Vi è mai capitato di interloquire con una persona che aveva la capacità di ascoltarvi, interrompendosi appena riprendevate la parola e instaurando così un piacevole dialogo?
Tale atteggiamento, peraltro molto gradito, evidenzia una certa forma di rispetto verso il proprio interlocutore che tuttavia non tutti possiedono o che non hanno la voglia di sforzarsi di avere.
Esistono però degli ambiti, fuori dai rapporti interpersonali, dove il saper ascoltare non è più un piacevole esercizio di rispetto del prossimo, ma una precisa necessità dettata da altri fini, leciti o meno leciti.
Il tema delle intercettazioni è certamente tra questi ambiti e oramai ogni cittadino ne ha sentito parlare – o subito sulla propria pelle – in tutte le salse, dal laser che percepisce le vibrazioni di una parete di abitazione allo smartphone che si trasforma nel grande fratello.
Ma avevate mai sospettato che il vostro caro e vecchio hard disk, magari anche criptato, potesse diventare un insospettabile registratore ambientale?
Oggi questa tecnica è sostanzialmente superata anche perché, i drive più performanti, sono tutti SSD e quindi senza dischi interni, ma fino a qualche tempo fa era possibile sfruttare il software di correzione di lettura/scrittura della testina per trasformare le impercettibili vibrazioni meccaniche, derivanti dal parlato umano, in audio intelligibile.
Ma come era possibile ottenere questo risultato? Semplicemente usando ciò che era già disponibile ma concepito per altri scopi: il software di controllo della testina che era deputata a leggere e scrivere su uno o più dischi del proprio hard disk.
Infatti, quando si cerca di eseguire una qualsiasi operazione di trasferimento dati su disco rigido è necessario un programma che abbia il totale controllo della testina di lettura/scrittura e che ne compensi tutte le possibili variabili (piccoli urti allo chassis del pc, umidità, calore ecc.) al fine di consentire un perfetto allineamento tra i due elementi.
Questa funzionalità poteva però essere sfruttata per “loggare” e quindi registrare tutti gli interventi del software di controllo anche a fronte di piccole variazioni legate a micro-vibrazioni meccaniche, come quelle prodotte, ad esempio, da una voce umana nei pressi del pc, in considerazione del fatto che il disco rigido è sempre in rotazione, anche quando non viene letto o scritto.
Un accesso di rete di tipo “backdoor” avrebbe successivamente garantito il controllo del pc e quindi la lettura dei log, che sarebbero poi stati trasferiti in house e analizzati da un algoritmo in grado di distinguere le normali correzioni della testina dell’hard disk, rispetto a quelle generate dalle micro-vibrazioni.
Ad onor del vero va evidenziato che questa tecnica di intercettazione non ha mai avuto vita facile, a causa della scarsa qualità del prodotto finale, legata soprattutto alla debole intensità delle onde meccaniche che avrebbero dovuto essere convertite in audio.
Inoltre, non era possibile ricostruire ed interpretare, con successo, un parlato di cui non si conoscesse, esattamente, l’idioma, perché bisognava dare un senso logico alle frasi, che spesso erano state mal riconvertite.
Quindi di certo un’arte, tecnicamente parlando, che permetteva di non usare microfoni – magari non recuperabili – consentendo così di non lasciare tracce dell’intercettazione stessa.