Il 2023 è ormai alle spalle e, in prospettiva, il 2024 non promette nulla di buono in considerazione di quanto l’Italia ha visto nei passati dodici mesi.
In primis sul nuovo anno incombe la “madre di tutte le riforme”, come l’ha definita il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Elaborata dal Ministro per le Riforme Istituzionali, Elisabetta Alberti Casellati, prevede il così detto “premierato”, ovvero l’elezione diretta del Presidente del Consiglio. Vengono fortemente limitate le già esigue prerogative del Presidente della Repubblica che, di fatto, viene ridimensionato a semplice Notaio (nessuna offesa per la categoria).
Vi è, poi, il rischio più grave: quello di avere una maggioranza blindata con un numero di voti modesti. Spieghiamoci meglio; sembra, allo stato attuale, che il partito/coalizione che raggiunga il 40% dei voti ottenga il 55% dei seggi. Orbene, facendo i cosiddetti conti della serva (absit iniuria verbis), sapendo che la percentuale dei votanti è scesa a livelli preoccupanti, si potrebbe verificare quanto segue: poniamo voti il 60% degli aventi diritto al voto (ma le ultime percentuali sono più basse), il 40% di costoro rappresenta il 24% del totale degli italiani. Quindi, neanche un quarto dei potenziali elettori
otterrebbe il 55% dei seggi e governerebbe per tutti. La si può ancora definire democrazia rappresentativa? Il proposito della destra è chiarissimo: prendere il potere assoluto e non garantire gli equilibri costituzionali che abbiamo oggi. Anche la legge più liberticida passerebbe senza che l’opposizione possa avere il benché minimo potere di contrasto in Parlamento. A cucire le bocche ci penserebbero i mass media nominati o prezzolati od imbavagliati.
Solo per confermare quanto detto, si rammenta che il Presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha affermato che il Presidente della Repubblica esercita poteri più ampi di quelli previsti dalla Costituzione, il premierato li riporterebbe nel loro alveo. Attacco inusitato, di pessimo gusto esternato dalla seconda carica dello Stato: un fatto gravissimo. Nella sua saggezza, misura, imparzialità, prudenza e buon senso il Presidente Mattarella, senza citare l’attacco, si è limitato a dire che ci si deve
difendere dagli “oligarchi dei social” e garantire gli equilibri costituzionali. Alla destra preoccupa la sua popolarità e la sua inattaccabile figura di uomo, di politico, di costituzionalista.
Altra personalità ingombrante per la destra è Mario Draghi, senza ombra di dubbio l’italiano che ha maggior peso internazionale allo stato attuale. La destra non capisce o teme la portata della risorsa dell’uomo. Il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha accusato parte della Magistratura di tramare contro il Governo. Chiaro l’intento di limitare l’autonomia dell’Ordine Giudiziario e portarlo sotto il controllo del Governo. Il Ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, ha fatto fermare un treno per suo personale comodo. Forse voleva sottolineare la sua sovranità, anche come cognato, sul Paese? Lo possono fare tutti gli italiani? Meglio non sottolineare la riservatezza degli onorevoli Giovanni Donzelli ed Andrea Delmastro, sulla quale già si è detto. Il Patto di Stabilità, alla fine, con dolorosi crampi addominali, è passato mentre tutti pensavano di poterlo sospendere e rinviare al 2024. Sembrava un punto non travalicabile per la maggioranza ma, alla fine ha vinto l’asse Germania-Francia, e l’amaro calice è stato imposto. Si continua a non ratificare il MES e si rimane, per questo blocco, sempre più isolati in Europa. La volontà di ricattare l’Europa non premierà. Il Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti era favorevole ma il nocciolo duro della sua maggioranza (FdI e Lega) ha imposto il no. Ha definito un allucinogeno il superbonus ed il giorno dopo, seppur in forma ridotta, è stato prorogato per pressioni di Forza Italia. Speriamo che il Ministro prenda atto di essere stato umiliato e sfiduciato dal suo partito e faccia un passo indietro. Sono gli stessi che volevano uscire dall’euro e disseppellire la vecchia lira. I meno giovani ricordano le oscillazioni della lira, le continue svalutazioni e l’inflazione a due cifre a causa della debolezza della nostra moneta sui mercati. Ne hanno nostalgia od era un altro spot elettorale? Poi si è registrato il record di sbarchi e, tristemente, di morti in mare; ma non dovevano cessare, come promesso in campagna elettorale con il blocco navale? Poi la famosa riduzione delle aliquote irpef mediante accorpamento rispetto alle promesse iniziali è stata ridimensionata nella legge di bilancio e la flat tax scomparsa per lavoratori e pensionati. I più soldi nelle tasche degli italiani si sono assottigliati. In compenso maggiori favori agli evasori. Il taglio delle accise, il “pizzo di Stato” come le chiamava il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dove è finito? Salvini è sempre più vicino ai sovranisti ed a tutta la destra estrema europea. Forse tra poco vestirà una camicia nazista come il suo vice Galeazzo Bignami in una foto giovanile. Dal Leoncavallo milanese alla destra dura ha fatto un bel salto. L’abolizione della legge Fornero dove è finita? Ora incombe anche la tegola Verdini. Rimane solo la chimera del ponte sullo Stretto. Il 2024 sarà peggio dell’anno trascorso? Pare non abbiano limiti nelle reformatio in peius. Si sono citate solo alcune punte dell’iceberg delle marachelle di questo Governo sempre più a destra che ha blindato la legge di bilancio sin dal suo nascere con solo pochi emendamenti della maggioranza e dibattito praticamente inesistente. Il Presidente del Consiglio, influenzata da giorni, non ha potuto fare la conferenza stampa di fine anno, rimandata al 4 gennaio. Comunque, al di là della malattia, considerati alcuni precedenti, predilige comunicare con soliloqui ben costruiti, efficaci nell’impatto ma non nei contenuti, e non rispondere alle domande dei giornalisti. Il Presidente del Consiglio ha annunciato che il 2024 sarà un anno difficile, parole edulcorate che si potrebbero tradurre, come disse Winston Churchill ai cittadini britannici, in “lacrime e sangue” (in senso economico e sociale ovviamente).
L’amministrazione pubblica , in particolare quella locale di alcune grandi metropoli , non riuscendo spesso a far fronte a fenomeni gravosi, a discapito della gente onesta , (...
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