Nell’immaginario collettivo il mese di agosto evoca sonnacchiosi e roventi meriggi estivi (chinommisi il capo in riva di Scamandro…) mentre quest’anno i meriggi sono stati sì roventi per la canicola che ci ha “liquesi” per dirla con il grande e indimenticabile Gigi Proietti, ma tutt’altro che sonnacchiosi.
In effetti questa estate tra crisi domestiche e internazionali non ci ha fatto mancare proprio nulla, al punto di provocare uno straniamento (che è un termine un po’ più assolutorio di rimbambimento) che di fatto paralizza la volontà di scrivere qualcosa.
Come se non bastasse la caduta del governo, la guerra in atto (Ucraina) quella in fieri (Taiwan) e la crisi energetica, Totti ed Ilary hanno scelto proprio questo momento per cornificarsi vicendevolmente, irrompendo di prepotenza nella scaletta delle priorità.
Travolto da questo tornado, abbandono una così vasta contesa rifugiandomi nel perimetro più ristretto, ma rassicurante della mia città che, per inciso, è Roma.
Mi rendo conto che il termine rassicurante riferito ad una città come Roma possa apparire azzardato e certamente lo è se leggiamo in cronaca quello che avviene quotidianamente in questa metropoli.
Sarebbe forse più appropriato usare l’aggettivo “comprensibile”, nel senso che la città è obiettivamente un disastro, ma si capisce benissimo cosa stia avvenendo e perché (a parte la questione Totti e Ilary che è ancora un po’ nebulosa).
Partirò da un’affermazione che a prima vista potrebbe lasciare sconcertati: il problema principale di Roma non è la sicurezza, bensì il degrado anche se i due temi sono strettamente correlati in quanto la sicurezza può essere considerata una derivata prima dell’incuria ambientale.
Infatti quanto a sicurezza a livello europeo Roma appare più virtuosa di Parigi e Londra, mentre in ambito domestico è settima dietro città come Milano, Bologna Firenze, Torino.
Inoltre Roma non è da considerarsi una città unica, bensì un insieme di città ciascuna con il proprio municipio (20 in totale per l’esattezza).
Per dare un ordine di grandezza il Municipio Roma VII ha un’estensione di 46 kmq e conta 305 mila abitanti quando la città di Verona, che è un capoluogo di provincia, su di una superficie di oltre 200 kmq conta appena 257 mila abitanti.
Impossibile quindi immaginare come un tutto omogeneo un mondo che va dai Parioli a Tor Bella Monaca.
Un comun denominatore che può però intercettare contesti così diversi è dato dal degrado che, seppure con una scala di differente intensità, interessa trasversalmente l’intera città.
L’errore più frequente commesso da tutte le amministrazioni che si sono avvicendate negli ultimi venti anni è stato quello di considerare il fenomeno come a sé stante e non correlato pertanto ad una specifica serie di manifestazioni devianti.
Tale abulia da parte degli amministratori locali risulta del tutto inaccettabile sia per
la vasta letteratura esistente al riguardo sia per le esperienze specifiche realizzate sul campo.
Per esporre la mia tesi utilizzerò un procedimento induttivo, partendo quindi dal particolare per risalire al generale.
Di fronte casa mia c’è un cassonetto per la spazzatura completamente sfondato e divelto come se al suo interno fosse esplosa una saponetta di tritolo.
Io sono molto affezionato a questo ammasso di ferraglia perché nell’attuale morfologia ha scandito con la sua presenza i momenti più salienti della mia esistenza, un po’ come il monolito di 2001 Odissea nello spazio ha testimoniato le varie tappe della storia dell’umanità nel film di Kubrick.
Per quanto vada indietro con il ricordo ad un evento della mia vita personale o professionale LUI c’era….distorto, divelto, con la sua lamiera arricciata….ma c’era!
Ovviamente con una funzionalità compromessa, ma c’era!
Infatti è impossibile azionare l’apertura a pedale ed il coperchio distorto e bloccato lascia uno spazio minimo per chi avesse la pretesa di introdurvi della spazzatura, a meno che non sia di dimensioni abbastanza contenute da passare attraverso le fessure slabbrate della lamiera.
Inoltre essendo anche mezzo bruciacchiato non si capisce bene a cosa fosse destinato in origine (carta, plastica, indifferenziata).
La risultante di queste variabili è che dal momento che nessuno vuole beccarsi il tetano tentando di divaricare le fessure frastagliate e taglienti del cassonetto per farvi passare gli involucri più voluminosi, la “monnezza” viene abbandonata all’esterno del cassonetto stesso.
Ovviamente questo richiama piccioni, ratti e gabbiani.
Se qualche cane incoraggiato da tale disastro sceglie quest’area per soddisfare i propri bisogni, il proprietario si sente legittimato a non raccoglierli visto che questi poco o punto incidono sulla situazione complessiva.
Immaginando per le condizioni pietose in cui si presenta che questa possa essere considerata una zona franca, un gruppo di senzatetto perennemente ubriachi ha stabilito nella panchina adiacente al
cassonetto la propria base operativa, personalizzandola con bottiglie vuote ed altro che non cito per amor di decenza.
Inebriati dall’esempio gruppi di giovinastri nottetempo si sono dedicati ad imbrattare muri e serrande.
La cosa curiosa è che a 50 metri da questo sfacelo, dove i cassonetti sono in buone condizioni, il marciapiedi è lindo e pinto.
In realtà la cosa non è poi così curiosa se già nel 1969 fu oggetto di un esperimento di psicologia sociale condotto da Phil Zimbardo, esperimento che nel 1982 diede poi origine ad opera di Wilson e Kelling alla teoria criminologica denominata dei vetri rotti.
Tralasciando tutta la serie di esperimenti succedutisi nel tempo, mi limiterò a quello
iniziale: due macchine identiche in perfette condizioni furono lasciate parcheggiate una in un quartiere elegante di Palo Alto, città ricca ed ordinata della California e l’altra nel Bronx, quartiere povero e problematico di New York.
Il risultato fu che l’auto parcheggiata nel Bronx fu immediatamente devastata, i pezzi trafugati e ciò che non poteva essere portato via distrutto sul posto.
A Palo Alto invece l’auto risultava intatta dopo una settimana il che potrebbe lasciar intuire a prima vista un nesso tra povertà e criminalità.
Ma dopo una settimana i ricercatori ruppero un finestrino dell’auto parcheggiata a Palo Alto con il risultato che in brevissimo tempo la vettura subì la stessa sorte di quella lasciata nel Bronx.
Successivi esperimenti condotti su edifici anziché su automobili condussero alle medesime risultanze.
In quel caso bastava rompere qualche finestra (da qui il nome della teoria) o lasciare della spazzatura sul portone perché in breve il luogo raggiungesse elevati livelli di degrado.
Le persone quindi in presenza di segni di incuria tendevano a comportarsi diversamente, arrivando ad azioni devianti quando non criminali.
Questa teoria ispirò nel 1994 l’azione a “tolleranza zero” del Sindaco di New York Rudolph Giuliani che partì semplicemente dal far pagare a tutti il biglietto della metropolitana e dal ripulire le stazioni.
Il dibattito sull’effettiva efficacia di questa iniziativa e sugli effetti collaterali è tutt’ora in corso, ma è un dato di fatto che anche se la situazione nel Queens o a Brooklyn non era migliorata, a Manhattan la sera si circolava abbastanza tranquillamente grazie ad un rigidissimo cordon sanitaire.
Ma senza arrivare alle interpretazioni più estreme della teoria di Phil Zimbardo basterebbe rifuggire dall’assioma italico che quando non è possibile affrontare e risolvere i grandi temi porta a trascurare anche quelli piccoli lasciando di fatto irrisolti gli uni e gli altri.
Ed affermando questo non mi sento in conflitto di interessi perché in fin dei conti ormai al mio cassonetto sfondato sono affezionato e probabilmente se un giorno lo dovessero sostituire ne soffrirei.
In confidenza credo che gli sia affezionato anche l’attuale Sindaco di Roma…perché abita a cento metri da casa mia.
Anzi, quasi quasi la prossima volta che lo incontrerò dal barbiere gli chiederò se almeno ha qualche aggiornamento su Totti ed Ilary.