Il governo è a caccia della soluzione. Alle 17 di lunedì 4 Settembre 2023 si è tenuta una riunione (una delle tante, presumo) presieduta dalla Ministra Roccella e cui ha preso parte il Comitato Media e Minori, organo di autoregolamentazione che trova radice nella legge 112 del 2004 e si incunea tra il Ministero dello Sviluppo Economico (oggi MIMIT) e l’AGCOM.
La convocazione straordinaria è stata sollecitata dai recenti episodi di violenza che qualcuno ritiene figli della navigazione su siti porno da parte dei minori.
Tra i convocati mi ci trovavo anch’io, in qualità di uno dei rappresentanti degli utenti in seno al predetto Comitato, e quindi il “sentito dire” (che anima la maggior parte dell’informazione…) nel mio caso si completa “con le mie orecchie”.
Ne scrivo perché non vorrei che un domani l’impietoso incedere degli anni cancellasse il mio ricordo di un evento che pur scolpito nella mia memoria potrebbe essere eroso.
Chiarito che finisce in un cassetto il baby-SPID cui aveva appena finito di lavorare l’Agenzia per l’Italia Digitale, il dicastero della Famiglia, della Natalità e delle Pari Opportunità ha annunciato di aver preso in considerazione una “app” che certifichi la maggiore età per chi vuole fruire di contenuti pornografici.
Facendo un salto nel futuro, tutti i possessori di smartphone, tablet e personal computer su cui è installata la specifica applicazione, saranno additati dagli amici che non esiteranno a far commenti salaci sulle abitudini di movimento online. All’innocente “Fammi vedere che «app» hai caricato!” farà eco “brutto porco, ma su che siti vai?” e ovviamente gli appassionati di quelle che il colonnello Buttiglione ad Alto Gradimento identificava come “pubblicazioncelle leziose” terranno celato il telefonino, nascondendolo in un salvifico quotidiano adeguatamente ripiegato.
L’ispirazione al nostro Governo è stata data da una ipotesi che verrà sperimentata in Francia.
La soluzione si baserebbe sulla segregazione dell’elenco dei maggiorenni (gestito dalla Pubblica Amministrazione) e del generatore di token per accedere ai web birichini. Lo Stato conoscerebbe chi ha requisiti di età (che, stando a quel che è stato detto, potrebbe mandare una immagine o un PDF del documento) ma non avrà cognizione in ordine al sito che andrà a visitare. Il gestore della “app” verificherebbe (sulla base di un codice anonimo abbinato da un ente pubblico all’interessato e da quest’ultimo inserito nelle impostazioni della app) se chi intende accedere a certi siti ha titolo anagrafico per sbirciare immagini e video a luci rosse.
Per eseguire questo check interroga il database della P.A. e si limiterebbe a sapere che è grande abbastanza per frequentare determinati erogatori di prodotti multimediali adatti per aspiranti osservatori paraginecologi. Senza sapere nome e cognome o altro del cibernauta dai bollenti spiriti la “app” darebbe segnale verde a visionare foto e filmati.
Peccato che la richiesta di verifica della condizione di “adulto” avviene solo per consentire di aprire le porte ai portali smutandati. Ogni check lascia traccia nei log di sistema e il record (ossia la scheda) dell’over 18 risulterà come “interrogato” da qualcuno per un utilizzo limitato alla visita a siti porno.
È vero che lo Stato non saprà se il cittadino predilige il sadomaso, le orge, il sesso con animali, il fetish o i rapporti fisicamente di un certo tipo, ma è ovvio che possa “mappare” chi fa un uso non professionale di computer, tablet e smartphone.
La solerzia governativa fa presagire che quei soggetti probabilmente saranno destinatari di apposita campagna di prevenzione contro la cecità che l’autoerotismo sembrerebbe determinare.
Mentre la Ministra Roccella annuncia che chi produce dispositivi idonei a navigare online potrà venderli solo se avranno preinstallato la taumaturgica “app”, che succederà delle decine di milioni di apparati già in uso? Verranno sequestrati? Lo Stato li ritirerà prima che tutti i minorenni, invece di pretendere lo smartphone di ultima generazione, diranno di essere affezionati e inseparabili dal vecchio cellulare nelle loro mani?
Nel frattempo frotte di premurosi teenagers sono già pronti a registrarsi nell’archivio dei maggiorenni inviando copie di carte di identità, passaporti e patenti di guida di zii e nonne. La corsa alla scansione digitale e alla creazione di appositi PDF è già scattata e i parenti grandicelli che a loro tempo avevano barato al botteghino del cinema per vedere i “film vietati” come si comporteranno?
Fermiamoci qui. Ma non è finita. Anzi. Il meglio deve ancora venire.
Non perdetevi i prossimi editoriali. Non perdete nemmeno le speranze, anche se non è facile.