“E’ lui o non è lui?” diceva un giovane Ezio Greggio alla conduzione del “Drive In”. Lo stesso quesito se lo dovrebbe porre anche chi non ha conosciuto la prima stagione delle “tv libere” e dovrebbe farlo nel vedere i filmati che sui social si propagano con velocità iperbolica.
Quanta gente, vedendo Fabio Fazio reclamizzare soluzioni avveniristiche che promettono guadagni inaspettati, si lascia incantare e segue i consigli apparentemente forniti da un personaggio famoso?
VIDEO TRAPPOLA
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Le sequenze (ce n’è più di una) in cui il noto conduttore televisivo racconta la sua esperienza non è il risultato di chissà quale sofisticato artifizio, ma pur rudimentale è capace di trarre in inganno una larga platea di spettatori.
Il tono è estremamente pacato, la voce è molto simile e il labiale sembra coincidere con le parole dette. Ma – diciamolo senza vergognarcene – chi è alle prese con un video sul display del proprio telefonino va davvero ad esaminare certi dettagli?
Chi si inebetisce sui social difficilmente matura senso critico e, anzi, acquisisce progressivamente una presunta autorevolezza autoreferenziale. “L’ho appena scritto anch’io su Facebook” è la frase con cui molti celebrano il proprio ruolo di opinionista e alimentano il perverso meccanismo che permette democraticamente ad ognuno di dire la sua anche se totalmente priva di fondamento.
In questo contesto proprio la piattaforma di Mark Zuckerberg diventa la rampa di lancio di una comunicazione fuorviante, proiettando sugli schermi dei propri utenti una folta serie di filmati fasulli e ingannevoli.
I video raccolti in una sommaria esplorazione di quelle pagine web hanno consentito di certificare (se mai ce ne fosse stato bisogno) la notorietà di Fabio Fazio, il cui volto è stato illecitamente riutilizzato da organizzazioni criminali per promuovere opportunità finanziarie che in realtà sono soltanto bieche operazioni truffaldine.
Il team che cura la sicurezza di Facebook è al lavoro da tempo e continua a rastrellare ed eliminare certi video, ma la velocità con cui questi vengono generati è superiore a quella dell’attività di “pulizia”.
Quel che accade dimostra anche che se la “Security” è operosa sul fronte di competenza, è conclamato che i loro colleghi dell’area commerciale non si fanno scrupolo di accettare il denaro delle “inserzioni a pagamento” o dei “contenuti sponsorizzati” con cui certi filmati vengono diffusi.
VIDEO TRAPPOLA
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Verrebbe da chiedersi cosa fare. Verrebbe da rispondere che “da fare” c’è parecchio e non è impossibile passare dalle intenzioni ai fatti.
Per cominciare basterebbe un piano serio di comunicazione, di sensibilizzazione o anche – banalmente – di alfabetizzazione. Lo dovrebbero fare le Istituzioni, potrebbero contribuire testate ed emittenti i cui logo vengono indebitamente sfruttati e sono il grimaldello per scassinare dubbi e ritrosie dei più prudenti.
Si fa un gran parlare di contrasto alle “fake news” e queste continuano a godere di ottima salute.
Se ne dovrebbe parlare nelle scuole, forse sarebbe necessaria una catechesi intergenerazionale, magari andrebbero “catturati” gli autori di certe campagne di disinformazione. Qualcosa finora non ha funzionato e non c’è altro tempo da perdere….