120 voti a favore, 14 contrari e 45 astensioni: è questo il bilancio della votazione all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sulla risoluzione presentata dalla Giordania, a nome dei Paesi arabi, sul cessate il fuoco immediato a Gaza, l’ingresso degli aiuti e lo stop allo sfollamento forzato.
La notizia di 59 Stati che non si accorgono della gravità della situazione di catastrofe umanitaria lascia allibite le persone di buon senso, quelle che dinanzi a simili tragedie mettono da parte qualsivoglia faziosità e antepongono il futuro del pianeta alla sete di vendetta.
Tra i contrari – ovviamente – Israele e USA. Tra gli astenuti – a mio avviso non altrettanto ovviamente – anche l’Italia.
La nostra astensione al voto all’emananda Risoluzione – secondo Maurizio Massari, rappresentante permanente d’Italia presso l’ONU – è legata a “tre ragioni: perché manca la condanna chiara e senza ambiguità degli attacchi di Hamas del 7 ottobre scorso a Israele; perché manca il riconoscimento del diritto di ogni Stato sotto attacco, in questo caso Israele, a difendersi in linea con il diritto internazionale e umanitario e perché manca l’imperativo che è quello del rilascio immediato e senza condizioni degli ostaggi”.
Il diplomatico – secondo quel che riporta ADN Kronos – ha ribadito che l’Italia, “è e sarà con fermezza solidale verso Israele: per noi la sicurezza di Israele non è negoziabile”.
Il quisque de populo si lascerebbe scappare che non è negoziabile la sicurezza di nessun Paese al mondo, e ancor prima è ancor meno “trattabile” il rispetto delle vite umane qualunque ne sia la razza, la religione, la nazionalità.
Nel frattempo cala un terrificante silenzio.
Il blocco di Internet a Gaza e dintorni non è soltanto un doveroso sgambetto ai sistemi di comunicazione di Hamas, ma rischia di tramutarsi in una benda sugli occhi di chi vorrebbe sapere cosa stia effettivamente succedendo in queste ore. Le riprese fatte con telefonini e le notizie veicolate con social e blog potevano certamente essere di parte, ma costituivano un’ulteriore opportunità di aggiornamento.
I network dei media tradizionali risentono di indirizzo politico e di censure e sulla loro indipendenza credo siano in pochi a voler mettere la mano sul fuoco. Si pensi ad Al-Jazeera e non si dimentichi dove si trova, non si trascuri che in Qatar c’è la regia di Hamas, non si sottostimino gli interessi a nuovi equilibri in Medio Oriente…
La gente viene dilaniata come nemmeno Quentin Tarantino saprebbe immaginare ma dalle nostre parti i crucci della striscia di Gaza si trovano a dover competere con quelli causati da Striscia la notizia e quindi l’opinione pubblica ha anche altro a cui pensare…
D’altronde siamo un Paese in cui abbondano anche le strisce di cocaina come dimostrano i campioni di acque reflue acquisiti dalla rete di rilevamento nazionale che ha incluso complessivamente 33 centri urbani equamente distribuiti in 20 regioni italiane. Ma per constatare l’abuso di droghe non c’è bisogno di analizzare i residui metabolici (i prodotti di scarto umani) delle sostanze stupefacenti nelle acque reflue urbane arrivate ai depuratori, perché basta guardare la violenza quotidiana per comprendere che al disagio personale dei protagonisti è presumibile si aggiungano gli effetti della “roba”.
Chi è ancora lucido guarda con spavento al domani. Viene da chiedersi se sappiamo ancora voler bene, almeno a noi stessi.
Per farlo si dovrebbe iniziare a pensare alla pace, alla serenità, alla fine delle tribolazioni di chi soffre. Non ci sono bambini israeliani o bambini palestinesi. Ci sono solo bambini. Rubargli il futuro è una atrocità. E le atrocità generano solo altre atrocità.