Pe rimanere in linea con il precedente articolo “C’è differenza ad essere Regina” edito su questa testata, desideriamo richiamare la Vostra attenzione su una notizia di tre mesi fa circa (Incidente in autostrada: tir si rovescia e perde carico di giochi erotici (today.it).
Per sé, non varrebbe un gran pensiero: forse una compassione per le signore dell’Oklahoma che attendevano novità elettrizzanti, per LGBTQ senza rifornimento di stimoli, per dominatrici private di lattice e fruste, per playboy senza toy e per i commessi dei negozi, privati degli extra sulle vendite.
Commercio curioso. Si possono considerare generi di prima necessità? Meritano una fettina di sostegno col PNRR? Se davvero danno un attimo di felicità – come la mela di Eva o il tesoro di Madame Récamier – perché no?
Fin dal Paradiso Terrestre, dunque, il primo chakra ha sempre individuato la rappresentazione del benessere fisiopsicologico. L’autista del Tir trasportava oggetti di desiderio, effettori di immaginazioni mediate da stimolazione di recettori. La masturbazione non è poi un gran peccato: pensate al VI[1] e all’IX[2] comandamento di Mosè sul Sinai, e poi alla violenza sugli indifesi, all’oppressione nell’esercizio di potere, all’abuso economico nella posizione di privilegio, alla truffa morale della soppressione dei diritti, alla corruzione accettata come consuetudine.
L’autista del TIR è paragonabile all’ineffabile pittore di Pompei, quello dell’affresco che entusiasmò l’allora ministro Franceschini, emerso dallo scavo in via del Vesuvio, Regio V, nell’offrire oggetti di curiosità anatomica conservati nei secoli?
L’autista del TIR è paragonabile a Piero B.?
Vi chiederete: chi era Piero B.?
Abbandonato al secondo anno fuori corso lo studio di Medicina, riparò a Parigi nel primo dopoguerra e aprì un ristorante – Chez Pierre, appunto – nella casa che era stata abitazione e salotto à la page di Madame Rècamier, al secolo Jeanne Françoise Julie Adélaïde Bernard. La Madame fu data in sposa al banchiere Récamier di trent’anni più anziano, con cui ebbe convivenza ‘platonica’ essendo costui suo vero padre e il matrimonio formale la salvaguardia di una cospicua dote. Valida giustificazione per il seguito. Bella, colta, intelligente, libera di costumi, attraversò il Direttorio e il Primo Impero, amica di Madame de Stael, compagna di Chateaubriand e di molteplici amori, salonnière in opposizione a Napoleone, fu temporaneamente esiliata, ma conservò sempre ruolo di attrazione politica e culturale nel cuore di Parigi.
.Pierre raccolse una notizia favoleggiata sul tesoro di Madame, nascosto nella sua casa dietro il Louvre, casa che lui aveva trasformato in ristorante chic. La specialità era l’agnellino di Normandia per Pasqua: brucando le alghe salmastre sulla riva del mare, la pecora nutriva l’agnello con latte profumato, che ne aromatizzava la carne tenera. Un trionfo del gusto. Uno degli autori di questo articolo lo assaggiò con il padre, suo compagno negli anni dell’Università. Ma il suo cochemar era recuperare il tesoro di Madame. E così passava le notti a battere col martelletto le pareti della casa-salotto divenuta ristorante pregiato, cercando una cavità murata. Nulla, nulla, nulla: sempre il suono cupo del mattone pieno.
Ma una notte, nel sottoscala: Tuc, Tuc, Tuc, TOC! Impiegò due notti a sollevare la carta da parati, ruppe il mattone di copertura e – sorpresa! – ne ritirò il bauletto custodito e segreto.
Ricordiamo l’emozione nello sguardo quando raccontava la sua storia a Montecatini Terme, al bar del Grand Hotel & La Pace (un ossimoro: il Grand Hotel è diventato di proprietà russa nel marzo 2022, in pieno conflitto in Ukraina): portò il coffre in camera da letto, la moglie reggeva la lampada da tavolino, forzò la serratura col cacciavite, e….ed estrasse un fallo di legno ricoperto di cuoio, avvolto in mussola e in mutandine di pizzo. Voila le trésor de Madame Récamier!
Pierre a Parigi, dunque, come l’autista del Tir in Oklahoma: si parva licet componere magnis (Virgilio, Georgiche, IV, 176).
Mentre stiamo per inviare questo articolo, leggiamo che a Ortona, bella città della provincia di Chieti, il Sindaco conferirà il 28 dicembre (numero magico: ricorrenza della liberazione dalla distruzione nazista – e anche un po’ dei cannoni di Montgomery – della cittadina perno dei sei mesi della battaglia del Sangro) a Rocco Antonio Tano. A diversi di Voi non sfuggirà il nome d’arte di questo illustre cittadino ortonese: stiamo parlando del famoso (e magari invidiato dalla popolazione maschile!) Rocco Siffredi!
Numerologia? Coincidenza astrale?
Lo ricordiamo in trasmissioni amatoriali televisive, quando per le strade cittadine intervistava ragazze maggiorenni da reclutare per le sue produzioni, citando appunto un proprio ‘calibro 28’.
Motivazione del premio: “per aver dato lustro alla città e ne ha promosso la conoscenza al di fuori dei confini comunali” (Ortona: il Premio 28 dicembre a Rocco Siffredi (rete8.it)). Un membro cittadino davvero fuori del comune!
Chi prenderà in mano il premio da consegnare all’artista?
Signore, Signorine e Signori: si attendono proposte.
Pier Enrico Gallenga e Massimo di Muzio