Il titolo sarà pure un gioco di parole, ma i giochi di parole ben difficilmente possono fare i danni di quelli di potere o dell’incapacità o di quello che un po’ trucidamente chiamo cazziproprismo, e me ne scuso, ma credo sia un termine terribilmente attuale e calzante, ed autoesplicativo.
Confesso che sto seguendo le vicende politiche ancora meno del solito e anche di questo devo scusarmi. Ma d’altronde, non essendo nelle mie possibilità quella di candidarmi alla guida del Paese né quella di fare la rivoluzione, non potrei fare molto.
Mi capita e colpisce però un titolo, non ricordo neppure più di quale sgiornale (sì, ho messo la esse davanti) in cui si dice che il governo sta praticamente cadendo ma si pensa già a “come evitare le urne”.
Ma perché bisogna evitare proprio quella che a me sembra una delle espressioni più importanti della democrazia?
Si è votato un po’ di tempo fa e parecchia acqua è passata sotto i ponti; si dice che acqua cheta rode i ponti, figuriamoci quello che combina l’acqua burrascosa, e non ditemi che è cheta la torbida e piena di correnti acqua politica. Non mi dispiacerebbe sapere cosa pensa, oggi, la maggioranza della popolazione. Fermo restando che è impossibile avere un pensiero che non sia almeno un po’ distorto dall’informazione parziale e dalla propaganda totale alla quale siamo sudditamente e irrispettosamente sottoposti.
Quando, ormai parecchi anni fa, facevo una rivista (di informatica) ero il capo e potevo fare quello che mi pareva, ma consideravo il mio datore di lavoro i lettori, coloro che, per leggerla, la compravano.
I politici devono mettersi in testa che non sono i nostri padroni, sono loro che sono nostri servitori, certamente ben pagati o troppo pagati. Devono capire cosa vogliamo e lo devono fare, e lo devono fare onestamente e bene. Se non lo fanno bene vanno rimossi, se non lo fanno onestamente carcerati. E’ semplice, teoricamente.
La differenza fra teoricamente e praticamente è più o meno la stessa che c’è fra facile e difficile.