Le dichiarazioni di un Sottosegretario al Ministero della Giustizia, non al ministero del raddrizzamento delle banane, come si diceva sarcasticamente nella prima Repubblica, lasciano almeno sconcertati. Per i meno attenti si rammenta che è stato rinviato a giudizio per violazione del segreto d’ufficio, in relazione a documenti classificati passati ad un membro del COPASIR (Comitato per la Sicurezza della Repubblica) ed esibiti in Parlamento. Orbene, questo Sottosegretario ha testualmente affermato: “La riforma del Consiglio Superiore della Magistratura, che preveda di spezzare le reni al correntismo cancerogeno che lede anche l’onorabilità della Magistratura…”. Poi, in armonia alla violazione del segreto d’ufficio, ha detto: “Cospito, diventa l’influencer della sinistra, a cui vanno come se fosse La Mecca”.
Ambedue le affermazioni, profferite da un Sottosegretario alla Giustizia, e non da un quisque de populo, sono estremamente gravi. Le espressioni del Sottosegretario richiamano alla memoria le parole, in merito alla campagna militare contro la Grecia, pronunciate da Mussolini il 18 novembre 1940 dal famoso balcone di Piazza Venezia: “Spezzeremo le reni alla Grecia”. Ora è divenuto, nell’uso comune, un modo di dire, a tratti ironico.
La realtà storica ci ricorda che l’attacco italiano si rivelò un disastro per varie cause quali la stagione invernale, l’orografia del territorio, l’equipaggiamento inadeguato per le truppe, l’appoggio dato dai britannici all’esercito greco che si dimostrò più agguerrito del previsto. Anche l’offensiva della primavera successiva non ebbe successo e, dopo il soccorso delle truppe tedesche, i comandi italiani decisero di bloccarla.
L’espressione “spezzeremo le reni” è rimasta come parodia di un certo stile militare del fascismo, e di Mussolini in particolare, tanto che è entrata anche nel linguaggio cinematografico come modo di dire con contenuti ironici.
Rimane un emblema della differenza tra la tracotanza delle parole e la realtà degli eventi.
Digressione storica a parte, la scelta delle parole appare inopportuna, minacciosa e rievoca quel fascismo che solo a parole una minoranza di Fratelli d’Italia dice appartenga ad un passato superato e non sia una componente cogente dell’ideologia del partito.
Le parole su Cospito sono almeno non veritiere. Alfredo Cospito, forse il Sottosegretario non lo sa, è un detenuto condannato per aver gambizzato un dirigente dell’Ansaldo nucleare (nove anni e cinque mesi) e per un attentato con esplosivi alla scuola Allievi Carabinieri di Fossano (23 anni). Alcuni Parlamentari si sono recati in carcere perché era in sciopero della fame ed al 41 bis. Le visite negli Istituti di pena sono un evento ricorrente che hanno compiuto in passato, e continueranno a compiere,
Parlamentari di ogni appartenenza politica. Solo grazie alle rivelazioni del segreto d’ufficio in sede parlamentare è esploso il caso della visita a quel detenuto.Cospito è un terrorista anarchico, un anarchico insurrezionalista; la sua ideologia ed il suo modus operandi sono distanti anni luce dal pensiero della sinistra italiana. Nella sinistra italiana, a molti non piace ricordarlo, sono confluiti ex democristiani, ex socialisti ed altri che non hanno trovato una collocazione per i loro ideali.
Accusare la sinistra di ricever input da “l’influencer Cospito” e che sia “La Mecca” per loro è decisamente un’accusa falsa ma molto ad effetto per le anime populiste. Se qualcuno nel Governo afferma “fatti, non parole”, il Sottosegretario fa esattamente il contrario: tante roboanti parole, che evidenziano il suo pensiero intimo di estrema destra, e nessun fatto se non la violazione del segreto d’ufficio.
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