E’ arrivata a ridosso del vertice del G20 la notizia che un missile di fabbricazione russa aveva violato lo spazio aereo polacco devastando una zona rurale a pochi chilometri dal villaggio di Przewowod, uccidendo due poveri malcapitati.
E il mondo ha cominciato a tremare, perché tecnicamente, se il missile fosse stato non solo di fabbricazione russa ma fosse anche stato lanciato dalle forze russe (gli ukraini usano gli stessi missili), tecnicamente la Polonia avrebbe potuto invocare l’articolo 5 della Nato che prevede la risposta ritorsiva univoca da parte di tutti i suoi membri a quello che a tutti gli effetti avrebbe potuto costituire un attacco da parte della Russia.
A ridosso dell’incidente la Polonia ha subito convocato una riunione di emergenza dei membri NATO come indicato dall’articolo 4, per valutare una possibile risposta come da articolo 5 del trattato.
Senonché tutti gli attori NATO, Polonia inclusa ad un certo punto hanno cambiato registro attribuendo all’Ukraina la paternità tecnica del missile, pur continuando ad attribuirne la paternità morale alla Russia.
Zelensky dal canto suo invece non ha mai cambiato versione: continua a ribadire che il missile sia stato lanciato dalla Russia e si lamenta del fatto che agli ispettori ucraini sia stato vietato di andare a presenziare alle indagini sul punto di caduta polacco.
Dove stia la verità nessuno lo sa ancora con certezza, forse era un missile russo, forse ucraino, lanciato per sbaglio o deviato per malfunzionamento, le illazioni dilagano.
Sebbene sia la stessa NATO a gettare acqua sul fuoco per evitare una possibile escalation, c’è la possibilità che sia essa che Zelensky abbiano ragione.
Qui vi propongo un divertente esercizio: mettetevi nei panni di un ipotetico operatore missilistico russo che riceve le seguenti coordinate per lanciare due missili. Il primo destinato a demolire il ponte Ribalskyy a Kyev, un classico bersaglio civile russo mentre il secondo destinato a devastare lo snodo ferroviario a Leopol.
L’operatore riceve quindi le seguenti coordinate da inserire nella programmazione dei due missili (provateci anche voi inserendole su Google maps):
Ponte Ribalskyy a Kyev: 50.473087N 30.522901E
Snodo ferroviario a Leopol: 49.837163N 23.952327E
Ma nella concitazione o forse per la troppa vodka, nel programmare un missile inserisce la longitudine del primo bersaglio e la latitudine del secondo ovvero: 50.473087N 23.952327E.
E indovinate dopo aver inserito queste coordinate errate il missile dove cadrà? Proprio a Przewodow in Polonia nel punto dove è caduto il missile, decametro più, decametro meno, considerando lo scarto di precisione tipico dei missili russi.
Quindi con molta probabilità ha ragione la NATO a dire che non si è trattato di un attacco russo (bensì di un errore di programmazione russa mascherato per convenienza politica come errore ucraino) e ha ragione Zelensky ad insistere che fu russo il dito che premette il bottone di lancio di quel missile.
Potete stare tranquilli che la diplomazia sotterranea della NATO stia in queste ore segretamente strizzando gli zebedei a quella russa, perché tecnicamente ora avrebbe in mano sia la scusa per imporre la chiusura dello spazio aereo ucraino che di contrattaccare per ritorsione, magari affondando qualche nave russa ancorata a Sebastopol. Chissà cosa starà quindi chiedendo in cambio per mantenere questa versione edulcorata dei fatti.
Una cosa è certa: noi lo sapremo presto e Zelensky dovrà ingoiare il rospo.