L’insegnamento della giurisprudenza doveva, per essere specialistico, svincolarsi dal trivium che era poco approfondito per le nascenti esigenze. A Bologna Irnerio (1060-1130 ca.), giurista e glossatore di origine germaniche, si avviò allo studio del diritto romano nelle codificazioni dell’Imperatore Giustiniano (482-565), il poi denominato Corpus Iuris Civilis, e nei Digesti, raccolta di decisioni e pareri giuridici dei giuristi romani. Tra l’XI ed il XII secolo non era concepibile un’applicazione pedissequa del diritto romano ma andava acquisita la sua sistematicità al fine di indirizzare il diritto vigente verso un’elaborazione sistematica.
Molti insegnati di diritto nel XII secolo commentarono, nelle loro Glosse, il diritto romano eliminando quanto di discordante con il diritto vigente. La mole di Glosse si trasformò in Summae divenendo un “sistema imponente, unitario, scevro di contraddizioni”. Analogamente nella teologia, da parte ecclesiastica, si iniziò a porre ordine nel materiale canonistico. L’opera di Graziano (1080 circa, metà del 1100), il Decretum Gratiani, divenne il nucleo fondamentale del Corpus iuris canonici che, sino al XX secolo raccolse il diritto cogente della Chiesa cattolica.
In Francia, a Parigi, intorno al 1100, il centro culturale e di insegnamento faceva riferimento alla cattedrale di Notre Dame, dove i canonici insegnavano le materie tradizionali sotto il controllo di Vescovi e Cancellieri. Stante l’elevato numero di studenti, le lezioni si spostarono sulla riva sinistra della Senna in conventi di canonici regolari. Al di là dell’aspetto meramente logistico, si celava il proposito di svincolarsi dal controllo del Cancelliere di Notre Dame. Forza di attrazione fu Pietro Abelardo (1079-1142), “docente trascinatore nell’esposizione e nella discussione ma collega sgradevole, arrogante, polemico, mordace”. Il suo nome è legato alla vicenda amorosa con la sua allieva Eloisa (1092-1164), donna di straordinario intelletto e cultura.
Venivano riscoperti gli autori greci e latini ma soprattutto gli studenti provenivano da varie parti dell’Europa, senza distinzioni di ceto sociale: dalla nobiltà, agli artigiani ed ai contadini. Molti aspiravano ad un’ascesa sociale
Tutto ciò non era ancora “Università”, poiché mancava una solida “cornice istituzionale”. Non vi era la parola università e, quindi, la “cosa”. Non vi era un Rettore; se sino a quel momento si era andati avanti in quel modo perché creare una “cornice istituzionale”?
La necessità di dare ai corsi una cornice istituzionale nacque da conflitti che sorsero in merito allo stato giuridico di docenti e studenti; finché si trattava di chierici o di cittadini di Bologna o Parigi non sorgevano problemi. Tutti gli altri docenti e studenti che non rientravano tra costoro, quindi forestieri anche di altre nazioni, perdevano i diritti d’origine del loro luogo di nascita e si poneva il problema a quale forma di diritto dovessero essere soggetti.
Gli studenti potevano vedersi attribuito lo stato giuridico di chierico, quindi soggetto alla legge ecclesiastica, sottraendoli a quella laica. Lo status di chierico offriva vantaggi tra i quali l’inviolabilità, la non soggezione alla legge laica, l’esenzione dalle tasse, il diritto al mantenimento ed altro. Costoro non dovevano offrire contropartite sul piano religioso a meno che non accedessero agli ordini ecclesiastici maggiori. Se la Chiesa offriva protezione, non era disposta a cedere il controllo sull’insegnamento; solo il Vescovo ed il Cancelliere del capitolo della cattedrale concedevano l’autorizzazione all’insegnamento (licentia docendi).
L’Università, pertanto, nacque dal conflitto e dall’esigenza di un chiaro stato giuridico da attribuire a discenti ed insegnanti che volevano sentirsi liberi da vincoli ecclesiastici. Si costituirono in corporazioni locali in base a vari criteri (regionali, professionali, di nazionalità, di confraternita, comunali ed altro). Dovevano, però, avere il riconoscimento e la concessione dei privilegi di corporazione da parte di un potere pubblico.
A Parigi giunse l’aiuto, insperato, di Papa Innocenzo III (Lotario dei conti di Segni, 1161-1216, eletto al soglio pontificio nel 1198, fu il 176° Papa). Aveva studiato a Parigi ed era suo proposito intervenire per correggere posizioni teologiche non in linea con i dettami della Chiesa. La sua benevolenza non era priva di disinteresse. Occorreva dare loro delle libertà ma legando tale generosità alle finalità papali (elaborazione del diritto canonico, lotta alle eresie ed altro); il tutto doveva essere orientato al rafforzamento della Chiesa.
Le nascenti università dovevano portare “acqua ai mulini della Chiesa, invece di farla affogare”. Innocenzo III, per mezzo del Vescovo, riconobbe la corporazione dei magistri prima tacitamente (1208-1209) e poi esplicitamente (1215) dettando la cornice dei diritti, degli statuti, della regolamentazione delle lezioni, dei sigilli propri, delle corporazioni ed altro. L’autorizzazione alla docenza non era più prerogativa del Cancelliere sicché i docenti si organizzarono in un “corpo docente”. L’università di Parigi venne riconosciuta formalmente nel XII secolo ma solo nel 1257 l’Università della Sorbona venne fondata come collegio di teologia per studenti poveri dal teologo Robert de Sorbon (1201-1274), cappellano e confessore di Re Luigi IX (1214-1270), meglio conosciuto come San Luigi, Luigi il Santo o San Luigi dei Francesi.
“E con questo l’Università si è già configurata concretamente. Infatti universitas non è altro che il concetto di corporazione consueto all’epoca. A differenza dell’interpretazione più tarda del termine, secondo la quale con universitas, come universitas litterarum, si intendeva il complesso delle scienze, l’università nel senso originario è proprio questo: il complesso organizzativo dei docenti o degli studenti, poi di entrambi: la universitas magistrorum et scolariaum che presto diventa semplicemente universitas, perché nel frattempo era risaputo che con questa denominazione non si intendeva una corporazione qualsiasi ma quella accademica.
L’associarsi in senso corporativo che diviene universitas rappresenta quindi il passo decisivo, e che lo sia stato viene compreso e formulato dalla controparte”.