Nell’arte della guerra, Deception ed Intelligence si muovono all’unisono; in termini di principi bellici, l’inganno a fini strategici si riferisce alla manovra, all’economia delle forze ed alla sorpresa, mentre la forza è più legata allo shock, alla concentrazione dei mezzi ed alla capacità. Sebbene esista una fitta correlazione fra le due dimensioni, è significativo considerare che l’inganno non rappresenta un principio di guerra, bensì un composto dell’Intelligence e del controspionaggio, che coinvolge analisti di intelligence e responsabili politici avversari.
Spesso associate ad astuzia e stratagemmi, le campagne principali di strategic Deception riguardano l’occultamento, la simulazione e l’intossicazione di dati, che aiutano ad ingannare il nemico inducendolo ad illudersi, causandone la sconfitta. Nonostante un’efficacia dimostrata molte volte nella storia, questa pratica non è priva dei suoi dilemmi culturali ed etici, anche in termini di allocazione delle risorse. Mentre le moderne Forze Armate testimoniano il costante progresso delle reti di informazione e della digitalizzazione, le nuove tecnologie sembrano fornire un terreno fertile per una evoluzione delle operazioni di inganno. Se ben utilizzate, queste aiutano a mitigare la fine del comfort operativo previsto alle forze militari ed evitare l’avvento di un nuovo blocco tattico.
Fattivamente, una campagna bellica può essere studiata in via strategica, operativa o tattica, mantenendo sempre un comune punto di convergenza, identificato dalla manipolazione delle percezioni dell’establishment e/o della popolazione avversaria, che rende inestimabile la portata ad ampio raggio della Deception strategica.
Le campagne deceptive, storicamente, sono state causate da fallimenti di intelligence dovuti ad una scarsa considerazione dell’elemento inganno in guerra; fabbricazione di dati, tecniche di simulazione e dissimulazione, corruzione, falsa propaganda, strategie politiche militari e comunicative, il tutto espletato in un’ottica di Denial and Deception.
Attraverso un flashback storico, è possibile decifrare il carattere temporale dell’inganno a fini strategici; dall’Antica Grecia, all’Impero di Mezzo, alla transizione nell’era delle Nazioni, come risultato della Rivoluzione francese, è evidente che oltre al cambiamento nel modo di condurre la guerra, con gli eserciti nazionali in prima linea al posto dei mercenari, aumentarono gli incentivi a ricorrere a pratiche di inganno tattico.
Proseguendo con la linea temporale, nel 1862 – in piena guerra civile americana – l’Unione e la Confederazione del Sud vennero impegnate in diverse operazioni clandestine, con spie in entrambe le fazioni, per far uso di telegrammi decodificati ed azioni sotto copertura; nelle Guerre Mondiali vennero implementate campagne di Deception, nascondendo le effettive capacità offensive e la preparazione ad operazioni di diversione, con l’esibizione di battaglioni fittizi.
Basti citare anche le strategie argentine e britanniche durante il conflitto nelle isole Falkland, e quelle usate nelle numerose battaglie arabo-israeliane (con particolare riferimento agli stratagemmi israeliani nel 1967), o il celebre inganno statunitense nel 1991, quando venne lanciato un attacco marittimo contro la parte sinistra della flotta di Saddam Hussein mentre, contemporaneamente, si attaccava la sua parte destra, a diretta testimonianza dell’escalation dell’uso dell’inganno.
Riferendoci a situazioni ai più note, si possono citare campagne deceptive, come i tentativi tedeschi di manipolare la percezione delle loro intenzioni politiche e delle loro capacità militari negli anni Trenta del novecento; la politica estera hitleriana di quel periodo era incentrata sulla Gran Bretagna e sull’acquiescenza all’espansione tedesca in Oriente, mediante la manipolazione e l’inganno circa la reale forza militare a disposizione e le intenzioni politiche, per tutto il corso del decennio. Si conta una successione di inganni che, presi insieme, formarono uno schema con gli obbiettivi a lungo termine di Hitler, basati su campagne di Deception.
Il fallimento dell’invasione nazista del 22 giugno 1941 in Unione Sovietica, nota con il nome in codice di “Operazione Barbarossa”, ebbe un significato peculiare, in quanto unico caso in cui la leadership di un Paese ignorò i tanti avvertimenti di un attacco imminente, mettendo in risalto una delle più longeve carenze ascrivibili all’Intelligence, ossia la presenza di informazioni che contraddicono percezioni profondamente radicate nel Paese.
Un ulteriore esempio chiarificatore del concetto di strategic Deception è rappresentato dall’Operazione Bodyguard, pianificata nel 1943 durante la Conferenza di Teheran, orchestrata per l’apertura di un secondo fronte occidentale, che ebbe l’intento di confondere le forze tedesche, circa le reali intenzioni alleate, per quanto riguardava il posto e la data dell’invasione, nonché il luogo della reale incursione.
Dunque, la storia insegna che la poliedricità delle conseguenze inerenti all’inganno, che permeano quasi tutti gli aspetti della società, induce l’Establishment politico di un Paese a credere in un qualcosa fondato su informazioni fittizie, create mediante la convergenza funzionale di apparati di Intelligence, tecnici, fisici ed amministrativi.