Milioni di clienti di Lloyds Bank, Halifax, Bank of Scotland e TSB Bank sono rimasti bloccati, esclusi dal poter accedere ai propri conti online. Nessuna connessione ai siti web delle banche, nessuna risposta dalle rispettive “app” con cui i risparmiatori erano avvezzi svolgere tutte le operazioni.
Il grido di allarme è arrivato dai diretti interessati che non hanno esitato ad inondare i social con messaggi di vario genere da cui traspariva la legittima arrabbiatura di non poter procedere a bonifici, pagamenti o anche semplici consultazioni. Qualcuno chiedeva cosa stesse succedendo, forse ritenendo impossibile un simile blackout tecnologico.
Il “venerdì nero” oltremanica deve indurre ad una rapida riflessione anche dalle nostre parti, magari facendo lo sforzo di ipotizzare un evento di quel genere e di immaginare le iniziative mirate a contenere l’impatto catastrofico che potrebbe avere.
La cosa maggiormente sorprendente è il silenzio degli Istituti di Credito britannici coinvolti in questo incidente. Nessuna dichiarazione, nessun commento. L’atteggiamento di apparente indifferenza è comune a molti ambienti e il principio partenopeo dell’ “addà passà a’ nuttata” sembra avere un carattere di estrema internazionalità.
Chi guarda con un minimo di attenzione l’episodio in questione è portato a chiedersi se si è trattato di un banale guasto tecnico, di un errore di programmazione, di qualcosa non collaudato in precedenza, di una fatalità del destino avverso. Oppure tocca pensare che si è di fronte ad una azione dolosa da imputarsi ai soliti hacker o ad un sabotaggio di qualche dipendente interno o di fornitore che – insoddisfatto o indispettito per chissà quale ragione – ha provocato il disastro in argomento.
Siccome, tanto i pirati informatici quanto i lavoratori incazzati non sembrano mancare a qualsivoglia latitudine, è francamente comprensibile il timore che una brutta storia come questa possa manifestarsi anche in Italia.
L’impossibilità di eseguire un prelievo Bancomat o un pagamento elettronico con il POS può avere delle ripercussioni catastrofiche e non si deve pensare che magari i disagi sono solo quelli vissuti nella primavera del 2022 quando toccò agli italiani provare un brivido del genere. Fortunatamente durò poco, bestemmiarono quelli che – arrivati alla cassa – furono costretti ad abbandonare la spesa perché non avevano contante sufficiente per pagare il conto, si imbestialirono le vittime del malfunzionamento degli sportelli ATM che non erogavano denaro… Ne parlarono poco i giornali e gli altri mezzi di informazione (un po’ di rispetto per gli inserzionisti pubblicitari è sempre lautamente ripagato) e soprattutto nessuno diede mai una spiegazione su quale fosse stata la causa di un fatto tanto increscioso.
I colpevoli se la cavano con il ritornello “Ci scusiamo per il disturbo arrecato”, fino a quando qualcuno pensa erroneamente che i Black Block siano ispirati da Monsignor Della Casa e ritiene che incendiare il Bancomat non funzionante sia una performance inclusa nel Galateo…
Il disservizio tecnologico può innescare le azioni irresponsabili di chi è accecato dalla rabbia e il problema informatico diventa in un attimo emergenza di ordine pubblico. La paralisi dei treni, l’interruzione dell’energia elettrica, il blocco delle operazioni bancarie, lo stop delle prestazioni sanitarie, l’ammutolimento delle telecomunicazioni sono la miccia di ordigni sociali che bisogna esser capaci e pronti a disinnescare.