Il comune di Parigi ha deciso di affidare la manutenzione del Cimitero di Père Lachaise ad un’azienda che confina con esso, autorizzandola a compiere lavori senza l’intervento della Soprintendenza e con il concorso finanziario di France Industrie, l’organizzazione degli industriali francesi. Questa azienda ha compiuto degli interventi potenzialmente dannosi per le lapidi, addirittura montando un tubo d’acciaio sulla tomba di Molière. Interrogato in proposito dai comitati cittadini che da anni si occupano della salvaguardia del sito, il Comune di Parigi ha mostrato poca trasparenza sulle procedure di affidamento dei lavori.
Se un fatto del genere si verificasse, non ci sarebbe alcun dubbio che i telegiornali di tutto il mondo ne parlerebbero, e che in difesa del famoso cimitero monumentale francese si solleverebbero i più bei nomi della cultura internazionale. Si griderebbe al vilipendio di sepoltura, i politici coinvolti finirebbero sulla graticola, e di certo si impedirebbe all’azienda coinvolta di effettuare nuovi lavori. Di più, si indagherebbe sulle ragioni per le quali France Industrie decide di interessarsi di un cimitero.
Niente di tutto questo appare applicarsi al Cimitero dei Colerosi di Barra, una striscia di terreno posta al confine tra i comuni di Napoli e di San Giorgio a Cremano, che accoglie i resti mortali di molte centinaia di defunti durante le epidemie di colera che a metà Ottocento mieterono migliaia di vittime nella zona. A rendere ancora più degno di considerazione questo rettangolo di verde affogato in un contesto altamente urbanizzato, è la presenza della tomba di Macedonio Melloni, patriota, fisico insigne e fondatore dell’Osservatorio Vesuviano, stroncato dal male mentre soggiornava nella sua casa di Portici.
Abbandonato per decenni, dopo che in seguito al secondo conflitto mondiale è stata abolita la guardiania che lo custodiva, il cimitero è stato a lungo luogo di sversamento di rifiuti, nonché ricettacolo di refurtive provenienti da traffici illeciti. Da più di un decennio, comitati locali di cittadini ne stanno chiedendo il recupero al Comune di Napoli, sulle mappe catastali del quale, per imperscrutabili ragioni, l’area è classificata come zona incolta e non come cimitero. L’intenzione sarebbe quella di farne un giardino storico, sul modello di analoghe realtà altrove presenti.
La situazione si è complicata da qualche anno, quando nel terreno confinante si è stabilita un’azienda che, nel corso di alcuni lavori di ristrutturazione, non ha trovato di meglio che piantare un tubo metallico di un’impalcatura proprio sulla tomba di Macedonio Melloni, compiendo tra l’altro ai sensi dell’articolo 408 del Codice Penale, vilipendio di sepoltura. In seguito a tale episodio, prontamente segnalato dai comitati di attivisti alle autorità, si è verificato un altro evento strano. Alla comparsa di caprette tibetane nel terreno, le quali avrebbero potuto mantenere il sito naturalmente pulito come si fa in numerosi paesi civili, ha fatto seguito la comparsa di una squadra del servizio veterinario del Comune di Napoli – sollecitato da chi non si sa, ma si può immaginare – che ha provveduto alla loro rimozione.
A due anni da quell’episodio, con la vegetazione che nuovamente ha invaso il sito, improvvisamente è comparso un trattore che ha cominciato a disboscare. Interrogati gli operai dagli attivisti circa chi avesse dato l’autorizzazione, è risultato che mandante dei lavori – sulla base di un progetto a quanto sembra finanziato da Confindustria – fosse proprio l’azienda confinante con il cimitero. Interpellato urgentemente il Comune di Napoli in proposito, ed organizzato un incontro con l’assessore al Verde Vincenzo Santagada, le risultanze sono a dir poco raccapriccianti.
Secondo quanto pubblicato dagli attivisti, non risulta infatti un interessamento della Soprintendenza circa i lavori fatti nel sito, non si capisce bene chi materialmente abbia autorizzato i lavori suddetti e spicca per mancanza di informazione e responsabilità il Servizio Cimiteri che, secondo la stessa fonte, avrebbe persino negato l’episodio del palo sulla tomba di Melloni.
Al di là del solito rimbalzo di responsabilità tra amministrazioni pubbliche, su tutto rimangono ancora senza risposta alcune domande.
Innanzitutto, per quale ragione Confindustria dovrebbe interessarsi di un piccolo cimitero storico, finanziando un progetto di lavori che risulta avere iter autorizzativo e modalità di esecuzione così poco chiare?
E perché un’azienda accanto ad un cimitero storico dovrebbe promuovere un progetto di ripulitura dello stesso? Se fosse per ragioni sanitarie, i lavori avrebbero dovuto essere eseguiti dal Comune e non da un privato. Se fosse per ragioni di responsabilità sociale, le stesse dovrebbero costituire un vanto per l’azienda, e non qualcosa da fare con così poca trasparenza. E in ogni caso, se un progetto è stato presentato e approvato, al cancello dell’area non dovrebbe essere appeso un cartello che descriva il progetto stesso, indichi il nome del responsabile dei lavori, e fornisca al cittadino tutte le informazioni previste dalla Legge?
In attesa di risposte, non resta che tenere ben d’occhio quell’azienda accanto al cimitero.