È primavera, e come tutti gli anni, è la stagione del Giro d’Italia.
La corsa rosa per antonomasia, lo sport più amato dagli italiani prima della scoperta del calcio. Il luogo comune mentale dove si incontrano nella memoria collettiva campioni come Coppi e Bartali, il pirata Pantani, e tanti altri che per le giovanissime generazioni sono lontani e coevi di Napoleone e del duca di Wellington.
Il Giro d’Italia tradizionalmente tocca tanti luoghi della nostra penisola, ma per ragioni varie il suo percorso è stato spesso limitato al centro-nord, con crescenti polemiche da parte di quanti, legittimamente, argomentano che in questo modo sia un Giro dimezzato.
Quest’anno, gli organizzatori hanno invece pensato di comprendere nel percorso anche la tappa di Napoli che, partita dal capoluogo campano, vi è ritornata dopo aver attraversato la costa vesuviana, l’area sorrentina, il valico di Chiunzi e così a ritroso verso l’arrivo sul lungomare più bello del mondo. Complice una delle non rare splendide giornate di queste zone, e la felice concomitanza con la città e i suoi dintorni addobbati di bianco-azzurro per la recente vittoria dello scudetto, la corsa ha lasciato nel pubblico televisivo e negli stessi protagonisti un’impressione eccezionale. I telecronisti si sono sperticati in lodi per lo splendore dei luoghi – l’hanno definita la tappa della bellezza – e per la straordinaria disciplina dei napoletani, assiepati a decine di migliaia lungo le strade ad applaudire i corridori.
Anche le amministrazioni locali hanno fatto uno sforzo significativo per fare in modo che i luoghi attraversati dai ciclisti apparissero al meglio. Nella zona est di Napoli, la più significativa arteria di collegamento con i comuni vesuviani è stata riaperta, nuova di zecca dopo due anni di lavori per l’abbattimento di un cavalcavia di trecento metri. Ma dove è stato compiuto un vero e proprio prodigio è stato a San Giorgio a Cremano, patria dell’indimenticato Massimo Troisi.
Agli occhi attoniti dei cittadini della zona mare sono comparsi, quasi a miracolo mostrare, servizi ed operatori che si credevano inesistenti. Due auto di vigili urbani e persino un motociclista si sono manifestati a bloccare le traverse che si immettevano sul percorso principale, fuori alle porte della città.
Carri attrezzi balenavano lungo la strada a rimuovere le auto in sosta irregolare. Solerti operai tracciavano la linea di mezzeria e le strisce pedonali sbiadite dal tempo. E una sconosciuta spazzatrice, con il logo del Comune, passava e ripassava per rimuovere le cartacce. In un breve quanto entusiastico filmato circolato poi sui social, il sindaco Giorgio Zinno al passaggio dei corridori celebrava il giusto quanto effimero successo della propria amministrazione.
Al di fuori del percorso principale, però, tutto restava immoto e uguale a sé stesso. Lontano dall’occhio delle telecamere televisive, la striscia di asfalto nuovo lasciava il passo a strade da Terzo Mondo, con buche storiche, erbacce da jungla salgariana e cartacce per ogni dove. Una rappresentazione plastica del famoso detto napoletano Pulisci solo dove la suocera vede, un manifesto del nascondere la polvere sotto al tappeto ed agli occhi delle telecamere.
Per una singolare coincidenza, passata la festa del Giro, è rimasto anche gabbato lo Santo. Qualche giorno dopo, la tradizionale processione della Festa della Lava, con protagonista la statua di San Giorgio, cavalier combattente contro il drago, dopo breve percorso è stata respinta in Chiesa insieme al sindaco da un temporale insistente. Sul volto ligneo dell’antica effige, i pochi momenti sfavillanti della corsa rosa andavano perduti come lacrime nella pioggia.
Eppure, un altro mondo è possibile, e per trovarlo non bisogna cercare alla cima delle famose quanto discutibili classifiche della qualità della vita, che periodicamente suscitano l’ilarità degli italiani che abitano sotto il Garigliano. Basta muoversi di pochi chilometri, a Bacoli, dove il giovane quanto pervicace sindaco Josi Gerardo della Ragione sta letteralmente capovolgendo la sua città, rendendola un punto di attrazione turistica di primo livello. Videosorveglianza del territorio, corpo dei vigili urbani attivissimo, restauro di monumenti, riasfaltatura di strade abbandonate da decenni, recupero naturalistico della locale laguna, organizzazione di eventi internazionali.
E questo avviene perché quel sindaco gira, osserva, vive il territorio in tutte le sue parti, ed agisce con determinazione attraverso una qualificata squadra di collaboratori. Fa funzionare la macchina comunale, quell’oggetto spesso misterioso, spesso confuso con uno stipendificio senza corrispondenti doveri, che i cittadini pagano attraverso le proprie tasse.
Se far passare il Giro d’Italia per le proprie strade può essere un’occasione pubblicitaria per l’effimera politica locale; farsi un giro per la propria città, uscendo dal palazzo comunale, è il viatico sicuro per il miglioramento della stessa. Volere è potere.