Era stato precauzionalmente lontano dalle finestre, ma non è stato sufficiente. Se davvero Yevgeny Prigozhin era a bordo del jet privato i cui resti sono stati sparsi in un raggio di oltre due chilometri, la sua analisi dei rischi non è stata efficace.
La storia (per quei pochi che l’hanno studiata) ci riporta il caso di Eschilo. Nonostante l’assonanza con “Eschilo il cane!” con cui i più dotti incitano la consorte a “scendere” il fedele quadrupede domestico, parliamo di altri animali e del loro interferire nel destino umano.
Eschilo, poeta e drammaturgo dell’antica Grecia, aveva in comune con Prigozhin la calvizie e l’essersi scontrato con la tirannia. Qualcuno gli aveva profetizzato che sarebbe defunto sotto il peso di una casa e da quel giorno aveva cominciato a spostarsi evitando di costeggiare edifici. Un avvoltoio che aveva negli artigli una tartaruga (che con sé porta la sua abitazione) gliela lasciò cadere sul capo pelato (forse scambiato per un sasso lucido) uccidendolo, dimostrando l’inesorabilità del fato.
Il comandante della Wagner, se davvero era uno dei dieci passeggeri sbriciolati dall’esplosione in volo, non ha soppesato i pericoli della sua autonomia di movimento e sembra davvero strano che si sia imbarcato sul medesimo velivolo con il suo “vice”. Regola elementare vuole che – per evitare la decapitazione di qualsivoglia organizzazione – i personaggi al vertice viaggino separati proprio per scongiurare che un “incidente” (come la fava, due piccioni) potesse far sparire dalla scena il boss e il suo alter ego.
L’identificazione – in presenza di corpi totalmente carbonizzati – si sarebbe basata sulla mancanza di un dito in uno dei corpi, amputazione facilmente realizzabile anche “ex post” per far combaciare cadavere e soggetto di interesse.
A questo punto, quando si legge che a bordo dell’aereo c’era anche il braccio destro di Prigozhin, il fact checking impone di verificare se si tratti dell’arto superiore dell’imprenditore guerrafondaio o del suo più stretto collaboratore…
Il ritrovamento della scatola nera non porterà ad alcun risultato attendibile perché il suo esame forense toccherà in sorte a chi difficilmente avrà interesse ad una ricostruzione degli eventi che possa mettere in difficoltà Vladimir Putin dopo che questo ha dichiarato di non aver mai voluto la morte di Prigozhin.
Missile o bomba, certamente non un guasto tecnico, un cedimento strutturale o il fantasioso malessere del pilota reso invalido da una miocardite successiva alla vaccinazione anti-Covid: leggeremo presto quel che gli analisti sapranno estrarre dal loro cappello a cilindro.
Come ha dichiarato Zar Vlad, il comandante della Wagner “ha commesso errori”. L’infallibilità non si addice a chi non ha chiome fluenti ad adornare la cervice. L’ammissione di essere perfettibile ha una storica testimonianza nel Carosello in cui il commissario Rock interpretato da Cesare Polacco ammette di aver sbagliato. Acclarato che anche stavolta qualcuno non ha adoperato la Brillantina Linetti, viene spontaneo domandarsi chi ci fosse sul secondo aereo, quello gemello, decollato in sincrono dallo stesso scalo per poi proseguire su altra rotta.
L’alternativa è aspettare che “Yevgeny” pubblichi qualcosa sul suo profilo Facebook dove al momento non ci sarebbero post disponibili…