La strategia di Putin richiama quella della “Grande Madre Russia”, elemento che il Presidente russo non ha mai cancellato dai suoi reconditi sogni, come non ha mai ripudiato i valori del comunismo.
Si ricorda, solo per inciso, quando venne espulsa una donna, una spia russa, dagli Stati Uniti ed al ritorno Putin fece diffondere le immagini insieme a costei mentre ballavano e cantavano ai ritmi di musiche e canti dell’epoca comunista.
Sin dall’epoca zarista la strategia geopolitica dell’Impero russo è stata quella di penetrare l’Occidente per avere un accesso pressoché diretto al Mediterraneo attraverso i Balcani, all’epoca incorporati nell’Impero ottomano. Verso oriente vi erano, ai tempi, terre improduttive e di scarso valore strategico. In tale ottica va letto il rapporto privilegiato con alcuni Paesi balcanici, ai quali la Russia è da secoli legata anche da sentimenti religiosi (l’ortodossia).
Putin si sente un novello Zar; con le modifiche costituzionali, di fatto, sarà Presidente a vita; un Presidente-Imperatore-Zar di “tutte le Russie”.
Nei giorni scorsi la Federazione russa ha siglato un accordo di cooperazione militare con la giunta golpista del Niger, fattore che contemporaneamente crea problemi a Francia, Stati Uniti ed Italia. Parigi ricava da quelle terre circa un terzo dell’uranio necessario per alimentare le proprie centrali nucleari ed è stata obbligata a ritirare le proprie truppe, dopo che per giorni si parlò di intervento armato per destituire la giunta golpista.
Washington mantiene colà le sue due ultime basi in Africa (da dove partono droni). Mosca, di fatto, controlla la rotta più significativa per il flusso dei migranti che conduce alla Libia. Consiglieri e mercenari russi, unitamente ai militari golpisti del Niger, controlleranno i flussi migratori, tanto più che recentemente è stata abrogata la norma che vietava il trasporto di stranieri. La legge, richiesta dall’Unione Europea, tentava di limitare il flusso dei migranti nonché il florido business dei trafficanti.
Sostanzialmente l’Europa, e soprattutto Roma, sono sotto scacco. La pressione russa, intesa come ricatto per mezzo dei flussi migratori, è più che evidente.
La Russia, inoltre, da qualche tempo sta instradando i migranti siriani e pachistani verso le frontiere della Finlandia.
Si tratta di un disegno geopolitico di attacco/ricatto realizzato ponendo in estrema difficoltà l’Europa, ed in particolare i Paesi che ricevono alle frontiere i migranti. Inutile sottolineare che la maggiore pressione/ricatto è verso l’Italia, con buona pace di chi considerava Putin un “caro amico” e tentava di instaurare un rapporto privilegiato. Salvini si ricorda qualcosa? O rinnega prima che il gallo canti due volte come scritto nel Vangelo di Matteo?
Queste le prime due pressioni con modalità indirette. La guerra, meglio l’invasione, in corso ormai da quasi due anni, contro l’Ucraina rappresenta uno strumento militare destabilizzante per l’Unione Europea, per la NATO e per il mondo intero. Il tacito appoggio fornito, attraverso l’Iran, a Hamas contro Israele è un ulteriore elemento per mettere in crisi USA ed Occidente. Inoltre, vi è l’ulteriore vantaggio di spostare il focus dell’attenzione sul Medio Oriente, ponendo in secondo piano il conflitto ucraino.
Non si deve dimenticare il rapporto privilegiato con alcuni Paesi balcanici, mai abbandonato, che potrebbe riesplodere fomentando nazionalismi mai sopiti da secoli in quella che nel XIX secolo venne definita la “polveriera d’Europa”.
Riepilogando, si hanno due pressioni perpetrate a mezzo dei flussi migratori; prevalentemente a sud, con vittima evidente e privilegiata l’Italia, ed a nord. Contro Roma si consuma una vendetta per essersi apertamente schierata in favore dell’Ucraina ed aver tradito pregresse promesse di amicizia? Una guerra diretta in Ucraina, una longa manus in Medio Oriente attraverso Iran e Hamas. Una mai sopita penetrazione balcanica con fini destabilizzanti.
Si tratta di una evidente strategia geopolitica per sovvertire, per non dire scardinare, l’ordine mondiale facendo leva su quello che è il punto più vulnerabile dell’Occidente: l’Europa. Gli Stati Uniti possono solo, entro certi limiti, difendere la “vecchia Europa”, come la definì la dottrina Monroe del 1823. Gli USA hanno il delicato ed insidioso fronte con la Cina che progressivamente ed inesorabilmente si avvicina alla conquista di Taiwan; in gioco è il controllo del Pacifico.
Si potrebbe dire che Putin tenta di realizzare ed ampliare i disegni zaristi con mosse geopolitiche ardite ed argute.