Potremmo non averlo mai saputo, ma se siamo qui a leggere o ascoltare questo pezzo dopo un recente viaggio aereo possiamo ritenerci fortunati.
L’azienda CFM International, leader nella produzione di motori per jet commerciali, intende citare in giudizio la AOG Technics, azienda britannica incaricata delle manutenzioni dei motori CFM56, dei quali sono dotati numerosi aeromobili Boeing 737NG ed Airbus 320/321 tuttora in servizio.
I contendenti sono rappresentati da CFM International (una joint venture di successo formata dalla statunitense General Electric Aerospace, colosso dell’industria aerea e leader nella produzione di motori – e dalla francese SAFRAN – ex SNECMA, storica azienda aerospaziale transalpina) e, dall’altro lato, la AOG Technics britannica che, al momento, sembra un “fantasma”.
Il motivo del contendere riguarderebbe l’avvenuta fornitura, da parte di AOG Technics, di parti di ricambio falsamente attestate come nuove, ed installate su almeno 68 motori rimessi in servizio dopo la revisione da parte del service britannico, che ne ha attestato illecitamente la aeronavigabilità attraverso certificati ARC – Authorized Release Certificates – contraffatti; gli ARC rappresentano, per l’industria aeronautica civile e commerciale, una sorta di “certificato d’origine” di ogni componente degli aeroplani, che possono legittimamente volare solo se ogni singola parte è dotata di questo “certificato d’origine controllata”.
Le prime avvisaglie della questione si sono avute a luglio scorso, quando alcuni tecnici della CFM e di SAFRAN, in un controllo di routine sui lavori eseguiti da AOG, hanno riscontrato anomalie documentali su alcune componenti che, alla prova tecnica dei fatti, sono risultate “rigenerate” e non nuove di fabbrica come attestato dalle carte a corredo.
Il mondo aeronautico è altamente regolamentato e i processi di lavoro sono descritti nei minimi dettagli: immediata è stata la segnalazione ad EASA (l’Ente europeo di regolazione della sicurezza aerea) la quale, dopo le verifiche, ha emesso un bollettino che, annunciando l’avvio di una investigazione, richiede agli operatori di non installare le componenti “sospette” e, se già installate, di provvedere alla loro sostituzione immediata.
La faccenda coinvolge ovviamente la nostra sicurezza come viaggiatori: sembra emergere che i ricambi “pezzottati” (tra cui le pale delle turbine, che hanno una “vita utile” prestabilita, terminata la quale vanno distrutte – anche se mai utilizzate!) fossero falsamente attestati come “nuovi”: i controlli effettuati hanno invece dimostrato e verificato che molti pezzi fossero rigenerati ma certificati “tuttapposto” dall’azienda britannica.
Azienda che, ad un più accorto esame, sembra davvero un po’ anomala: intanto, il sito web è misteriosamente offline da qualche settimana (anche la Wayback Machine ha registrato una sola residua pagina) e l’unica traccia della sua esistenza, al momento, sono i registri commerciali britannici che indicano la fondazione nel 2015 e la figura di José Alejandro Zamora Yrala, un trentacinquenne venezuelano-britannico come Amministratore delegato.
Tuttavia, secondo alcune indagini svolte da Bloomberg, altra polvere è sotto i tappeti: per esempio, Ray Kwong, con l’incarico di CCO (Chief Commercial Officer) di AOG Technics, riporta nel suo CV lunghe esperienze lavorative con aziende leader come All Nippon Airways (ANA), Nissan e Mitsubishi. Tuttavia, nessuno di questi grandi gruppi ha traccia nei suoi archivi dei dipendenti del passaggio di questo signore.
E ancora: la sede di AOG Technics, inizialmente fissata in un modesto trilocale nella cittadina balneare di Hove-Brighton (un’ora circa a sud di Londra, sulla costa), si è successivamente spostata in altri luoghi “domestici”, per approdare infine nel prestigioso “Nova Building”, nel distretto londinese di Victoria, moderno complesso residenziale e commerciale con i classici “uffici di rappresentanza” per avere “a noleggio” un indirizzo aziendale VIP da sfoggiare sui biglietti da visita.
E c’è di più: altri dipendenti hanno interessanti profili professionali, come Johnny Rico (da non confondere con il personaggio della saga Starship Troopers) con l’incarico di Executive Sales Manager, Martina Spencer (Account Manager) e Michael Smith (Quality Assurance Manager) i cui profili Linkedin UK sono misteriosamente scomparsi dalla rete, e che risultavano rappresentati da fotografie tratte rispettivamente da un blog di dentisti e da un sito di un’azienda di healthcare specializzata nella cura di pazienti affetti da demenza.
Il tutto condito da dichiarate esperienze lavorative presso Ryanair e Siemens AG, ovviamente disconosciute formalmente dai gruppi interpellati dai segugi di Bloomberg.
Hanno superato Totò e Nino Taranto, ma stavolta non si tratta di vendere una fontana: sugli aerei ci saliamo noi, non il Cavalier Decio Cavallo.
Ma ciò dimostra definitivamente che le scie chimiche sono false.