Premessa importante. Questa non è una dichiarazione pro o contro Putin. Non è un’analisi della politica nostrana. Non è un saggio di alcun tipo, è solo una storia da ombrellone, da relax alpino. Nulla di serio. Tanto per raccontare…
Il 12 giugno u.s. viene annunciata la visita di Macron, Draghi e Scholtz a Kiev. Ufficialmente per preparare il summit G7 previsto al Castello Elmau nelle alpi bavaresi, con inizio il 26 giugno. Il presidente francese, il Primo Ministro italiano e il Cancelliere tedesco il 16 giugno, alla conferenza stampa tenuta insieme al presidente rumeno Klaus Iohannis e a quello ucraino Volodymyr Zelenskyy, ribadiscono il sostegno loro e dei loro paesi allo sforzo bellico sostenuto dall’Ucraina contro l’invasore russo.
Fine luglio 2022.
Macron ha perso la maggioranza all’Assemblea Nazionale francese. Il governo Draghi è stato fatto cadere. Scholtz se la deve vedere con una crescente protesta interna e una preoccupante perdita di credibilità. Iohannis è accusato di erodere la democrazia rumena affidandosi troppo ai servizi segreti e alle sfere militari.
Da non dimenticare il premier del Regno Unito, Boris Johnson, che ha rassegnato le sue dimissioni da Primo Ministro del Regno Unito il 7 luglio u.s.
5 personaggi di spicco di cinque paesi che sostengono Zelenskyy, tutti e cinque con problemi non indifferenti maturati nell’arco di un paio di mesi. Semplice coincidenza?
“Coincidenza” deriva dal latino e significa “cadere insieme”. Indica un fatto accidentale e casuale che capita in congiunzione con altri eventi in modo inaspettato.
In tanti sono pronti ad affermare che questi fatti accidentali abbiano la capacità di intervenire sul destino che ci attende. Altri, per descriverli, usano il termine “miracolo” perché la probabilità che due eventi, o più eventi, si verifichino fra loro è talmente bassa che ci sembra impossibile che possa essere solo una questione di casualità quindi si ricorre al divino.
A dire il vero c’è anche chi dice che le coincidenze non siano altro che l’evidenza del fatto che la fortuna è cieca, mentre la sfortuna ci vede benissimo.
Se c’è una cosa che non piace a chi si occupa di scienza, in particolare se sperimentale, è sentire parlare di coincidenze. Piccola digressione per parlare di probabilità composta, che deriva dal concetto di probabilità condizionata, per cui la probabilità che si verifichino due o più eventi è pari alla probabilità del primo moltiplicata per la probabilità del secondo, moltiplicata per la probabilità del terzo e così via, dove la probabilità di ogni evento è condizionata al verificarsi dell’evento precedente.
Torniamo ai nostri politici di cui sopra e assumiamo che i loro destini siano casualmente incrociati. In questo caso, nell’ipotesi più semplice, di eventi ne abbiamo cinque. Per valutare la probabilità che la combinazione dei loro destini si realizzi occorre quindi fare cinque moltiplicazioni. Il risultato è una probabilità composta di valore basso. Molto, troppo basso. Talmente infimo da fare sorgere pesanti sospetti che gli eventi non siano per nulla casuali e accidentali, bensì pianificati e voluti.
Il che giustifica la quantità di opinioni e commenti che hanno occupato telegiornali, servizi speciali, socials e carta stampata affermando che quanto accade è il risultato delle grandi capacità del servizio segreto russo e dei suoi agenti in giro per l’Europa. Nulla di cui stupirsi, visto che il presidente invasore Putin è stato per 16 anni funzionario del KGB.
D’altra parte, negli ultimi mesi, di certo come conseguenza dell’invasione russa dell’Ucraina, decine di funzionari russi sono stati espulsi da vari paesi europei perché “hanno agito contravvenendo alla convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche”. Cosa che non preoccupa Putin, visto che ne ha ancora molti altri in servizio permanente effettivo.
Secondo un dirigente della intelligence europea, ce ne sono a dozzine in Germania, Francia e Belgio, mentre il ministero della difesa austriaco è “praticamente una direzione del GRU”. GRU sta per Glavnoye Razvedyvatelnoye Upravlenie, in russo Ufficio Centrale di Spionaggio, agenzia delle forze armate sovietiche.
Regola fondamentale dello spionaggio è l’essere discreti. Si fanno cose, ma non si dicono, non ci si fa prendere con le mani nel sacco. Non sempre si riesce. Ci sono casi diventati di pubblico dominio che rivelano la portata e lo spettro degli interessi e dei successi russi. Segue elenco non esaustivo.
- Uno dei consiglieri dell’allora ministro della Difesa francese, ora ministro degli Esteri, Jean-Yves Le Drian, si scopre essere un agente russo.
Luglio 2020. Le autorità danesi scoprono tentativi russi di rubare tecnologie energetiche.
Agosto dello stesso anno. Un tenente colonnello francese, in forza al comando marittimo della NATO a Napoli, viene arrestato per avere trasmesso materiale riservato NATO al GRU di cui sopra.
Mese di dicembre. Le autorità olandesi espellono due agenti russi sotto copertura per aver tentato di rubare informazioni relative a progetti di intelligenza artificiale e di nanotecnologie.
Marzo 2021. La Bulgaria arresta sei suoi cittadini, alcuni dipendenti del ministero della Difesa e l’ex capo dell’intelligence della Difesa Ivan Iliev, per aver passato segreti al GRU, sempre lui, facendosi pagare $ 3.000 a dossier. Iliev e gli altri imputati sono agli arresti in attesa del processo.
30 marzo 2021. Parcheggio di supermercato della periferia romana (nulla a che fare con le strepitose scenografie cui ci ha abituato James Bond…). Le autorità
arrestano, in flagranza di reato (vedi art. 382 codice di procedura penale italiano), il capitano di fregata Walter Biot mentre cede al GRU, nella persona di Dmitri Ostroukhov, assistente dell’attachè navale dell’ambasciata russa a Roma Alexey Nemudrov, (entrambi poi espulsi), una micro scheda su cui aveva memorizzato quanto aveva fotografato da un PC nel suo ufficio presso lo Stato Maggiore della Difesa. Ovvero 47 notizie “NATO secret”, 57 “NATO confidential” e 9 con classifica “riservatissimo”, il tutto alla modica cifra di 5mila euro (il costo della vita in Italia è più alto che in Bulgaria…). Il processo di Biot è in corso.
Giugno 2021. Le autorità tedesche arrestano lo scienziato russo “Ilnur N” per aver rubato segreti aeronautici e tecnologia missilistica. Attualmente sotto processo. A settembre è il turno dell’addetto alla sicurezza del parlamento tedesco. Ha venduto al GRU i progetti dettagliati dell’edificio e dei suoi sistemi.
Gocce nel mare delle circa 400.000 persone che la Russia impiega nelle sue tre principali agenzie di intelligence.
C’è la GU “direzione principale dello stato maggiore generale delle forze armate della federazione russa” – meglio conosciuta come GRU, iniziali in uso nell’era sovietica- con interessi ad ampio raggio negli affari NATO e nella tecnologia militare, nonché nella sovversione e nel sabotaggio.
C’è la FSB (servizio di sicurezza federale) che si concentra sull‘intelligence interna, ma il suo “quinto servizio” raccoglie informazioni dai paesi geograficamente vicini alla Russia, inclusa l’Ucraina.
Infine c’è lo SVR, (Servizio di spionaggio estero), erede della prima direzione del KGB, con il compito esclusivo di raccogliere informazioni dall’estero.
Ci sono, in genere, tre tipi di agenti russi al lavoro in Europa. Gli agenti dichiarati, che spesso ricoprono ruoli come addetto alla difesa presso la rappresentanza diplomatica, che lavorano per il GRU. Poi ci sono agenti non dichiarati, in forza allo SVR, spesso membri di delegazioni commerciali o simili. Infine ci sono gli agenti dormienti che lavorano sotto copertura. Sono pochissimi. Una élite. Su 100 che affrontano le selezioni, le superano al massimo un paio, ha affermato un funzionario informato dei fatti. Ovviamente sotto copertura. Tenere traccia delle attività segrete della Russia è una sfida enorme anche quando gli obiettivi sono noti.”Serve un’operazione di intelligence interna e straniera altamente coordinata per cercare di sventare molte di queste attività”, ha affermato Gustav Gressel, analista russo presso il think tank Consiglio europeo per le relazioni estere, con sede a Berlino, “molte delle agenzie di sicurezza in Europa non sono all’altezza”. Il gioco dello spionaggio è antico come il mondo. Il capitolo 13 de “L’arte della guerra” di Sun Tzu, pubblicato intorno al V secolo a.C., è a esso dedicato. Scrive Sun Tzu:
- Non procurarsi informazioni sul nemico, e combattere per anni, per evitare di compensare agenti segreti abili è dunque un’azione che va contro il popolo, è indegna di un generale, di un retto consigliere del sovrano, di una persona che possa raggiungere la vittoria.
- Infatti, ciò che permette a un principe illuminato e a un abile generale di sottomettere il nemico e conseguire risultati straordinari, è la capacità di previsione.
- Ma la “capacità di previsione” non è un dono degli Dei, né si ottiene interrogando spiriti e fantasmi, né con ragionamenti o calcoli. Si ottiene impiegando uomini che ci informano sulla situazione del nemico.
- Per questo ci sono cinque tipi di agenti segreti: l’agente locale, l’agente infiltrato, l’agente doppio, l’agente sacrificato e l’agente sopravvissuto.
- Quando questi cinque tipi di agenti lavorano in modo coordinato e nessuno riesce a scoprirne l’azione, costituiscono la “rete divina” e formano il tesoro di un sovrano.
- Gli agenti locali sono reclutati nel territorio del nemico.
- Gli agenti infiltrati sono reclutati tra i funzionari del nemico.
- Gli agenti doppi sono spie nemiche reclutate da noi.
- Gli agenti sacrificati sono nostre spie che diffondono false informazioni tra le spie nemiche. (NdA: sono spie a cui vengono date, consapevolmente, false informazioni, e poi inviate in missione e fatte cadere in mano al nemico. Quando queste spie, alla fine, riveleranno ciò che sanno, daranno al nemico, senza saperlo, delle false informazioni che saranno certamente prese per vere).
- Gli agenti sopravvissuti sono quelli che riescono a tornare indietro recando informazioni (NdA: si tratta di persone intime al nemico, negli stadi più alti dello Stato Maggiore. Appena vengono a sapere qualcosa di vitale, vanno subito a riferire le loro scoperte, a prezzo della vita, se scoperti dai loro stessi compagni).
- Fra tutti coloro che nell’esercito hanno incarichi vicino al comandante, nessuno gli è più intimo dell’agente segreto. Fra tutte le ricompense, le più generose sono quelle destinate all’agente segreto. Non c’è nulla di più riservato di quanto concerne le operazioni segrete.
- Chi non sia avveduto e intelligente, umano e giusto, non può utilizzare correttamente l’agente segreto. Da agenti privi di intelligenza, non si ottengono informazioni utili.
- Arte difficile! Davvero difficile! Non c’è circostanza in cui lo spionaggio non sia usato.
- Se i piani riguardanti le operazioni segrete sono divulgati, l’agente che ha parlato si è condannato a morte da solo, insieme con tutti quelli con cui si è confidato.
- Se vi sono esercito che desideri sconfiggere, città che desideri attaccare, nemici che desideri assassinare, devi prima conoscere l’identità dei comandanti, degli ufficiali di Stato Maggiore, degli alleati che vigilano agli ingressi. È compito dei tuoi agenti segreti riportarti informazioni dettagliate su ogni cosa.
- Devi individuare gli agenti nemici venuti a spiarci, e tentare di comprarli perché passino al tuo servizio. Affida loro le istruzioni opportune e seguine con cura il comportamento. È così che si reclutano e poi si utilizzano gli agenti doppi.
- È soltanto per mezzo degli agenti doppi, delle loro informazioni e col loro suggerimento, che gli agenti locali e gli agenti infiltrati vengono reclutati e impiegati.
- È sempre tramite l’agente doppio che l’agente sacrificato, fornito di false informazioni, viene inviato al nemico per fargliele conoscere.
- È ancora per mezzo dell’agente doppio che si possono utilizzare, al momento opportuno, gli agenti sopravvissuti.
- Il comandante deve avere la conoscenza completa delle attività di questi cinque tipi di agenti, conoscenza che gli viene fornita dagli agenti doppi. Per questa ragione deve trattarli con massima generosità.
- Perciò, soltanto un sovrano illuminato e un abile generale, capaci di utilizzare per le operazioni segrete gli uomini più intelligenti, possono essere certi del successo. In guerra le operazioni segrete sono essenziali: prima di fare qualsiasi mossa ci si deve basare su di esse.
C’è da chiedersi se Putin abbia letto Sun Tzu. Da ex funzionario dei servizi probabilmente sì, ma da come si comporta non ha certo capito del tutto le sue raccomandazioni. C’è da sperare che i suoi antagonisti, responsabili delle agenzie europee, abbiano svolto meglio di lui i loro compiti a casa. In accordo con le affermazioni di Sun Tzu, le espulsioni, o la distruzione delle reti russe, sono solo uno degli strumenti da utilizzare. I risultati migliori si ottengono convincendo gli agenti a cambiare posizione o a disinformare deliberatamente. Visto come stanno andando le cose, ricordando che l’attacco è spesso la migliore difesa, il buon momento per reclutare è proprio ora.
Riprendiamo due affermazioni di Sun Tzu: “Chi non sia avveduto e intelligente, umano e giusto, non può utilizzare correttamente l’agente segreto. Da agenti privi di intelligenza, non si ottengono informazioni utili” e “Chi non sia avveduto e intelligente, umano e giusto, non può utilizzare correttamente l’agente segreto. Da agenti privi di intelligenza, non si ottengono informazioni utili.”
Tutto vero, ma il problema non è l’intelligenza degli agenti, ma la stupidità di chi viene spiato. Vale lo stesso principio di base della sicurezza informatica: “Non esistono hacker particolarmente geniali, ma responsabili di sistema particolarmente stupidi”.
Pensare che possa esistere un’agenzia di spionaggio popolata da soggetti di intelligenza particolarmente elevata è più una sciocchezza che un mito. I 400mila addetti allo spionaggio russo presentano una curva di distribuzione del talento, intelligenza, capacità, esperienza che non può che essere quella naturale, dalla tipica forma a campana con il 99,6 per cento di soggetti “medi” e due code pari ciascuno allo 0,2 per cento di soggetti particolarmente “sciocchi” o particolarmente di “genio”.
In altre parole, non è che chi spia debba essere particolarmente furbo e robusto, perché non ce n’è alcun bisogno. Gli spiati sono particolarmente ingenui e deboli. Lo spionaggio fa leva non sull’indebolimento dei punti di forza dell’avversario, ma sul rafforzamento, sull’uso efficace dei loro punti di debolezza.
Vedi i recenti sviluppi della politica italiana.
Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio chiede chiarimenti a Salvini, «deve spiegare i suoi rapporti con la Russia» e lancia l’allarme: «dobbiamo stare attenti alle influenze russe su questa campagna elettorale».
Il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, dichiara: «Il tema delle ingerenze nei processi elettorali in numerosi Paesi è oggetto di attenzione e quindi sarà oggetto di attenzione anche per l’Italia».
Enrico Letta, afferma: «Le rilevazioni sui legami tra Salvini e la Russia di Putin sono inquietanti, la campagna elettorale inizia nel modo peggiore, con una grandissima macchia su questa vicenda. Vogliamo sapere se è stato Putin a far cadere il governo Draghi».
A Montecitorio il Pd con Lia Quartapelle e Iv con Gennaro Migliore chiedono che il caso sia discusso sia in Aula con un’informativa urgente del ministro, sia in ambito COPASIR (Comitato per la sicurezza della repubblica), suscitando vibrata protesta dai banchi del Carroccio.
Di parere opposto Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo, rispettivamente capigruppo della Lega alla Camera e al Senato, quando dicono che: «Il governo è caduto per la scelta del Movimento 5 stelle e non per fantomatici motivi. Ringraziamo Gabrielli (responsabile COPASIR-) che con le sue parole ha messo a tacere l’odio, gli insulti e le falsità di Letta, Di Maio e di tutta la sinistra che in mancanza di argomenti concreti si aggrappa a squallide fake news». Come se il COPASIR potesse fare altro che tacere. Lo spionaggio si basa sul segreto e sulla discrezione. Anche sapendo si dice di non sapere. Con somma felicità di Socrate.
Matteo Salvini, dal canto suo, puntualizza: “La crisi di governo è stata dettata dalla Russia? Siamo seri». Parla poi di «fesserie», di «gravissime fake news» e di un «fantasy sulla Russia che ha fatto cadere il governo». Chissà se Salvini sa che fantasy in inglese si riferisce a un genere letterario che implica mondi inventati, spesso basati su mitologie e folklore, dove regna la magia.
Continua Salvini: “Mi sembra la solita fantasia su cui c’è Putin, c’è il fascismo, il razzismo, il nazismo, il sovranismo. Non penso che Putin stia dietro al termovalorizzatore di Roma».
Dall’evidenza sperimentale si può concludere che no, Salvini non ha la minima idea di cosa sia la fantasy in inglese. Fantasia, nell’accezione da lui utilizzata, si deve tradurre in inglese con Imagination, Whim. A dire il vero, anche l’italiano lascia a desiderare.
Sempre Salvini: «due persone che hanno parlato prima di me hanno fatto cadere il governo, Di Maio e Conte, punto, poi non so su indicazione di chi». Al solito. Dire e non dire, impiantare il dubbio, alimentare i sospetti, le congiure…
Berlusconi tace, forse perché quando ha telefonato a Putin, dopo l’inizio dell’invasione in Ucraina, il suo grande amico non gli ha risposto.
Non serve andare a cercare chissà quali retroscena, costruire complicate relazioni di causa effetto, in uno sforzo dietrologico che serve a poco o a nulla. Sempre ricordarsi del frate francescano Guillelmus de Ockham, in italiano Guglielmo da Occam e del suo famoso rasoio. Principio da lui formulato nel XIV secolo, ritenuto alla base del pensiero scientifico moderno, che recita: “Frustra fit per plura quod fieri potest per pauciora.”
(“Si fa inutilmente con molte cose ciò che si può fare con poche cose.”)
Il rasoio di Occam (in latino: Novacula Occami), conosciuto anche come principio di economia, o principio di parsimonia, è un principio metodologico che indica di scegliere, tra più soluzioni possibili di un problema, quella più semplice. Riassume, semplificando il concetto al massimo, il principio del valore della spiegazione più semplice.
La metafora del rasoio concretizza l’idea che sia opportuno, dal punto di vista metodologico, eliminare nettamente le ipotesi più complicate. Il principio può essere formulato come segue: «A parità di fattori, la spiegazione più semplice è quella da preferire.»
Dunque non stiamo a perdere tempo nel ricostruire chissà quale sequenza di eventi che hanno portato a conclusioni e azioni non del tutto chiare.
La spiegazione più semplice del perché cadano i governi, del perché ci siano politici che si comportino in modo sospetto, del perché agli elettori importi poco o nulla di cosa facciano i loro rappresentanti o di chi andare a votare, è, come suggerisce Cipolla nel suo fondamentale saggio, lettura caldamente consigliata, “Allegro ma non troppo con le leggi fondamentali della stupidità umana”, che la percentuale di imbecilli è costante, non importa quale sia il contesto oggetto di analisi.
Estendendo il concetto, la percentuale di “imbecilgente”, citazione dal premio Nobel Dario Fo, è una costante, ovunque si guardi. Non importa il paese, o l’agenzia di spionaggio.
Le disgrazie dei cinque politici di cui sopra non sono quindi coincidenze, ma l’espressione di una sola costante: l’imbecillità. La nostra imbecillità. Nessuno si chiami fuori.
Raccomandazione finale. Come dice il Saggio: “Entrate in politica solo se avete il sedere più liscio di un bimbo appena nato, perché se avete anche un solo pelo, per quello vi impiccano”.
Chi?
I servizi.
Non per loro merito, ma per nostra dabbenaggine.
Meditate.