Ad avere dubbi non siamo noi. A puntare il dito è l’Autorità per la concorrenza e i mercati del Regno Unito.
L’organismo di vigilanza d’oltremanica sta accertando se il colosso di Jeff Bezos mette in atto procedure anticoncorrenziali ed è in grado di far fare pessimi affari agli acquirenti.
La “Competition and Markets Authority” (CMA) è al lavoro nei suoi uffici londinesi al 25 di Cabot Square: il caso è estremamente delicato perché in gioco ci sono la credibilità del colosso del commercio elettronico e, soprattutto, la “credulonità” della clientela che si fida ciecamente della possibilità di risparmiare sfruttando quel sistema di vendita online.
Si tratta di una indagine particolarmente complessa perché è forte il timore che ci sia un pesante sbilanciamento tra i venditori che utilizzano a pieno i servizi di Amazon e quelli che invece si avvalgono solo della vetrina del grande “supermarket” telematico.
Il “libero mercato” risentirebbe della possibilità di vantaggi attribuiti ai venditori che impiegano l’architettura logistica e i sistemi di consegna di Amazon, spiazzando chi invece preferisce non piegarsi all’offerta monopolizzante e organizzare la propria attività con la dovuta autonomia.
Nel mirino l’utilizzo dei dati dei venditori “esterni”, i criteri per l’apposizione dell’etichetta “Prime” su alcuni prodotti, le modalità di inserimento di merci e beni nella “Buy Box” (ovvero lo spazio in primo piano sulle pagine di Amazon dove si offrono ai clienti le opzioni “Acquista ora” o “Aggiungi al carrello” che sembrano agevolare il compratore e invece favoriscono uno specifico venditore).
Qualunque azione che determina perdita di concorrenza, infatti, influisce negativamente sui consumatori che potrebbero finire con il pagare più del dovuto i prodotti di interesse, con il ricevere articoli di qualità inferiore e sostanzialmente con il vedere ridotta la propria capacità di scelta.
L’azione investigativa è condotta con la previsione di uno stretto rapporto di collaborazione con le omologhe Autorità di regolamentazione dell’Unione Europea che da almeno due anni sono concentrate su questo fronte.
Il punto di partenza rimane sempre un potenziale uso improprio dei dati acquisiti nella gestione della piattaforma. Il quadro dettagliato di quantità e qualità dei prodotti ordinati e spediti, dei ricavi dei venditori per ciascuna fornitura, della “storia commerciale” di ciascuno di loro, delle loro fortune e delle loro difficoltà, del numero delle visite sulle relative pagine conferiscono un vantaggio significativo ad Amazon e soprattutto gli attribuiscono un potere illimitato sul futuro degli imprenditori che vi si rivolgono.
Far guerra ad un gigante come questo non è cosa da poco ed è fin troppo naturale chiedersi chi sia il “temerario” sfidante.
Con orgoglio nazionale (e con il dolore di vederlo operare altrove) si scopre che alla guida della “Competition & Markets Authority” c’è un formidabile italiano.
Pur divenuto cittadino britannico meritevole addirittura dell’onorificenza “Commander of the most excellent Order of the British Empire” (l’Ordine cavalleresco isituito da re Giorgio V nel 1917), Andrea Coscelli è nato a Parma e si è laureato alla Bocconi per poi specializzarsi alla Stanford University.
E’ lui ad aver scosso il Parlamento di Londra chiedendo l’approvazione di sanzioni esemplari, capaci di raggiungere il 10 per cento del fatturato di chi normalmente sorride e si prende beffa delle “multe” che non turbano certo chi maneggia la cassa dei colossi tecnologici. A tremare adesso sono le aziende etichettate “Over The Top” o “OTT” perché – forti della loro sovranazionalità – si sentono sopra a tutto e a tutti, Anche sopra le leggi…. Fortunatamente c’è chi le leggi le vuole vedere rispettate e così si rompe l’incantesimo…