Ho iniziato a guardare il “Dante” di Pupi Avati e, tra gli altri valenti interpreti principali, ho scoperto una parte affidata a Mariano Rigillo.
La memoria ha fatto immediatamente un salto all’indietro di oltre quarant’anni, e il motivetto di Saturnino Farandola ha iniziato ad occuparmi la testa.
Parliamo del 1977, del contenitore pomeridiano per ragazzi “Il Dirigibile” di Mamma RAI: parliamo degli oranghi che ballano a teatro, degli improbabili costumi e scenografie orientaleggianti delle produzioni di quegli anni di fermento televisivo, di attori allora giovani o emergenti, poi destinati a lunghe ed onorevoli carriere, come Daria Nicolodi (musa ispiratrice di Dario Argento) e, appunto, Mariano Rigillo, valentissimo attore di scuola napoletana, che interpretava l’ardimentoso Saturnino Farandola nei suoi “viaggi straordinarissimi”.
Proprio il soggetto dello sceneggiato per bambini è un romanzo del 1879, opera dello scrittore, disegnatore e inventore francese Albert Robida.
Nato in Francia nel 1848, abbandona presto gli studi universitari in legge preferendo dedicarsi alla caricatura, stile artistico-letterario allora molto in voga. Approfittando del proprio talento, sbarca il lunario dedicandosi all’illustrazione di guide turistiche, opere storiche e classici della letteratura (Balzac, Swift, Rabelais, Cervantes), non disdegnando anche più sollazzevoli papelli (illustrerà una “Storia delle case chiuse”).
Insieme alla passione per la grafica, Robida può essere considerato uno degli antesignani del genere che oggi chiameremmo “di fantascienza”, alla quale si dedicò con un registro leggermente discosto da quello del ben più famoso Jules Verne: mentre questi affrontava storie legate a folli invenzioni di improbabili scienziati e sapienti, Robida cala il proprio immaginario in una verosimile società del futuro, nella quale invenzioni, scoperte e creazioni divengono parte della vita quotidiana. La trilogia cosiddetta “del Ventesimo Secolo” (tre romanzi scritti tra il 1884 e il 1890) introduce elementi legati al progresso, non solo tecnologico, ma anche sociale del nostro mondo, in cui, per esempio, le donne indossano i pantaloni, fumano in pubblico e possono esercitare come dottoresse, notai o avvocati.
La visione “modernista” di Robida si accompagna anche a vere e proprie invenzioni: a lui è attribuito il “telefonoscopio”, una sorta di schermo piatto a muro, connesso ad un apparato di radiodiffusione, che può diffondere notiziari, spettacoli teatrali, e le antesignane delle attuali videoconferenze.
Il tutto, accompagnato da illustrazioni grafiche di gran pregio, specchio della società parigina dell’epoca fin de siécle e della straordinaria immaginazione dell’artista.
Nel 1879 esce “Viaggi straordinarissimi di Saturnino Farandola” (il titolo completo è “Viaggi straordinarissimi di Saturnino Farandola nelle 5 o 6 parti del mondo e in tutti i paesi visitati e non da Giulio Verne”), dal quale, già nel 1913, venne tratto un film muto a cura della Ambrosio Film di Torino: decisamente una delle primissime espressioni della cinematografia di fantascienza europea.
Si dovette attendere il 1977 per la produzione RAI dedicata ai ragazzi: il CDP Napoli fece un egregio lavoro, tra scenari di cartapesta e costumi davvero buffi per i personaggi che Saturnino Farandola incontra nel suo peregrinare in Oriente, raccontato in un teatrino di provincia con una platea di altrettanto caratteristici spettatori, con tredici episodi di circa mezz’ora ciascuno.
Le scenografie bidimensionali (avete presente i “cartonati” che siedono nelle poltrone di “Propaganda”?) volevano riprendere i disegni originali con i quali lo stesso Robida illustrava i sui libri, e animali, piante, oggetti, navi, uniti alla produzione nativa in bianco e nero, favorivano il sapore di “Ottocento” che fa parte della magia del racconto. Tra pirati, isole dei tropici, bestie feroci e improbabili incontri con personaggi di Verne (il Capitano Nemo e Michele Strogoff), nel suo peregrinare in Oriente, in Africa e nelle Americhe incontrerà anche Phileas Fogg impegnato nel rispetto degli ottanta giorni per il suo viaggio intorno al mondo. Ma Saturnino si spingerà oltre, fino a raggiungere il pianeta Saturno e finalmente rientrare sano e salvo sulla Terra.
Un po’ guascone, un po’ marpione, la sua innata dote di tombeur de femmes gli consentirà di portare a casa la pelle, entrando nelle grazie di regine e principesse spose di tirannici despoti o rajah orientali.
I “Viaggi” si concluderanno nell’isola di Pomotù, dove viene incoronato re delle scimmie con il nome di Saturnino I.
Spero di infilarvi il tarlo del motivetto di Saturnino in testa…