Tutta la storiografia e la storia degli eventi mondiali sono costellate di eroi di guerra e di pace; alcuni resteranno per sempre nella memoria, grazie ai libri di storia, ma una infinità di eroi e di eroine sono e resteranno ignorati, o ricordati solo per un lasso di tempo limitato.
Ne citiamo uno, il giovane Sandulli Mercuro, napoletano di nascita, tenente della Benemerita, andato a combattere durante il secondo conflitto mondiale fresco di scuola militare e di Accademia; ma simbolicamente, tramite lui, omaggiamo tutti quei prodi ignoti che a nostra insaputa hanno compiuto atti significativi, registrati solo negli archivi dei cieli.
Seconda Guerra Mondiale. Il Comandante dei Carabinieri Alfredo Sandulli Mercuro (1919-1943) era addetto al comando della Divisione Acqui a Cefalonia, isola greca, dopo essere rientrato dal fronte di guerra in Africa settentrionale. Esattamente nel drammatico momento dell’armistizio (1943) e del ritiro delle rabbiosissime truppe tedesche, le unità italiane stanziate in Grecia restarono isolate dalla Madrepatria, perdendo tutti i collegamenti anche tra di loro, nella confusione e nell’incertezza più totale.
Il reparto di Sandulli, anch’esso isolato, venne attaccato da milizie tedesche decisamente consistenti che ne chiedevano la resa immediata, ma i combattenti italiani si sacrificarono quasi al completo, pur di non cedere le armi al nemico, seppur consci che la lotta sarebbe stata decisamente impari.
Dopo due settimane di battaglia all’ultimo sangue, il contingente del giovane tenente Sandulli fu sconfitto dai nazisti, e il poco più che ventenne comandante venne catturato insieme ad altri 300 ufficiali appartenenti a varie Armi. I tedeschi effettuarono, subito dopo, feroci fucilazioni di massa, passate alla storia come l’eccidio di Cefalonia, in barba allo status di prigionieri di guerra dei militi italiani.
L’appena ventiquattrenne Alfredo Sandulli Mercuro, con calma e sangue freddo, fiero del suo ruolo e patriota convinto, volle dare l’esempio: si offrì coraggiosamente ai boia, immediatamente e spontaneamente, tra i primi, cercando di incoraggiare i suoi sventurati colleghi, accompagnandoli con dignità verso l’olocausto (i sopravvissuti riferirono che salutasse i compagni dicendo che si sarebbero rivisti in Paradiso…). Ostentando tranquillità e risolutezza anche dinanzi al plotone di esecuzione, attese quindi stoicamente, da vero eroe, la morte.
Il suo eroismo gli ha valso la Medaglia d’oro al valor militare, alla memoria, ma anche una laurea in Giurisprudenza ad honorem, da parte dell’Università di Napoli, da lui frequentata per quattro anni. Inoltre il nome di Alfredo Sandulli Mercuro è, ad oggi, apposto su una lapide dedicatagli dal Comune di Napoli. Al fulgido esempio di onor militare è stata poi anche intestata, nel 1968, la sezione di Mantova dell’A.N.C.
Infine, anche se potrebbe sembrare ridicolo, ricordiamo che nel 2013 il Tribunale militare di Roma ha condannato all’ergastolo il 90enne Alfred Stork, uno dei responsabili della fucilazione dei circa 120 militari italiani, appartenenti in maggioranza alla divisione Acqui, tra cui Mercuro, trucidati nella “Casetta Rossa” dell’isola di Cefalonia. Questa sentenza non è una consolazione, niente potrà mai esserlo, quando c’è bisogno di eroi è perché sussistono dei problemi