Lake Charles, LA – Un caccia F-16C Fighting Falcon della Guardia Nazionale dell’Oklahoma distaccato a Houston in Texas, è stato distrutto il 26 marzo di quest’anno, quando un volo d’addestramento si è trasformato in un tentativo di intercettare un aereo civile, come hanno rivelato i risultati dell’investigazione a cura dell’USAF Air Investigation Board pubblicati giorni fa.
Il pilota -il cui nome non è stato reso pubblico- si sarebbe eiettato in sicurezza, riportando solo lievi contusioni in seguito all’ “atterraggio” su un’area boschiva di Beauregard Parish, una contea a nord della città di Lake Charles in Louisiana.
Secondo gli investigatori, una grossa fetta di responsabilità dell’accaduto ricadrebbe sul pilota a causa del fatto che avrebbe potuto riprendere il controllo del Fighting Falcon in sicurezza, e che apparentemente avrebbe azionato un interruttore erroneo durante la riattaccata. L’US Air Force ha anche stabilito come il pilota e l’istruttore che volava in formazione al suo fianco, avrebbero violato diverse norme relative ai voli d’addestramento, a causa delle modalità con cui avrebbero deciso di sospendere la missione, ed intercettare il velivolo civile.
I due jet erano decollati da Ellington Field per un esercizio coordinato di intercettazione di un target “intruso” che doveva poi culminare in un’esercitazione al rifornimento in volo.
La prima fase si era appena conclusa senza intoppi quando i piloti decidono di avvicinare un velivolo civile, che volava al di sotto della Warrior-MOA (Military Operation Area) a una quota di circa 500 metri.
Chiaramente le cause di questa decisione non sono ipotizzate nella relazione, ma secondo l’opinione di chi scrive, i due piloti usavano una procedura -ufficialmente vietata dal regolamento- adottata da operatori che volano con equipaggiamenti di alto livello di sofisticazione che stanchi della trita routine addestrativa, decidono di testare le loro capacità in modalità più vicine alla realtà. Finche’ tutto va liscio, blitz del genere si concludono senza intoppi, all’insaputa dell’ignaro partecipante. Purtroppo in questo (rarissimo) caso non è andata così.
Ma torniamo alla missione. Il” Flight Lead” (FL) suggerisce al suo “wing man” di procedere con un’intercettazione visuale bassa e lenta non pianificata dell’“intruso” che si trovava nelle vicinanze dell’aeroporto di Beauregard, stabilizzato in quello che appariva sulla traccia radar come un circuito d’attesa nord/sud, con leg di 6,500 metri circa.
Il FL aveva già effettuato un primo tentativo di identificazione, ma a causa della dinamica piuttosto limitante per il velivolo militare, era stato in grado di leggere solamente cinque (su sei) cifre “di coda”, prima di iniziare una virata in salita per procedere verso il tanker, un KC-135, in attesa per il rifornimento in volo.
La struttura del circuito, complicava la geometria di intercettazione in quanto comprimeva notevolmente la distanza tra il target e l’intercettore.
A questo punto, il pilota del secondo jet “punta” il velivolo civile nel riuscito tentativo di leggere l’ultima cifra di coda, solo che invece dei 300 metri di separazione verticale previsti dal regolamento per avvicinamenti frontali o laterali, a causa di problemi di visibilità indotti dalla differenza tra le velocità dei due aerei, decide di abbassarsi fino a cento metri.
Finito l’inseguimento, il pilota sente l’avviso acustico di stallo, che serve ad informarlo del fatto che l’aereo sta volando ad una velocità pericolosamente vicina a quella minima di sostentamento e decide di estendere i flaps del bordo di uscita (Alt Flaps).
O almeno questo era il piano. Purtroppo, accidentalmente invece dell’Alt Flaps aziona l’interruttore di Digital Back Up, causando l’impostazione predefinita dei comandi di volo in neutro, indipendentemente dalla velocità effettiva. I flaps del bordo di uscita cominciano a retrarsi quando il pilota avverte la tipica vibrazione di avviso stallo (shuddering).
Secondo gli investigatori, a questo punto la ripresa al volo normale sarebbe stata relativamente semplice e priva di intoppi, se il pilota avesse reagito in maniera conforme col manuale di volo.
Invece, quattro secondi più tardi decide di eiettarsi.
La discesa col paracadute termina su un albero relativamente basso e a questo punto si sgancia, e chiama dal cellulare il reparto operativo del suo squadrone.
Il velivolo, del valore di circa 27 milioni di dollari, impatta il terreno in una desolata area boschiva a nord della contea, alle 11 del mattino del 23 di marzo, senza alcun danno su persone o proprietà.
I risultati dell’investigazione identificano due fattori che hanno contribuito -in maniera sostanziale- all’incidente:
Mancanza di leadership e mancanza di disciplina in volo a causa della violazione (da parte di entrambi i piloti), di varie regole sui voli di addestramento, tra cui quelle riguardanti l’intercettazione di un velivolo di aviazione generale non partecipante e la gestione non corretta dell’F-16, in condizioni di volo a bassa velocità e bassa quota.
Dall’inizio dell’anno, sei F-16 americani sono stati coinvolti in incidenti aerei. Durante l’ultima decade, sono andati distrutti, in media, 3 Fighting Falcon all’anno.
L’F-16C, in forza all’USAF sin dagli anni 80, vanta ancora 700 velivoli in uso.