Il fatidico “Habemus Agentiam!” è rimbombato sui mezzi di informazione, trovando spazio anche sulla stampa “non specialistica”.
La genesi dell’Agenzia Nazionale per Cybersecurity ha ovviamente calamitato l’attenzione, in un momento in cui la fragilità dei sistemi informatici è diventata “palpabile” anche dalla gente “normale”, dalla vasta platea dei “non addetti ai lavori”, dai “quisque de populo” che hanno capito che reti e computer sono il tessuto connettivo su cui si basa la regolarità del nostro vivere quotidiano.
L’entusiasmo ha mescolato l’“arrivano i nostri!”, urlato dalla carovana che – assediata dagli indiani – gioisce all’avvicinarsi dei cavalleggeri, alla rivisitazione dei versi della spigolatrice di Sapri visto che si sente dire “saranno 300, saran giovani e forti”.
Il clima euforico degli Europei di calcio, porta a pensare che l’Italia – al pari degli undici in campo – è pronta a infilare la palla anche nella Rete, quella con la R maiuscola, sconfiggendo le temibili formazioni degli hacker freelance, dei terroristi e dei guerriglieri hi-tech, delle milizie digitali incorporate nelle Forze Armate di tanti Paesi.
Si è convinti di schioccare le dita e trovare all’istante centinaia di specialisti con cui dar vita ad uno schieramento subito pronto a tutelarci dalle incombenti insidie cibernetiche.
A far sembrare una passeggiata quella che è una scalata almeno del nono grado di difficoltà alpinistica è l’atmosfera ridanciana con cui si affronta uno degli scenari più inquietanti della storia.
Gli aspiranti prescelti
Pullulano le autocandidature, fioriscono le liste dei “più bravi”, si enumerano i “super-esperti”, si celebrano le gesta di eroi delle galassie telematiche che sono frutto solo di autoreferenzialità o di reciproci e vicendevoli attestati di stima sconfinata, si affollano le claque di chi poi spera in un successivo coinvolgimento o nella possibilità di un ruolo di fornitore privilegiato o almeno ascoltato, su La Repubblica l’indimenticabile Corrado Mantoni – nel corpo posseduto di un dichiarato giornalista scientifico – elenca 50 nomi e (proprio come ne La Corrida) aggiunge “e non finisce qui”.
C’è già chi riceve i complimenti per una nomina non ancora avvenuta, chi probabilmente è pronto a traslocare nella erigenda struttura, chi pensa agli amici da coinvolgere e comincia a tesserne le lodi.
Gente che senza navigatore non troverebbe la strada per tornare a casa, aggiunge su Linkedin la competenza ad utilizzare Waze, si autoproclama “esperto di sistemi di geolocalizzazione” e spera che il suo curriculum possa in pochi giorni migliorare tanto da meritare l’arruolamento.
Mentre si parla di centinaia di persone, nessuno dice “quante” per fare “cosa” ma pare che la circostanza sia assolutamente secondaria. Non si sa quale sia la metrica della selezione e non è da poco che non esistano “certificazioni” o “titoli” che non siano rilasciati dai fornitori di prodotti. Non esiste la “patente” ad occuparsi di certe cose, ma si sa che i più brillanti “guidano” anche senza alcun “permis de conduire”.
L’atmosfera è quella della partita serale a calcetto, ora possibile grazie all’allentamento delle limitazioni di orario e di attività all’aperto. Ma non è la sfida tra colleghi d’ufficio o vecchi compagni di scuola. Questa è guerra.
La retribuzione pari a quella riservata al personale della Banca d’Italia rende estremamente appetibile l’entrare a far parte della elite dell’Agenzia. Molti appassionati di sicurezza informatica e tanti più interessati ad una collocazione lavorativa ben remunerata si sono scatenati a cercar raccomandazioni.
Come già avviene nelle società pubbliche e partecipate (dove non di rado approdano soggetti non necessariamente qualificati ma comunque in quota a questo o quel partito o lobby), anche qui non mancheranno gli spazi per piazzare accoliti di varia sorta e quindi i “posti a sedere” finiranno sicuramente in fretta.
Il tema è articolato e sento il dovere civico di parlarne con calma.
Qualcosa in tanti anni ho avuto la fortuna di vederla dal vivo. Chiacchiere inutili le mie? Può darsi, ma non riesco proprio ad accettare che sul pulpito salgano i profeti del sentito dire.
“dulcis in fundo” o “in cauda venenum”?
Ho la forte sensazione che il Governo abbia, probabilmente, già trovato la persona giusta con le referenze che “Elio e le storie tese” avevano profeticamente definito e messo in musica già anni fa: “mio cuggino”!
Il video – a differenza della speranza – è davvero da non perdere.