Un’incredibile storia di vita e di lavoro, incredibile come il fatto che essa sia stata quasi dimenticata: il poliedrico scienziato romano Marcello Creti (1922-2000), noto negli anni 30 e 40 del Novecento, fu davvero personaggio particolare, autore di invenzioni straordinarie, passate in sordina ed obliate.
Presentò decine di brevetti futuristici, per l’epoca, di sistemi di uso quotidiano, avvolgendo la sua opera e la sua esistenza in un alone di mistero esoterico. Pare che le sue invenzioni scaturissero dai suoi sogni, e così accadde per la segreteria telefonica, il vivavoce, il telefono portatile, il telefono plurimo, il jukebox, il generatore d’alta frequenza, la macchina fotografica Kodak Instamatic e tante altre invenzioni (doveroso citarne almeno alcune: cronovisore, riflettore antiaereo, luxmetro, automobile autarchica, geocomando per campi minati, pistola automatica, ondogeno medicale, motore elettrico per auto senza statore, ecc.).
Quel genio in erba del piccolo Marcello, in seno alla sua famiglia benestante, ad appena 7 anni inventò il cacciavite prensile, ed a 8 il tappo a corona, tutt’ora in uso; già allora dichiarò che l’idea gli era apparsa in sogno.
Lascia basiti il fatto che tutte le sue scoperte abbiano questa eccentrica genesi, in quanto, a suo dire, non scaturivano dallo studio, ma si presentavano in stato di trance o in fase di dormiveglia, in qualche area del suo cervello: erano macchine e progetti di una certa complessità, che Creti annotava non appena tornava cosciente (e qui sorge spontanea l’affinità con un altro genio, Nikola Tesla).
Che sia o non sia vera la dimensione onirica di tutto il maturato di Creti (così definiva le sue invenzioni), la realtà è che egli produsse centinaia di brevetti, quasi tutti dal 1930 al 1940. Inoltre Creti padre, commercialista, era anche uno spiritista, per cui Marcello crebbe credendo che le sue capacità avessero origini soprannaturali e di essere un medium, per cui l’unione di scienza e magia accompagnò per sempre la sua vita.
Fatto è che, comunque, nel 1937 il quindicenne Marcello divenne il più giovane ed acclamato inventore d’Italia con il suo rivoluzionario Amplitele (telefono viva voce), eliminando finalmente l’annoso effetto Larsen, che all’epoca impediva il dialogo telefonico simultaneo, e permettendo per la prima volta di connettere, in conferenza, infinite linee telefoniche.
Per questa ed altre invenzioni, il giovane ottenne, durante il fascismo, molti riconoscimenti ufficiali. A fine dittatura però, come se dovesse pagar pegno per il suo successo, Creti iniziò ad essere dimenticato, forse ingiustamente assimilato ad un periodo storico imbarazzante, fino ad essere ignorato dal Gotha culturale italiano.
L’eclettico inventore andò a Sutri, in un amatissimo castello che in passato fu in mano alla Santa Inquisizione, dove dal 1960 si dedicò soprattutto alle sue altre passioni, ai viaggi, alla mineralogia ed all’archeologia.
Negli anni Settanta dichiarò di aver inventato una lama per rasoi “eterna”, il cui brevetto, pare, fu acquistato e distrutto da una ditta di settore, che altrimenti avrebbe fallito all’istante. Marcello Creti era distaccato quando parlava delle sue invenzioni, quasi noncurante, come se per lui fossero ovvie, scontate, ma create per migliorare il mondo. Lo scienziato però ne esplorò anche altri, di mondi.
Pare che insieme a Fermi, Majorana ed altri, progettò la presunta ed incredibile invenzione del cronovisore, simile ad un televisore, in grado di intercettare suoni e riprodurre immagini provenienti dal passato, di cui Padre Ernetti assunse la paternità, annunciandolo al mondo. Sembra che la scoperta fu però infossata dal Vaticano, dopo averla testata, e l’apparecchio venne smontato e gli scienziati tacitati.
Chissà dov’è questa particolare macchina del tempo, che non ci trasporterebbe nel passato, bensì lo osserverebbe captando le energie che vagano eternamente nell’etere senza mai annullarsi, ma trasformandosi.
Invece, molto concreta e ben testata, presentata al duce in persona, fu l’automobile autarchica di Creti che, grazie alla sua struttura, funzionava con poco carburante (48 Km. con 1 lt. di benzina! oggi farebbe comodo…). Dell’intrigante scienziato resta, oltre alle invenzioni ed al suo castello, la comunità degli Ergoniani, da lui fondata nel 1936. Michele del Re li descrisse come un gruppo (per altri una setta) non prettamente religioso, ma colto e dedito allo studio della scienza fisico-matematica, all’uso della cretiterapia, apparecchiatura atta a potenziare l’assorbimento di sostanze curative tramite emissione di campi magnetici, ma interessato anche ad altro.
Secondo Del Re, pare che Creti stesso mostrasse “piccoli animali…trasformati in giganti…e relitti dell’antica civiltà atlantidea di cui è scopritore, erede e messaggero…e la macchina … con onde magnetiche che riesce a curare molti mali”. È d’uopo precisare però che questo inventore e medium, esperto del paranormale, sebbene fondatore di una “setta” pagana, era amico di Papa Paolo VI e fu insignito di molti riconoscimenti dal Vaticano, da cui aveva acquistato il suo castello, ristrutturandolo a proprie spese.
Marcello Creti non fu solo questo, ma tanto altro, forse troppo altro. Può darsi che a lui non importi nulla del dimenticatoio in cui è stato relegato, forse perché in ottima compagnia o forse perché superiore alla mediocrità di certi umani. Almeno, ha trascorso la sua vita libero ed indipendente e, cosa rara in simili circostanze, contrariamente ad altri geni dimenticati, ha goduto dei suoi brevetti, vivendo di rendita.