Una scia di dolore e indignazione attraversa nuovamente il panorama lavorativo italiano, mentre cinque operai ferroviari trovano una fine prematura a causa di un tragico incidente avvenuto nella notte del 31 agosto. Questi recenti lutti “pareggiano” il macabro risultato del 25 maggio, un altro triste giorno in cui in Italia sono morte di lavoro cinque persone, tre nella sola Lombardia.
Questi eventi, etichettati come “morti bianche”, sono diventati tristemente comuni nella realtà italiana, ma rappresentano una sfida che richiede un impegno costante per essere affrontata ed eliminata.
Queste “morti bianche”, così chiamate per la natura evitabile delle tragedie sul lavoro, gettano una luce spietata sull’urgenza di migliorare le pratiche di sicurezza sul posto di lavoro. Nel panorama globale, la frequenza di tali incidenti è sconcertante: ogni 15 secondi, un lavoratore perde la vita a causa di infortuni o malattie legate all’ambiente lavorativo. Con oltre 2,3 milioni di morti all’anno, il costo umano è semplicemente inaccettabile.
Ma non è solo il costo umano che rende queste morti una piaga globale. Anche il fardello economico è imponente, con una perdita che equivale al 4 per cento del prodotto interno lordo mondiale. Questo dimostra che non si tratta solo di una questione di giustizia sociale, ma anche di buon senso economico investire nella sicurezza sul lavoro.
I dati italiani non sono meno allarmanti. Nel 2021, il numero di morti sul lavoro è stato di 1221, con l’impatto drammatico della pandemia di Covid-19. Tuttavia, i dati recenti dell’INAIL al 31 dicembre 2022 sembrano indicare un ritorno ai livelli del 2019, registrando 1090 vittime.
Il 2022 ha portato con sé un aumento significativo nelle denunce di infortunio sul lavoro, con un aumento superiore al 25 per cento rispetto all’anno precedente. Ma è l’aumento delle malattie professionali, che segnano un incremento del 9,9 per cento, a evidenziare l’importanza di affrontare le sfide legate all’ambiente lavorativo in modo completo ed efficace.
Sorprendentemente, è emerso che le lavoratrici sono state particolarmente colpite da infortuni, con un aumento del 42,9 per cento rispetto al 16 per cento dei lavoratori maschi. La fascia di età tra i 40 e i 59 anni rappresenta la maggior parte dei casi, sollevando interrogativi su possibili cause sottostanti.
Le malattie professionali, poi, stanno emergendo come una sfida crescente. Nel primo semestre del 2023, le denunce sono aumentate del 22,5 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, sottolineando l’importanza di strategie preventive mirate.
Secondo i dati dell’INAIL, nei primi sei mesi del 2023, ben 450 persone hanno perso la vita a causa di incidenti mortali sul lavoro, un tributo inaccettabile alla negligenza della sicurezza. Tuttavia, l’Osservatorio indipendente “Caduti sul lavoro” di Bologna, che monitora tutti gli infortuni mortali – compresi quindi quelli dei lavoratori non assicurati dall’INAIL (che è un modo chic di definire chi lavora in nero) – ha contato più di 930 incidenti dal gennaio all’agosto 2023.
Mentre sembrano emergere segnali di una lieve riduzione (-2,8%) delle denunce di infortunio all’INAIL nel 2023 rispetto all’anno precedente, è importante considerare che i dati a breve termine potrebbero non riflettere accuratamente i trend futuri. Gli esperti concordano sul fatto che analisi più lunghe siano necessarie per valutare in modo più accurato l’efficacia delle misure preventive.
In questo contesto, le parole di Giorgio Airaudo della CGIL risuonano potenti: “i morti sul lavoro non sono mai fatalità. Errore umano? Se si lavora a risparmio o di corsa, è indotto”. Per Alessandro Genovesi della CGIL questa “È una strage. Meno sicurezza in nome della produttività”. Il segretario generale della CGIL Landini ha dichiarato ““L’indignazione e il cordoglio non bastano più, è il momento di agire, questa strage va bloccata immediatamente”. Per Luigi Sbarra, segretario generale della CISL “Quando ti arriva addosso un treno a 160 chilometri all’ora mentre lavori sui binari, non si può parlare di fatalità.” Pier Paolo Bombardieri – il segretario generale della UIL – ha commentato “Ennesima strage sul lavoro. Servono provvedimenti drastici”.
Questa è una sfida che richiede un impegno da parte di tutti i settori della società, dalle aziende ai sindacati, dalle autorità pubbliche ai lavoratori stessi. Solo attraverso un impegno collettivo possiamo sperare di porre fine a questa tragica epidemia delle “morti bianche” e creare un ambiente lavorativo sicuro per tutti.