Ho sorriso oggi ai titoli dei maggiori quotidiani in seguito alle posizioni esternate dalla diplomazia vaticana sulla questione di Gaza, che davvero sta facendo saltare ogni equilibrio e convinzione. Fra sinistre “antifa” e “antinazi” che finiscono per benedire quasi la soluzione finale nazista e la conseguente normativa discriminatoria fascista.
Quest’ultima a meno che non debbano schierarsi contro i Savoia (quelli attuali neanche io li stimo troppo). Con gli ebrei israeliani arruolati dai nostri centri sociali (e partiti simpatizzanti) nelle SS, e gli scannatori palestinesi del 7 ottobre santificati a reti (quasi) unificate. Roba che se questi ultimi mettevano su un complessino alla buona, come gli ucraini un paio d’anni fa, sbancavano pure Sanremo.
Il Vaticano aveva già aperto la stagione dei distinguo, seguendo e precedendo orde di “distinguitori” – mi si passi il neologismo – evitando condanne aperte e chiare all’esibizione “da macelleria messicana” del blitz di Hamas. E questo quando ancora Israele non aveva cominciato a pestare nel mastello che è la Striscia di Gaza, ove per via della sovrappopolazione e dell’abitudine dei miliziani di Hamas a mischiarsi fra gli inermi, ad ogni colpo butti giù qualcuno, che magari non c’entra.
Beh, credo che quella professione di equidistanza dello Stato della Chiesa sia servita solo ad acuire il senso d’isolamento che ha da sempre il popolo ebreo, anche perché, considerandosi a torto o a ragione “eletto”, non può che sentirsi solo, aiutato solo da quegli stati ove le loro lobbies finanziarie hanno modo di farsi sentire.
Ma i distinguo, per quanto capziosi, possono starci.
Abbiamo avuto in passato situazioni che, per il conflitto arabo-israeliano, sembravano assurde. Ad esempio c’era, e c’è, una certa destra estrema pro-Palestina, nonostante questa avesse il supporto dell’Unione Sovietica, nemico giurato di chi abbracciava ideologie di destra, più degli Stati Uniti.
Oggi abbiamo chi dice che sian gli israeliani a violare ogni norma di diritto internazionale – bellico e no – e i diritti umani, e che i palestinesi son come i “resistenti” partigiani. A proposito, un inciso, quali? Perché il maquis francese, i titini, i russi e i nostrani avevano diversi connotati e stili operativi. I nostri poi, se accettiamo che ve ne erano di garibaldini-comunisti, socialisti-matteottiani, democristiani di Giustizia e Libertà e autonomi, erano vero arcobaleno ideologico con obbiettivi talora confliggenti e strategie conseguenti.
Non entro in lizza per dire se Israele abbia o meno diritto ad esistere, se abbiano fatto bene Stati Uniti e Gran Bretagna a farlo nascere, se sia o meno possibile creare “due popoli e due stati”, se questa ipotesi l’abbiano o meno rifiutata i palestinesi, se questi c’erano prima e si chiamavano filistei, se la legge del più forte domini la legge di guerra. Inutile.
Mi limito a dire che combattono dal 1946, che nel 1982 partecipai alla missione in Libano, ed erano 36 anni che se le suonavano. Si parlava di cercare una fine della crisi, con l’ONU che ha distribuito fior di prebende a non so quanti Special Representative e relativi staff, e dal 1984, quando finì la missione, ne son passati altri 40, e se le suonano ancora. C’è gente dell’apparato diplomatico, e delle forze impiegate in UNIFIL, TIPH, e nelle altre missioni, che ci ha trascorso una carriera. Tempi da stretto di Messina.
Beh, sarebbe ora di capire cosa fare per farli smettere. E il Vaticano dovrebbe avere consiglieri altolocati. Beh, cosa dice?
In sintesi, sostiene che i tagliagole (non li chiama così, ok, ho esemplificato) di Hamas son cattivi, ma non è attaccando Gaza che si catturano.
Orbene, gli israeliani, se dobbiamo credere ai numeri, ritengono che così ne stiano prendendo e/o eliminando. Forse sono limitati e non conoscono altri metodi.
Un popolo per millenni vessato, schiavizzato in Egitto e a Babilonia, che ha assaggiato l’Olocausto, matura un suo modo di essere e s’indurisce. Ha visto versato il proprio sangue, non si scandalizza a vederne fluire altro, se nemico. Di un nemico altrettanto duro.
E allora, il nostro buon cardinale Parolin, non potrebbe distinguersi, e invece di perorare cosa non vada fatto, dire COSA FARE? Ciò che non va bene credo sia chiaro a tutti gli uomini con un minimo di onestà intellettuale.
Degli altri, credo, non ci sia da interessarsi. Ma preoccuparsi sì.