Il testo de “La saga di Giarabub” forse non è noto alle nuove generazioni, ma quel brano musicato dal maestro Mario Ruccione non ha insegnato nulla nemmeno a chi è un po’ più grande e magari, dopo aver sentito da nonni e genitori il racconto della guerra, dovrebbe riflettere sulla maledizione degli scontri bellici.
La sfortunata epopea delle truppe italiane stremate dalla fame e dalla mancanza di munizioni e soverchiate dall’esercito inglese in Cirenaica, quando le nostrane velleità imperialistiche portavano la gioventù ad immolarsi in terra d’Africa, ha insegnato poco a chi dovrebbe sperare in un futuro fatto di pace e di armonia internazionale.
La legittima e doverosa ammirazione per i nostri caduti non dovrebbe essere confusa con un presunto patriottismo ed un anacronistico militarismo diffuso anche tra chi non ha mai indossato un’uniforme o saggiato determinate esperienze. Fortunatamente lontani una ottantina d’anni dal dramma di un conflitto, dovremmo avere fatto l’abitudine alla serenità della non belligeranza ma gli interessi industriali ed economici hanno maggior rigidità del cuore e dei sentimenti a questo abbinati.
Siamo un Paese che produce strumenti di morte e lo scontro tra Russia e Ucraina, il cui prezzo si è riverberato anche nel vivere quotidiano delle popolazioni di Nazioni non in guerra, ha riservato opportunità imprenditoriali da non farsi scappare.
Il mercato delle armi ha conosciuto una stagione straordinaria con risultati finanziari proporzionali al consumo di certi “prodotti” che solo l’incessante susseguirsi di cruente battaglie è in grado di assicurare.
Chi ha collezionato successi commerciali – piazzando la propria produzione e ripianando l’arsenale delle Forze Armate italiane alleggerite dalle provvidenziali donazioni all’Ucraina di tanto “materiale” obsoleto e non funzionante – teme che lo sforzo diplomatico di Papa Francesco possa stroncare il florido business in corso.
Potrebbe rivelarsi utile far conoscere agli italiani chi – grazie al massacro iniziato il 20 febbraio 2022 – ci ha guadagnato e ha orgogliosamente ostentato agli azionisti e al pubblico gli invidiabili traguardi raggiunti. Non c’è bisogno di dati riservati, ma semplicemente il raffronto tra gli utili attuali con quelli riportati nei bilanci precedenti. Si potrebbe cominciare con il settore dell’energia (i cui aumenti sono stati percepiti facilmente da tutti) e con quello degli armamenti (il cui reale peso forse lo scopriranno solo i contribuenti che vorranno conoscere la destinazione dei tributi versati all’Erario). Poi, con calma, si potranno far due conti con chi pregusta un Piano Marshall in tinta giallo-blu.
Alle armi si preferiscano le trattative. All’appetibile ricostruzione si prediliga la mancata distruzione. La forza ceda il posto alla ragionevolezza.
Purtroppo queste sono solo chiacchiere, ne sono consapevole e ne ho riprova dai rapporti con l’Egitto, in cui la verità su Regeni (come ho già avuto di scrivere) vale meno delle forniture in corso.
Comprendo il desiderio di vittoria costantemente manifestato da Zelensky e capisco che il leader ucraino non conosce quella di Pirro.
Confido quindi nel Santo Padre e credo che tutto sommato un miracolo ce lo meriteremmo pure…