Parallelamente a quel che accade nel sanguinoso conflitto convenzionale, è in corso un duro scontro di carattere digitale che – come è facile immaginare – non fatica a debordare quello che sarebbe il “campo di gioco”.
E così, mentre piovono bombe (e sarebbe meglio fossero polpette come nei cartoon) sono finiti nel tritacarne virtuale due siti web del governo del Bahrein, rimasti brevemente inaccessibili dopo un possente attacco informatico.
L’aggressione è facilmente riconducibile alle posizioni del regno insulare a proposito della guerra in corso.
Una dichiarazione pubblicata online da un gruppo che si autodefinisce Al-Toufan (“Il Diluvio” in arabo) ha rivendicato la paternità dell’azione che ha portato a violare i siti web del Ministero degli Esteri e del Ministero dell’Informazione. A breve distanza di tempo c’è stato un ulteriore messaggio che includeva scansioni di passaporti di cittadini americani e di un importante diplomatico russo in Bahrein, copie di documenti che presumibilmente erano frutto della scorreria hacker.
Il testo dei pirati informatici spiega che gli attacchi sono avvenuti come ritorsione per “le dichiarazioni anomale rilasciate” dalla famiglia regnante Al Khalifa, ma non fornisce ulteriori dettagli o rimanendo – forse per noi occidentali – abbastanza incomprensibile.
Sappiamo che Salman bin Hamad Al Khalifa, il principe ereditario del Bahrein, ha aperto un vertice la scorsa settimana nel regno con un appello per uno scambio tra Hamas e Israele degli ostaggi e per la fine dello spargimento di sangue.
Il governo del Bahrein ha ammesso di essere alle prese con scorribande telematiche che hanno messo in difficoltà un certo numero di siti web di agenzie governative.
Il governo del Bahrein ha implementato una strategia e un quadro globale di sicurezza informatica per affrontare tali minacce e la velocità di ripristino delle condizioni di normalità ha dimostrato l’efficacia delle contromisure adottate.
I criminali del gruppo Al-Toufan non sono nuovi a prendere di mira il Regno degli Al-Khalifa. Nello scorso mese di febbraio questi banditi avevano mandato KO il sito web dell’aeroporto internazionale del Bahrein, quello dell’Agenzia di Stampa statale e della Camera di Commercio e lo avevano fatto per celebrare il 12° anniversario della rivolta della Primavera Araba nel piccolo paese del Golfo.
Un anno fa avevano anche interferito nelle elezioni che sono state boicottate da un gruppo di opposizione sciita e da altri correnti politiche ostili al governo.
Sotto il profilo geopolitico va ricordato che il Bahrein ha raggiunto – insieme agli Emirati Arabi Uniti – un accordo di riconoscimento diplomatico con Israele nel 2020. Non va poi dimenticato che il regno in questione ospita le basi navali della Quinta Flotta della Marina degli Stati Uniti, circostanza che ha attirato ripetute critiche da parte dell’Iran che è il suo acerrimo rivale regionale.