Tranquilli, non si parla di Standard and Poor’s, la famosa agenzia di rating statunitense, una delle tre maggiori al mondo. Non si discetta di finanza globale ma per S. & P. si intendono il nostrano Matteo Salvini e Vladimir Putin che tanto aspira ad essere temuto e trattato, in futuro ricordato, come il novello Zar di tutte le Russie, come gli ultimi Romanov.
Salvini e Putin hanno un legame particolare, stretto che desta preoccupazione e sospetti. Il primo ci ha sempre meravigliato con esternazioni e comportamenti estrosi, smargiassate come al Papeete Beach di Milano Marittima. Si rammenta che obbligò un poliziotto a far fare un giro al figlio sulla moto d’acqua della Polizia di Stato. Come avrebbe potuto rifiutare, anche se avrebbe dovuto, al Ministro dell’Interno pro tempore? Le magliette indossate a Mosca con la foto del dittatore russo o quando disse che avrebbe scambiato “due Mattarella” con un Putin. No comment.
Sia Salvini, sia il suo vice Andrea Crippa sono rimasti i soli a dubitare che Alesksej Navalny non sia stato ucciso per ordine di Putin e sia deceduto di “morte naturale improvvisa”. Come sia stato eliminato probabilmente non lo si saprà mai per il semplice motivo che l’eventuale autopsia sarà effettuata nel luogo dove è stato ucciso. Un dissidente del calibro di Navalny non viene spedito a miglior vita se non per un ordine supremo, dello Zar Putin. Tutti ricordano che Putin è stato il Direttore del KGB (ora FSB), il servizio segreto dell’URSS. Le metodologie per eliminare nemici e dissidenti erano tanto fantasiose, quanto efficaci e di difficile identificazione: avvelenamenti, agenti chimici e biologici, senza tralasciare metodi più brutali. La figura di Putin è almeno inquietante a livello internazionale, atteso che la Russia è dotata di sofisticate e possenti armi di distruzione di massa in quantità rilevanti. Se nei decenni della Guerra Fredda il principio di deterrenza ha funzionato ora potrebbe non essere più così. I vari Segretari Generali del PCUS erano affiancati dal Comitato Centrale e dal Politburo. Putin è uno Zar che pensa, agisce e procede in quasi totale solitudine. Dal 1999 tra carica di Primo Ministro e di Presidente non ha mai abbandonato le redini della Russia.
Ci si domanda, un anti comunista dichiarato e sovranista come Salvini perché ama tanto Putin che, benché non lo sostenga apertamente, è rimasto un comunista di ferro nei comportamenti e nel pensiero? Solo per le capacità di mantenere il potere come un monarca assoluto? C’è molto altro.
Salvini attende le inchieste della magistratura russa per capire come è morto Navalny. Se non fosse più che tragico ci sarebbe da ridere.
Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, non ha preso le necessarie distanze, in modo netto e chiaro, dall’alleato di governo che, ormai quasi quotidianamente, pone bastoni tra le ruote a Giorgia Meloni. Il redde rationem lo avremo dopo le elezioni europee. I risultati diranno agli italiani se e come l’attuale Governo sarà in grado di continuare sul solco delle politiche del 2022.
Il 22 febbraio sera, nella trasmissione “Porta a Porta”, con una breve anticipazione nel post telegiornale “Cinque minuti”, un più che deferente, quasi prono, Bruno Vespa ha dato uno spazio, almeno poco ortodosso, al Presidente del Consiglio. Non poteva che obbedire.
Poco ortodosso perché il Presidente del Consiglio si è ricavato un più che considerevole spazio parlando senza contraddittorio alcuno. Lo ha fatto a tre giorni dalle elezioni regionali in Sardegna. Sia dal palco di Cagliari, sia sulla Rai si è esibita in solitario alternando discorsi con “faccette” e “vocine”, moine ed altro dimostrando una straordinaria abilità di cabarettista. Se questi sono i metodi di appropriazione dello spazio televisivo pubblico, che dovrebbe garantire un equilibrio tra le parti, cosa ci dovremo aspettare a ridosso delle elezioni europee?
Siamo all’impossessamento personale delle trasmissioni. Si dovrebbe ricordare che il Presidente del Consiglio è piuttosto refrattaria al confronto, anche in occasione delle conferenze stampa. Spesso racconta un’Italia irreale con valutazioni e dati suscettibili di un confronto con altri ma declinarli senza contradditorio è più semplice e soprattutto vincente. Ha indubbie capacità di comunicazione non disgiunte dal fatto di essere donna e giovane rispetto a molti altri leader. A destra dietro di lei, soprattutto in FdI, c’è il vuoto pneumatico. Basta chiudere la bocca all’opposizione. Certi metodi ricordano passati poco felici e metodi usati da Paesi dove la democrazia ed il confronto scarseggiano, quando non sono del tutto preclusi. Si spera di non vedere di peggio.