ogni altro purulento avvenimento. La fiducia la si riconquista solo premendo con forza eventuali bubboni socialmente sottocutanei…
Probabilmente è venuto l’indifferibile momento in cui è necessario ficcarsi in gola le due dita per vomitare senza vergogna quel che non si può più far bollire nello stomaco.
Non c’è bisogno di inventare nulla.
La legge 179 del 2017 contiene le disposizioni a tutela degli autori di segnalazioni di reati e violazioni di cui siano venuti a conoscenza nell’ambito di un rapporto pubblico o privato di lavoro. Se non si è in grado di avere il controllo di quel che accade, forse vale la pena raccogliere gli input che possono arrivare da migliaia di Carabinieri esemplari che continuano a lavorare “contro vento” zavorrati dall’infamia che certi colleghi hanno scaricato loro addosso.