Negli ultimi tempi, l’etica si professa tanto ma si pratica poco.
L’essere umano nel luogo di lavoro è normalmente considerato una “risorsa”, un “asset” da “gestire”.
A 50 anni, se non è più utile all’organizzazione in cui lavora diventa un’“esubero”.
Al di fuori del luogo di lavoro, quale consumatore, diventa “target” delle “campagne” di marketing, che, come ben sa chi ha svolto il servizio militare, designa i bersagli dei bombardieri o dei pezzi di artiglieria.
In ogni caso, sembra che la persona fisica venga essenzialmente considerata come uno strumento per far funzionare il sistema economico produttivo.
Quanto sono lontani gli insegnamenti di Kant, secondo i quali bisogna sempre agire in modo da considerare sé stessi e gli altri come “fini” e mai come “mezzi” delle proprie azioni!
Questo triste scenario viene però irradiato da una luce nuova e potente, costituita dalla normativa sulla protezione dei dati personali che, in modo riduttivo, viene qualificata come normativa sulla privacy.
Si tratta di un insieme di disposizioni eurounitarie e nazionali che pone – anzi impone – un minimo etico in ogni contesto nel quale vengano trattati dati personali che sono indicatori dell’esercizio di diritti e libertà fondamentali.
Questa particolare normativa, partendo dal principio generale, secondo il quale ogni trattamento dei dati personali dovrebbe essere al servizio dell’uomo, introduce un quadro di regole solido e coerente che è funzionale a garantire il pieno rispetto della dignità dell’essere umano e, contestualmente, a creare il necessario clima di fiducia che consentirà, nel medio termine, lo sviluppo dell’economia digitale, nell’ambito dell’Unione Europea.
Ciò, a riprova che può ben può funzionare un sistema produttivo senza impattare sulla dignità umana.
La normativa sulla privacy stabilisce in modo chiaro la primazia dell’essere umano rispetto ai sistemi economico- produttivi.
Così, gli interessi o i diritti e le libertà fondamentali delle persone fisiche, soprattutto se queste sono vulnerabili come i minori, devono sempre prevalere sui legittimi interessi delle multinazionali. Questo che sembrerebbe un principio astratto è, invece, un concreto strumento di presidio del minimo etico. Lo ha efficacemente dimostrato Umberto Rapetto, Presidente dell’Autorità Garante della Privacy di San Marino.
Egli al Privacy Day Forum 2023 ha raccontato come una intelligente applicazione delle norme privacy consenta, anche nella odierna complessità, a piccoli Davide di vincere contro i giganti Golia e ai Lillipuziani di aver ragione sui Gulliver.
E sì! A volte anche le favole possono diventare realtà!