I blitz sono per la camorra come le mele per il medico. Se ce li si vuol togliere di torno, la posologia è “una volta al giorno”. Magari due.
La retata di qualche giorno fa, che ha portato a risultati tutt’altro che clamorosi anche se fosse stata setacciata Lourdes, ha avuto un seguito tutt’altro che inaspettato. I padroni di quel territorio non hanno tardato a far sentire la voce dei loro mitra, giusto per ricordare che quella è casa loro.
Chi conosce quel genere di ambiente sapeva perfettamente che i 400 uomini e l’elicottero sopra le loro teste non avrebbero sortito alcun effetto reale. Anzi. Quell’intervento di polizia è stato l’assist per i “uagliune” che hanno potuto ribadire che nulla è cambiato. E siccome c’era da aspettarselo, sarebbe stato bello che i responsabili dei diciannove colpi in strada venissero acciuffati (stavolta davvero in diretta) e assicurati alla giustizia.
La carovana di blindati e “gazzelle” era ormai un ricordo e alla “sparata” (come si dice da quelle parti per indicare la spacconata) istituzionale ha fatto immediato riscontro una nuova esibizione di muscoli di chi ha ben presente la propria superiorità in quelle zone.
Le operazioni a sorpresa, che fortunatamente fanno trovare gli eredi dell’Istituto Luce pronti a filmare, non si può pensare non inneschino dimostrazioni plateali da parte di chi ha tutto l’interesse di ribadire che nulla è cambiato e che l’occasionalità (come la rondine a primavera) non segna certo mutamenti di sorta.
Qualcuno dovrebbe capire la differenza idiomatica tra battaglia e guerra. O peggio, tra scaramuccia e battaglia… La poderosa azione a Caivano è meno di una scaramuccia e tutt’altro che la Pearl Harbour del crimine organizzato campano.
Addolora vedere tanta improvvisazione strategica: non è tempo di jam-session della pubblica sicurezza, ma è il momento di orchestrare con i più minuziosi spartiti una sinfonia del ripristino della legalità.
Proprio il termine che indica liceità e legittimità collide con un quadro di insieme in cui chi è ai domiciliari è libero di muoversi e incontrare chi gli pare in barba ai provvedimenti restrittivi emessi nei suoi confronti. Anche una tirata d’orecchi potrebbe essere un monito a chi si reputa intoccabile e una palese testimonianza che non si fanno più sconti a nessuno (compresi i quasi-suoceri che non sanno restare a casa o i figlioli che non tengono a bada gli ormoni).
Purtroppo la politica è spettacolo, il consenso è quello dei like, l’onda da cavalcare è l’insofferenza compressa nel popolino: l’importante è far sospirare quel “finalmente!” che prende il posto di un ben più fondato “perché solo ora e solo così?”.
Il camorrista prende il posto del bimbo da sottoporre a iniezione intramuscolare e non deve stupirci se a modo suo esclama il fatidico “già fatto?” dello spot di una nota siringa indolore.