Non ci bastano le vittime in carne ed ossa. Qualcuno vuole uccidere anche l’informazione e le fake news sono il napalm della moderna carneficina dell’opinione pubblica.
L’arsenale delle bugie non si esaurisce mai e, addirittura, la stessa bomba viene fatta esplodere anche due volte. Il troppo facile bersaglio sono le persone che si informano attraverso i social o gli utilizzatori di soluzioni di messaggistica istantanea come WhasApp o Telegram.
Un filmato – relativo ad una manifestazione protesta organizzata da attivisti ambientalisti e tenutasi a Vienna – è divenuto l’ordigno della “disinformatia” che ha infiammato gli animi di chi vi è incappato.
Vedere una presunta vittima sistemare la copertura del suo stesso cadavere ha indignato migliaia e forse milioni di persone in giro per il mondo. Il videoclip ha cominciato a rimbalzare da un telefonino all’altro e ad essere condiviso sulle piattaforme digitali che hanno progressivamente sostituito i tavolini dei bar o le panchine dei giardini pubblici. Anche i più attenti e i meno facinorosi non sono riusciti a tenere a freno il proprio sdegno e hanno iniziato ad ipotizzare chissà quali montature si celino dietro l’orribile conflitto sotto gli occhi di tutto il mondo.
Il rischio che scatti la molla del negazionismo è drammaticamente forte e questa dinamica è ben chiara a chi sostiene le infami gesta di un Capo di Stato che pur di conquistare il mondo è pronto a ridurre in cenere radioattiva la superficie del pianeta.
In questo caso sono state prese le immagini di un normale servizio giornalistico, sul cui sfondo si vedono i manifestanti che allestiscono la rappresentazione della loro protesta, e qualche bravo film-maker (basta un programmino come Premiere Pro, non c’è bisogno di Steven Spielberg) ha fatto sparire i sottotitoli che legano la sequenza al vero evento, alla sua data e al luogo in cui è avvenuto.
E così è stato. E lo è stato per due volte.
Il montaggio è stato adoperato prima per spiegare che non c’erano le vittime di Covid e poi per far capire che in Ucraina tutti ‘sti morti sarebbero solo una finzione teatrale….
Mentre ci si aspetta un terzo riutilizzo della medesima scena in una occasione prossima ventura, si confida in una piccola riflessione da parte della gente di buon senso (razza rara, ma fortunatamente non ancora estinta).
Prima di esclamare “che vergogna!” ci si chieda “ma siamo sicuri che sia vero quel che sto vedendo?”.
Si eviti di diventare staffette di un messaggio fasullo che distorce la realtà. Si fermino i polpastrelli elettrizzati dallo sbigottimento, determinati a girare il video ad amici e a chat di gruppo, scalpitanti per voler digitare “ma hai visto?!?”
Si perdano piuttosto due minuti per leggere il vademecum per riconoscere le fake news e se ne faccia tesoro.