I nostri cugini d’oltralpe hanno sempre mostrato una vivacità invidiabile e il loro non tollerare le ingiustizie dovrebbe far riflettere gli ignavi delle nostre parti, che parlano di Patria solo in occasione delle campagne elettorali e dei successi sui campi di calcio.
Chi non ha esitato a decapitare i regnanti ha lasciato nel DNA dei discendenti la determinazione a far valere i propri diritti qualunque sia il prezzo da corrispondere. L’associazione HOP (Halte à l’Obsolescence Programmée) – incurante della mole e della potenza del colosso guidato da Tim Cook – il 7 dicembre 2022 ha presentato una denuncia contro Apple per “obsolescenza programmata e ostacoli alla riparazione”.
Quel pezzo di carta ha determinato l’apertura di una inchiesta da parte della Procura della Repubblica a Parigi: iPhone e iPad sarebbero condannati ad invecchiare precocemente, a dispetto di quella che sarebbe la loro naturale longevità, così da costringere i possessori ad acquistarne una versione più recente e garantire i più cospicui profitti all’azienda produttrice.
Altro “capo di imputazione” è costituito dal provocato impedimento all’esercizio del diritto dei proprietari di provvedere autonomamente alla riparazione dei dispositivi.
L’associazione confida nel supporto garantito alla magistratura dalla “Direction générale de la consommation, de la concurrence et de la répression des fraudes” che – disponendo di poteri investigativi e competenze tecniche – può agevolare il lavoro della Procura volto a dimostrare la natura criminosa di certe pratiche consolidate di Apple e a sanzionare di conseguenza.
HOP è nota per aver già fatto condannare Apple nel 2020, costringendola a versare 25 milioni di euro al Governo francese. È la storia del cosiddetto “BatteryGate”, lo scandalo delle batterie non rimovibili il cui esaurimento porta alla rottamazione dell’iPhone, che vede Apple alla sbarra anche davanti ai giudici britannici. In quella fattispecie (emersa nel 2017) il sistema operativo iOS – all’atto del suo aggiornamento – riconosceva la release del telefonino e procedeva ad attività che deterioravano le batterie decretando la condanna a morte dell’apparato “vecchio”.
L’associazione francese sta conducendo una apprezzabile crociata contro la “serializzazione” o accoppiamento, pratica consistente nell’associare i numeri di serie dei pezzi di ricambio a quello di uno smartphone, dando la possibilità al produttore di limitare gli interventi ai riparatori non autorizzati o di degradare o rendere inutilizzabile da remoto uno smartphone riparato con parti “generiche”.
Simili discutibili metodologie in esercizio – come la serializzazione, l’indisponibilità di pezzi di ricambio a prezzi e scadenze ragionevoli (fuori dal circuito autorizzato), guasti inspiegabili a seguito di aggiornamenti… – fanno pensare che Apple abbia solo interesse a vendere il maggior numero di dispositivi a scapito dei consumatori e dell’ambiente.
Secondo HOP, queste strategie commerciali sbriciolano il diritto alla riparazione e minano la democratizzazione del ricondizionamento e lo sviluppo dell’economia circolare. Le norme europee considerano la riparazione e il riutilizzo una priorità, che trova diffusione nei settori come quelli degli elettrodomestici o dell’automobile, dove hanno preso piede ricambi generici e di seconda mano e riparazioni fuori dai circuiti ufficiali.
Mentre la giustizia francese si occupa di Apple, duole constatare che dalle nostre parti nessun sodalizio abbia le physique du rôle per interpretare Davide alle prese con Golia…