I più spiritosi si soffermeranno sul titolo. Chi invece non ci trova nulla da ridere è legittimato a domandarsi chi abbia visto Arcuri come panacea e, attribuitegli doti taumaturgiche, abbia affidato al supermanager dalla voce inconfondibile i ruoli più delicati nel fragile contesto di questi tempi.
Dalla gestione dell’emergenza pandemica (che è difficile considerare un successo) alla distribuzione dei farmaci monoclonali, dalla ormai storica direzione plenipotenziaria del colosso finanziario pubblico Invitalia all’amministrazione straordinaria dell’ILVA: la vasta gamma di incarichi concentrati sul dottor Domenico Arcuri ha stimolato la curiosità degli invidiosi che hanno cominciato a chiedersi quanto duri la giornata di un tanto eroico grand commis (rallentato fra l’altro dalle partecipazioni a show televisivi e a conferenze stampa e – almeno in passato – letteralmente stalkerizzato da migliaia di messaggi e chiamate di improbabili mediatori) e soprattutto quanto siano grandi le pagine dell’agenda su cui l’interessato sicuramente annota tutte le cosette da fare quotidianamente.
Vista e considerata la totale assenza di “competitor” ogni qualvolta si sia profilata la necessità di un dirigente di comprovata competenza e professionalità, si deve prendere atto che sicuramente il “Commissario Straordinario” ha doti superiori a chiunque.
E allora il domandarsi “chi ce l’ha messo” diventa imperativo. È senza dubbio fondamentale conoscere chi sia il talent-scout che è stato tanto bravo da individuare un vero e proprio decatleta della Res Publica. Oltre a voler capire chi ha saputo selezionare un così fulgido esempio di interdisciplinarietà, tanti vorrebbero sapere come siano state identificate tutte quelle doti non presenti in nessun altro connazionale.
Il “vagliatore” potrebbe svelare la metodologia con cui ha scovato Arcuri, perché straordinari criteri e sofisticate tecniche selettive potrebbero far comodo in un momento in cui solo un manipolo di “super eroi” avrebbe modo di risollevare le sorti del Paese.
Allo stesso selezionatore (e a tutti quelli che – senza interferire nei processi decisionali, ça va sans dire – hanno caldeggiato le varie candidature o ne hanno plaudito l’incoronazione) viene da chiedere il più innocente “beh, com’è andata?” così da vedere se il feedback è rispondente alle aspettative sue e degli italiani.
Forse ha voluto mettere in difficoltà il dottor Arcuri sovraccaricandolo di incombenze? Magari ha pensato di mettere alla prova il suo ineccepibile spirito di abnegazione e il suo prodigarsi oltre ogni limite?
Chissà… ma se i risultati non hanno dato soddisfazione (e forse basta guardarsi attorno), “chi ce l’ha messo” è il caso che faccia almeno un esame di coscienza. La “culpa in eligendo”, a volte, è all’origine di danni cui a farne le spese è l’intera collettività.