Una straordinaria Armata di Terracotta fu creata per proteggere la tomba del primo Imperatore cinese, Quin Shi Huang, tra il 246 e il 206 a.C. Questo esercito di oltre 8.000 statue, progettato per ispirare rispetto o timore, rappresentò un primo esempio di difesa visiva ingannevole. Attraverso i secoli, questa tecnica si è evoluta sfruttando diverse tecnologie, dall’uso dei binocoli ai rilevamenti satellitari.
L’acquisizione di informazioni sugli obiettivi strategici è stata un’enorme sfida che contribuito al miglioramento delle tecnologie in uso nelle varie epoche: palloni aerostatici, aerei e anche droni. Altrettanto importante è stata la disinformazione, realizzata attraverso sofisticate attività di camuffamento per nascondere obiettivi bellici o far credere di possedere una grande quantità di risorse militari.
Anche i pigmenti, i colori, hanno un ruolo rilevante in queste strategie: ad esempio chi non ricorda il vecchio film “Operazione sottoveste” che mostra un sottomarino statunitense dipinto casualmente di rosa per confondere il nemico durante la navigazione subacquea! Invece della breve ma intensa storia della Ghost Armi USA ovvero le truppe speciali della 23^ Divisione e dell’operazione Quicksilver vi parlerò più avanti.
L’Imagery Intelligence (IMINT) si basa sulla capacità di rappresentare aree geografiche, persone ed oggetti attraverso vari procedimenti ottici ed elettronici di acquisizione. In Italia il 41^ Reggimento IMINT dell’Artiglieria dell’Esercito si dedica alla sorveglianza strumentale del campo di battaglia. Un altro reparto dell’aviazione militare italiana con equipaggio multidisciplinare effettua il costante sorvolo del nostro Paese a scopi difensivi.
Oltre a considerare i dati acquisiti, è fondamentale riflettere sull’attività di diffusione delle immagini da parte del “nemico” al fine di interferire nel processo decisionale o banalmente per manipolare l’opinione pubblica. L’offensiva informativa, inclusa la propaganda, si avvale di tecnologie sofisticate.
E’ essenziale sviluppare la capacità di discernere le informazioni trasmesse attraverso le immagini al fine di preservare l’obiettività della nostra opinione. Questo imperativo non si applica solo in contesti di conflitto, ma anche nelle sfere politiche o in quelle istituzionali. Nella società digitale contemporanea, le immagini viaggiano velocemente in rete, spesso amplificate involontariamente da individui o da software.
Pertanto, dotarsi di strumenti critici per interpretare le immagini – che sono anche dati- diventa cruciale, affinché non diventiamo, agli occhi di un potenziale nemico, una sorta di “armata di terracotta”.
In un’epoca in cui i video fake modificano l’orientamento dell’opinione pubblica, propongono situazioni irreali ...
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