Un vecchio adagio recita “malato in casa, notaro fuori della porta”. In questi giorni Silvio Berlusconi, come tutti sappiamo dai media, è ricoverato a Milano.
Quanto sto per dire non è riferito ai familiari stretti od ai pochi, e sottolineo pochi, veri amici ma al mondo che gli gira intorno in genere a vario titolo, senza fare nomi perché sarebbe almeno poco garbato, azzardato e troppo lungo.
Orbene, appena si è profilata, almeno per i non intimi o solitamente ben informati, la patologia di Silvio Berlusconi uno stuolo di falsi ed ipocriti si sta aggirando intorno alle sue stanze in ospedale. Tanti avvoltoi che sperano di avere una briciola di eredità, non materiale ma politica del leader di Forza Italia.
Sicuramente quella materiale, non certo di poco conto, da tempo sarà in mano di qualche notaio. Su quella politica tanti, forse troppi, sperano di avere un misero compenso. Berlusconi, forse a ragione ma solo la storia saprà dircelo, ha gestito il partito con un fare sia da leader, sia da padre padrone. Al di là dei propri giudizi politici, probabilmente, da indubbio grande imprenditore ha visto oltre e valutato le capacità dei vari cortigiani.
Certamente vi sono state e vi sono figure di rilievo ma le dita di una mano possono bastare a contarli. Ora lotte intestine stanno per venire alla luce.
Pur nell’augurio umano di un felice esito della malattia il problema politico si avvicina a grandi passi.
L’uomo deve pensare alla sua salute e meno alla politica. Chi vorrà uno scranno, chi una manciata di denaro, chi altro. Quanto squallore, non è il primo e non sarà l’ultimo caso al mondo sia in politica, sia in altri contesti.
Aspettiamoci che a breve scontri epocali, defezioni, tradimenti, distinguo, ricerca di nuovi padroni appariranno nel mondo di Forza Italia. Come chi fugge da un terremoto, sì perché se Berlusconi dovesse lasciare per motivi di salute l’agone politico, a prescindere dai messaggi positivi datici dalla famiglia, vi sarebbe uno sconquasso di vasta portata.
Tutti si sono affidati al suo carisma e, diciamolo chiaramente, alle sue finanze. Quasi tutti si troverebbero orfani economicamente e con il grave compito di dover pensare ad una progettualità politica. Sinora, nel bene o nel male, ha deciso lui e se ne è assunta ogni responsabilità: politica, economica e morale.
Nel giro di poco tempo dovremo assistere ad un desolante teatrino al quale, ci auguriamo per la sua salute, potrà godere anche lui.