Alcune sere fa una giovane Capitano dell’Arma dei Carabinieri (Capitana non mi piace, anche perché ricorda una voce del verbo capitanare) ha pronunciato ad un telegiornale questa frase: “e non si dica che se la sono cercata”. Ovviamente si riferiva ad uno stupro di gruppo nei confronti di una giovane ragazza, parlava di quello di Palermo. In questi giorni si sono consumati gli ultimi due gravissimi stupri di gruppo nei confronti di minorenni: a Palermo ed a Caivano.
Non esistono stupri più gravi e meno gravi: esistono gli stupri, sempre gravissimi. Reato grave, efferato, esecrabile e via dicendo con ogni aggettivo che lo qualifichi in modo più che dispregiativo.
Torniamo alla frase (estrapolata dall’intervista) alla giovane Capitano dei Carabinieri. Nessuno, donna o uomo che sia, si va a “cercare uno stupro”. Dalle cronache sappiamo che le vittime di stupro sono quasi esclusivamente donne e che, nella quasi totalità sono vittime del “branco”. Tra i componenti del branco, in prevalenza, vi sono persone che conoscono la vittima e premeditano, in concorso con altri, questo atroce e barbaro delitto, approfittando della fiducia della vittima designata.
Come se non bastasse filmano il disumano comportamento e lo postano sui social dove esiste un “mercato” che si eccita nel vedere la crudeltà delle gesta del branco mentre stupra.
Un branco composto spesso di giovani, anche minorenni, tanto per riferirsi agli ultimi due episodi. Questo non vuol dire che si sottovalutano gli altri stupri effettuati da sempre e quelli che, purtroppo, leggeremo in futuro. Ogni stupro ha la stessa spietata ed inumana valenza, latrice di atroce violenza.
Rammentiamo che legali e familiari (come da recenti intercettazioni) dicono al criminale in erba di sostenere che la vittima è consenziente. Può mai essere consenziente una contro tanti? Possono essere consenzienti due adolescenti di 10 e 12 anni come a Caivano? Forse non hanno raggiunto ancora la pubertà e sono all’oscuro di rudimenti di educazione sessuale.
La loro vita, indipendentemente da tutto, sarà segnata per sempre. Le hanno private, come troppe altre, della gioia della vita e di avere normali rapporti intimi. Addirittura la famiglia medita di allontanarsi dal paese per timore di ritorsioni perché tra gli stupratori vi sarebbero figli e parenti di boss locali. Siamo alla follia pura. Invece di darsi alla latitanza i criminali debbono fuggire le vittime.
In una società dove non è poi così difficile incontrare animali (non persone) che si abbandonano a tali inqualificabili e spregevoli reati, qualcosa si può tentare di fare a livello di comportamenti personali.
In primis diffidare sempre sia di chi si incontra occasionalmente, sia di persone (che poi si rilevano carnefici) che si conoscono in modo non più che profondo. Questo vuol dire essere prudenti, senza lasciarsi andare a facili illusioni sulla bontà degli altri. Una più che abbondante dose di scetticismo può aiutare. Aiuta, non esclude le violenze ma certamente molti rischi possono essere evitati sospettando degli altri.
Se i comportamenti individuali possono essere d’ausilio le vittime vanno difese sotto il profilo normativo. Lasciamo da parte balzane e non realizzabili idee, ancorché d’effetto per un popolino poco informato o che predilige la giustizia sommaria, come quelle affermate dal vice Presidente del Consiglio Salvini in merito alla “castrazione chimica”. Non ci meravigliano delle sue esternazioni che fanno pari con le sue promesse elettorali.
Promettere sapendo di non poter mai realizzare quanto si afferma. Strano che non abbia proposto di far educare gli stupratori dall’ormai osannato Vannacci ed affidargli la gestione di costituendi lager. Forse le cosiddette “chiacchiere da bar” sono più serie.
Sicuramente, ma non solo per il reato di stupro, potrebbero percorrersi due vie parallele. Inasprimento delle pene, senza giungere alle fantasticherie della pena di morte (non prevista nel nostro ordinamento che ha la finalità di rieducare il reo) e certezza della pena. Certezza non vuol dire abolire i benefici normativi previsti per gli sconti di pena. Semmai attenuarli per alcuni reati ma sempre nell’ambito della certezza della pena.
Soprattutto, lo si ripete, essere prudenti e sospettosi per evitare, annullare sarebbe un’utopia, le tante situazioni pericolose che possono degenerare in tragedie personali.