Un pugno di ferro così non lo si vedeva dai tempi in cui a Carosello veniva reclamizzato l’amaro Petrus prodotto da Boonekamp.
Al “pezzotto” (accrocco tecnologico assurto a magico talismano per chi adora vedere film e partite di calcio senza pagare biglietto o abbonamento) e a tutte le forme di pirateria audiovisiva, invece di contrapporre una campagna educativa al rispetto delle regole e soprattutto dei diritti altrui, si sta scegliendo il più facile e comodo ricorso a meccanismi sanzionatori feroci.
La pena esemplare è il fallimento della civiltà e la palese dimostrazione di essere impotenti nella gestione di un problema tutt’altro che secondario perché affonda le radici nel crimine organizzato (purtroppo unica cosa “organizzata” di questo Paese).
Si va da chi al cinema filma quanto viene proiettato sullo schermo e poi lo condivide a chi smercia “abilitazioni parallele” alla fruizione di una poltronissima virtuale ad un evento sportivo o ad altro intrattenimento: questi signori e la loro non rispettabile clientela sono destinati ad una sorte giudiziaria tutt’altro che rasserenante. La dissuasione passa per le maniere forti ma incrocia una serie di questioni meritevoli di riflessione.
Due le parole chiave: operatività e proporzionalità.
Per condannare qualcuno, occorre individuarlo, acciuffarlo e processarlo. L’individuazione non è attività impossibile ma impone la predisposizione di una “macchina” investigativa che non si basi – come spesso accade – sul semplice input del danneggiato (ad esempio la pay-tv che investe a tutela dei propri legittimi interessi) ma che giochi in anticipo senza aspettare imbeccate che poi vengono spacciate per intuizioni o massicce elaborazioni di quel che accade online.
Occorre quindi un monitoraggio metodologico e fenomenologico: bisogna da una parte studiare le possibilità tecniche di frode valutando anche opportunità ancora non praticate dai criminali, dall’altra tenere d’occhio le iniziative di “marketing” dei delinquenti che mirano a trovare clienti “interessati a risparmiare sui costi da sostenere per vedere qualcosa”. Quel che è incredibile è che gli spettatori pagano: certamente pagano meno ma versano il loro obolo al “cassiere” sbagliato.
Le sporadiche operazioni di servizio, che acchiappano l’effimera attenzione dei media e del rispettivo pubblico, portano a totalizzare una sterminata platea di colpevoli che giustamente non la devono fare franca. Il numero dei denunciati ha come immediata conseguenza la saturazione dei Tribunali perché ad ogni partita di Champions League decine di migliaia di soggetti sono destinati ad essere iscritti nel registro degli indagati, già zeppo di birbaccioni che a scrocco avevano visto la domenica precedente qualche incontro di Serie A…
Probabilmente sarebbe più efficace individuare i flussi telematici che “irradiano” i segnali rubati ai network legittimi e interrompere quelle connessioni alla fonte. Anche se si arriva a dieci minuti dall’inizio la cosa funziona e anzi (ahinoi la goliardia è un elemento mancante…) c’è ancora più gusto a troncare i “furbi” sul più bello. Basterebbe sincronizzare chi rileva la diffusione illecita di contenuti protetti e chi (i provider) è in grado di interrompere ogni “trasmissione” dai vari numeri IP che identificano le sorgenti. La cosa è di una banalità estrema e occorre solo la stesura di un disciplinare per l’attuazione di iniziative che – al pari dei sequestri nel mondo reale – abbiano necessità di una semplice convalida da parte dei magistrati competenti.
I banditi conoscono perfettamente la lentezza della burocrazia, l’atteggiamento cauto di chi non si assume la responsabilità di agire in autonomia, la ridotta reattività dei provider che si muovono solo dopo aver visto in controluce decreti, bolli e sigilli del provvedimento giudiziario.
La gentaglia che si arricchisce con questo business qualche ora dopo “migrerà” su altri server, cambierà identificativo telematico, cercherà di “riprendere le trasmissioni”: è il ciclo biologico naturale di queste cose e gli “sbirri” (categoria cui sono appartenuto per tanti appassionanti anni) lo sanno perfettamente e sono pronti a ripartire dal via per il giro successivo.
Dopo l’operatività, poche parole sulla proporzionalità.
La prevista pena detentiva di tre anni è superiore alla sanzione che il codice prevede per i reati di oltraggio a pubblico ufficiale, traffico di influenze illecite, esercizio abusivo di una professione, simulazione di reato, commercio o somministrazione di medicinali guasti, commercio di sostanze alimentari nocive, omissione colposa di cautele o difese contro disastri o infortuni sul lavoro, frode nell’esercizio del commercio, atti osceni, sottrazione di persone incapaci, percosse, lesioni personali lievi, omissione di soccorso, detenzione di materiale pedopornografico, impiego di minori nell’accattonaggio, violazione di domicilio, furto, truffa e così a seguire.
L’AGCOM (l’Autorità Garante per le Comunicazioni), cui verrebbero attribuiti nuovi poteri in materia, faccia tesoro di queste considerazioni. Il crimine organizzato è abituato alle “pallottole spuntate” delle Istituzioni. Per una volta non si dia soddisfazione a ‘ndrangheta, camorra, mafia et similia.