Non si può dare torto al Ministro Matteo Piantedosi. Possibile mai che i migranti, prima di affrontare un viaggio presumibilmente impegnativo, non si preoccupino delle condizioni che lo caratterizzeranno?
Soprattutto – come sottolinea il titolare del dicastero dell’Interno – come si fa ad esporre a indicibili fastidi i propri figli, fastidi che questi rinfacceranno per tutta la vita (ammesso che gliene rimanga una)?
Capisco organizzare un’escursione spericolata con gli amici, magari per il gusto di mettere in difficoltà chi tra loro “soffra l’automobile”, “patisca nel percorrere strade piene di curve”, “debba sedersi davanti e con due dita del finestrino sempre aperte”, “non sopporti le più banali turbolenze in aereo”, “pretenda una cabina spaziosa per comprensibili problemi di claustrofobia” e così a seguire nell’elenco dei tanti disagi che affliggono chi è costretto a spostarsi.
Come tutti sanno e come certa stampa giustamente rimarca, i migranti sono dotati di smartphone, alcuni addirittura di modelli recenti. È mai possibile che non lo sappiano usare per documentarsi su Internet e acquisire quelle informazioni basilari che qualunque paterfamilias dotato di ordinario buon senso farebbe?
Correttamente Piantedosi si immedesima in modo accorato in chi sceglie di partire dalle coste del Mediterraneo per raggiungere il nostro Paese (notoriamente meta del turismo internazionale) e non può non manifestare la propria sorpresa e il personale disappunto nell’assistere alle conseguenze del mancato rispetto della benché minima prudenza.
È facile interpretare il pensiero istituzionale corrente e capire che chi desidera approdare sulle nostre coste sarebbe bene si sforzasse di leggere almeno le “recensioni” che online consentono di orientare la propria preferenza al vettore da utilizzare per spostarsi, alla struttura ricettiva (hotel, albergo, pensione…) in cui sistemarsi, alla vasta gamma di opportunità enogastronomiche con cui allietare la permanenza nel nostro Paese…
Qualcuno ha mai visto valori elevati di “rating” o “score” (una volta avremmo detto banalmente “punteggio”) per caicchi, pescherecci o barconi? È legittimo immaginare che l’optare per una simile soluzione – anche in considerazione del proibitivo costo del biglietto – sia solo una gratuita espressione di snobismo che conferma l’esistenza di soggetti radical chic ad ogni latitudine.
Se dal canto loro i migranti potrebbero lamentare (se ancora fossero vivi) l’assenza di un “Viaggiare Informati” che in maniera specifica offra dettagli per gli itinerari nel “Mare nostrum”, è oggettivo il disagio che (affollandosi a riva di domenica) recano alle Forze dell’Ordine e ai soccorsi sotto il profilo operativo (perchè tutti hanno diritto a fruire di riposo settimanale) e finanziario (costringendo le rispettive amministrazioni a corrispondere indennità per lavoro straordinario).
Sarebbe il caso che anche i migranti si premurassero di rispettare le “partenze intelligenti” e – come ha ribadito il Ministro – capissero che morire di fame o di guerra non giustificano il mettersi in viaggio in maniera improvvisata.
L’indimenticato ed indimenticabile Stefano Rodotà parlava del diritto di avere diritti, di umano al tempo del disumano. Si ha l’impressione che non si possa (e non si debba) sfuggire dall’essere umani. Quasi fosse una condanna. E in tal caso il Ministro Piantedosi ha ottime possibilità di essere assolto. Con formula piena.