La bibliografia sulla Resistenza in Italia è molto ampia, caratterizzata da posizioni spesso contrastanti ed opposte, dettate da inevitabili prospettive di parte, non sempre equilibrate nei giudizi e di frequente faziose. Questo libro si distingue per la pacatezza dei toni e per essere dedicato, in via principale, al ruolo delle donne liberali che si impegnarono nella Resistenza. Probabilmente avrà influito la giovane età dell’autrice, scevra da influenze ideologiche dettate dai ricordi personali, che ha potuto analizzare il periodo con un equilibrato distacco storico.
Un’attenzione storiografica che mancava, anche perché i saggi sinora pubblicati si sono concentrati sul quasi esclusivo ruolo degli uomini nei combattimenti e nella politica della resistenza. Due sono le figure che campeggiano nel libro: Virginia MINOLETTI QUARELLO (Nagi) ed Edgardo SOGNO, senza nulla togliere ai tanti altri citati (in particolare donne).
Il ruolo femminile liberale, composto quasi esclusivamente da nobildonne e da aristocratiche, in parte salottiero, ebbe un ruolo di raccordo, di propulsione, di dibattito, finalizzati a costruire un “futuro” di impronta liberale. Non furono solo salottiere ma, a rischio della vita, ruolo poco confacente ad una nobildonna nata ai primi del novecento, furono staffette, segretarie, ricercavano alloggi, ospitavano ricercati, facevano circolare informazioni, falsificavano documenti, custodivano fondi e documenti compromettenti, si occupavano dei detenuti.
Poche combatterono a fianco degli uomini, anche per gli influssi derivanti dalla loro formazione culturale liberale e cattolica, nonché per una diffidenza da parte degli uomini che le relegavano a mansioni considerate di raccordo. Al termine del conflitto poche si impegnarono in politica e quasi tutte tornarono al ruolo di donne e madri. Molto influirono i fattori culturali dell’epoca, quando l’impegno in politica per una donna era un evento straordinario o visto con circospezione.
Il libro analizza un aspetto di nicchia curando l’impegno dei liberali nella resistenza e, ancor di più, quello delle donne liberali. Non si trovano mai toni accesi, il che fa comprendere quanta parte di quel periodo sia ancora da scoprire e valutare con onestà intellettuale, con distacco storiografico e senza faziosità. In appendice l’autrice riporta un ampio carteggio, a tratti un diario, della citata Nagi in quegli anni dal quale si evince il quadro del periodo bellico caratterizzato da speranze, timori, continui mutamenti di situazioni ed eventi tragici.