Si fa un gran parlare di infrastrutture cibernetiche e dell’esigenza di metterle in sicurezza per evitare il rischio di intrusioni e danneggiamenti.
A doversi preoccupare sono tutte quelle entità il cui regolare funzionamento è legato alla efficienza e all’efficacia dei sistemi informatici e delle reti di telecomunicazioni. Il problema riguarda il mondo pubblico e privato, tocca in sorte alle grandi e alle piccole organizzazioni, non esclude pressoché nessuna realtà che utilizzi dispositivi elettronici per lavorare.
Recepita l’urgenza di innalzare le difese, gran commis di Stato, amministratori locali e imprenditori di ogni taglia stanno correndo per trovare chi possa fornire un adeguato supporto per occuparsi di una faccenda non così facilmente risolvibile.
Serve trovare gente che abbia una certa competenza non solo teorica e che sappia prendere in mano la situazione forte di una certa esperienza. Ecco apparire la parola magica “seniority”, il fatto di essere veterani di una certa materia o di un determinato settore di impiego.
Chi crede che ci voglia tempo e dedizione per acquisire un profilo professionale adeguato alle pesanti responsabilità che ci si assume svolgendo determinate delicate funzioni si sbaglia.
Secondo una delle più grandi società di consulenza, la rinomata Deloitte, è sufficiente essersi occupati per almeno un anno di certe cose per assumere l’etichetta di “senior”. Poco importa cosa si è davvero fatto in quei dodici mesi (di cui uno di ambientamento e disbrigo pratiche amministrative tipiche del neo assunto e uno di ferie), ma bastano 367 giorni (magari il primo anno era bisestile) per guadagnarsi l’idoneità.
E’ la conseguenza della spasmodica caccia a trovare chi vada ad assistere i propri clienti che – affidatisi ad un affermatissimo brand – hanno certezza che il marchio costituisca il miglior parafulmine.
Se ci si avventura su Linkedin, il portale social dei professionisti, si rimane basiti dinanzi al reclutamento di soggetti che – oggettivamente privi di abilità e perizia necessarie – andranno ad occuparsi di questioni che richiederebbero uno skill un pochino pochino più consolidato.
Nel frattempo aver lavorato “addirittura” due anni in una società di consulenza, viene considerato uno dei “#WinningRequirements” o – come diremmo banalmente dalle nostre parti – un titolo preferenziale.
La domanda è talmente elevata che prossimamente diventeranno “senior” quelli che hanno un computer a casa o possiedono un telefonino da almeno un paio di settimane. Il saper utilizzare Waze (per trovare la strada di ritorno) e “The Fork” (per risparmiare nella pausa pranzo) costituirà un elemento discriminante nella procedura di selezione?
Chi conosce questo mestiere sa perfettamente che l’esperienza è un’altra cosa e trema al pensiero di chi – privo della benché minima capacità di committenza – affida il destino della propria azienda ad un ragazzino (certamente volenteroso) che di professionale ha solo la giacca e la cravatta come i precari di certi network del settore immobiliare. Peccato che le tariffe siano quelle per le prestazioni di un “senior” di una multinazionale di spicco….