Zelensky ha chiesto la disponibilità di aerei da combattimento a suo avviso fondamentali per la prosecuzione del conflitto. Si è parlato di F16, caccia ipertecnologici che rappresentano il non plus ultra per gli appassionati. La disponibilità di potentissimi strumenti di morte inciampa però nella loro complessità di impiego che richiede un addestramento specifico per acquisirne il corretto dominio.
Un video – pubblicato sabato 27 maggio sul sito della rete televisiva CBS News e sul relativo canale YouTube – spiega che potrebbe non esserci alcuna necessità di avere piloti “combat ready”.
I cinefili e gli amanti della fantascienza ricordano sicuramente “Terminator”, una serie cinematografica che in sei film (spalmati tra il 1986 e il 2019) ha prospettato l’apocalittico scenario in cui robot ed esseri bionici cercano di distruggere l’umanità.
Nella finzione questi mostri antropomorfi sono stati pensati, progettati e realizzati da complessi sistemi di intelligenza artificiale e da supercomputer diventati “senzienti” ovvero provvisti di una propria autocoscienza.
Come purtroppo spesso accade, la realtà supera l’immaginazione più fervida e ci si trova improvvisamente dinanzi a sconcertanti invenzioni che possono turbare drammaticamente il futuro.
Le Forze Armate USA stanno collaudando un jet F-16 completamente autonomo che – nel corso di simulazioni di combattimento aereo – avrebbe dimostrato l’assoluta superiorità operativa dell’intelligenza artificiale rispetto i piloti tradizionali.
Mentre ci si preoccupa dell’evoluzione di certi futuri sistemi automatizzati e qualcuno si spaventa per soluzioni molto meno inquietanti come ChatGPT, vale la pena capire quali siano le frontiere dell’innovazione nell’’ambito militare in un momento storico caratterizzato da una belligeranza diffusa a livello planetario.
La narrazione di chi sviluppa armi e tecnologie belliche è estremamente “soft”. Lo sforzo creativo non è indirizzato a sostituire gli esseri umani (che magari certi ordini si rifiutano di eseguirli) ma è incentrato solo sul rendere più sicuri i loro mestieri e posti di lavoro.
Il passaggio dai militi in carne ed ossa ai soldati robot potrebbe cambiare la guerra in modo viscerale. Quelli di CBS News hanno visitato gli stabilimenti di Sikorsky Aircraft, che produce l’elicottero Blackhawk, dove hanno visto che una versione sperimentale del potente mezzo ad ala rotante viene manovrata con un tablet e che non ha bisogno di nessuno a bordo, evitando di mettere in pericolo la vita dei componenti dell’equipaggio nel corso di missioni rischiose.
Ad occuparsi in maniera sistematica di certe cose è il DARPA, Defense Advanced Research Project Agency, il laboratorio al servizio del Pentagono in cui le attività vanno abbondantemente oltre il futuro…
Nel video il giornalista della CBS intervista Stuart Young, program manager del Tactical Technology Office all’interno del DARPA, una sorta di Padreterno dei veicoli autonomi. Gli chiede se siamo ormai prossimi a disporre di macchine da combattimento simili a Terminator. Young non ne fa mistero e giustifica le incredibili ricerche in corso dicendo che “i nostri avversari ci stanno pensando e quindi DARPA fa tutto quel che è possibile per evitare la sorpresa tecnologica”.
La CBS ha anche parlato con Paul Scharre, ex Ranger e oggi Vice President and Director of Studies al “Center for a New American Security”. Scharre spiega che le tecnologie commerciali già disponibili possono fare “da sole” cose incredibili e aggiunge che “Tutto ciò che serve sono poche righe di codice per portare semplicemente l’umano fuori dal giro”.
I soldati “veri” sono emotivi e si stancano. Meglio le macchine….
L’intervistatore non fatica certo ad intuire l’incombente marginalità dell’essere umano nei processi decisionali in tempo di guerra. Formula il quesito “Quindi dovresti solo fidarti delle macchine e augurarti di averle programmate bene?” e il laconico “sì” di Scharre non lascia spazio alla pietas o a qualunque altro sentimento sopravviva in combattimento.
La chiacchierata continua facendo intendere che la tecnologia ormai non la si ferma più.
Ci si aggrappa ad un disperato “spes ultima dea”, ma l’ateismo impera.
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