Sono passati ormai alcuni giorni dal tragico incidente che ha coinvolto in Trentino un’orsa ed un runner, causando la morte di quest’ultimo.
L’esemplare che ha attaccato è un esemplare appartenente ad un gruppo più ampio di orsi reintrodotti in loco nell’ambito di un programma di ripopolamento. La sua identità è stata stabilità senza ombra di dubbio sulla base dei resti biologici trovati sul corpo dello sfortunato atleta.
Già in passato l’orsa era stata protagonista di un altro episodio di pericolo per umani, quando un padre e un figlio se l’erano trovata di fronte con atteggiamento minaccioso e solo per un puro caso erano riusciti a scamparla.
Dopo il tragico evento, e l’identificazione dell’orsa, i politici trentini, forse anche per allontanare da sé ogni eventuale responsabilità civile e penale, si sono affrettati a dichiarare la necessità di abbattere l’animale. Come ampiamente prevedibile, la sfera social si è immediatamente tribalizzata, dividendosi tra colpevolisti ed innocentisti; ovvero tra i sostenitori della necessità di uccidere un animale evidentemente pericoloso, e coloro che invece sostengono che, pur nella sua tragicità, quanto è avvenuto non sia nient’altro che un atto connaturato alla natura istintiva e territoriale dell’orso.
Non entreremo qui in discorsi filosofici circa il senso di un’eventuale uccisione dell’animale protagonista di questo terribile episodio. Esistono numerose soluzioni per evitare incidenti futuri, quali ad esempio il trasferimento dell’orsa in un’area chiusa e controllata. Bisognerebbe inoltre capire quale possa essere la valenza dell’eventuale uccisione di questo specifico esemplare nell’evitare che altri orsi abbiano lo stesso tipo di comportamento. Dovremmo infine scendere nel merito di decidere se un orso possa avere una coscienza o un senso di consapevolezza paragonabile a quello di un essere umano.
Bisogna invece aprire una riflessione su come sia in generale possibile evitare eventi di questo tipo ed andare verso una pacifica convivenza tra animali potenzialmente pericolosi ed esseri umani. Non c’è alcun dubbio che l’onere nel trovare una soluzione sia a nostro carico, dato che il nostro grado di evoluzione ed il nostro livello tecnologico come civiltà ci consente già oggi di implementare sistemi non cruenti di controllo della fauna selvatica.
L’Europa ha a sua disposizione ormai da alcuni anni un proprio sistema di geolocalizzazione, configurato dalla costellazione di satelliti Galileo. E quando anche tale sistema non fosse stato disponibile, sono ormai decenni che il sistema GPS ci consente di localizzare qualunque cosa in qualunque punto del pianeta.
Con questi presupposti, non è difficile immaginare un sistema di controllo posizionale, che abbia come elemento sensoristico un semplice localizzatore inserito in un collare o sottopelle all’animale. Una volta compiuta questa operazione, è semplicissimo trasferire il segnale geolocalizzato ad una semplice app sullo smartphone o sullo smartwatch di un runner o di un semplice turista.
Attraverso semplici tecniche di geofencing, il sistema potrebbe descrivere intorno all’ animale un perimetro di un paio di chilometri, ed altrettanti intorno all’utente. Se tali perimetri venissero a contatto, il sistema potrebbe mandare un semplice segnale sonoro o una vibrazione, avvisando l’umano che si sta entrando in un’area pericolosa e di uscirne immediatamente, mandando subito una notifica alle forze dell’ordine.
È certamente semplice adottare soluzioni tanto radicali quanto stupide quando il problema si è già manifestato nella sua tragica evidenza. Un proiettile risolve apparentemente la questione, svia le responsabilità, e chiude la faccenda con una spirale vendicativa che può piacere al popolino, ma che non affronta il tema di fondo. A ben guardare, è il solito, italico calcio alla lattina.
Più difficile è invece avere l’intelligenza, la lungimiranza, e la capacità di implementare che si richiedono agli esseri che detengono il primato dell’evoluzione sul nostro pianeta. Cose che speriamo non difettino agli amministratori trentini, primi responsabili della gestione e della sicurezza del loro splendido territorio.