Ho già scritto sulla famiglia ma, visto come si sta evolvendo la società moderna, penso sia utile tornare a parlarne per ribadire con forza, richiamando opportunamente il pensiero autorevole di illustri personaggi, come questa prima cellula di organizzazione sociale sia l’unico baluardo che si oppone alla disgregazione della società e all’abbandono definitivo dei sani principi di convivenza sociale.
Oggi, avendo iniziato a scrivere sulla famiglia con un messaggio cristiano di Papa Francesco, voglio proseguire approfondendo principalmente il concetto di famiglia dal punto di vista esclusivamente laico, fissare il giudizio sulla stessa struttura come prima cellula di organizzazione sociale che ha preceduto l’affermazione dello Stato moderno.
Dal punto di vista sociologico, la famiglia è quella specifica relazione sociale che lega la coppia ai figli, cioè interseca i rapporti fra i sessi con i rapporti fra le generazioni. Pur trattandosi di relazioni interpersonali, delimitati in una sfera privata, la famiglia ha importanti funzioni per la società, e quindi ha una valenza pubblica.
Le forme familiari sono state storicamente molto variabili, tuttavia, nessuna società ha mai potuto abolire la famiglia. Quando ha cercato di farlo, quella società è scomparsa, oppure ha dovuto ridare spazio alla famiglia. La ragione fondamentale consiste nel fatto che la famiglia è una struttura sociale (alcuni parlano di un ‘genoma sociale della famiglia’) che ha il compito di umanizzare le persone attuando il passaggio dalla natura alla cultura.
Infatti la famiglia, pur nella sua evoluzione storica, ha sempre mirato a soddisfare due esigenze imprescindibili: assicurare una procreazione socialmente ordinata e tutelare i soggetti meno protetti, come i figli e il coniuge più debole.
Oggi si presentano, purtroppo, soluzioni pasticciate e ibride, tale da generare un surrogato di famiglia che sul versante delle coppie omosessuali non trova giustificazione, e che su quello delle coppie eterosessuali fa concorrenza alla famiglia fondata sul matrimonio anche soltanto civile, indebolendo piuttosto che rafforzando il contesto sociale sul quale si formano i nuovi individui.
Per contrastare questa deriva, qualche anno fa, è nato il “Comitato per la difesa laica della famiglia” per iniziativa di un gruppo di intellettuali, cattolici, ebrei, musulmani, ma anche non credenti, dalle appartenenze politiche e culturali più varie. Questo gruppo composto da giuristi, economisti, rappresentanti della società civile, storici, giornalisti e sociologi che concordano sul ritenere necessario difendere la famiglia dagli attacchi che sta subendo da vari fronti, sono convinti che la difesa dell’istituzione familiare, intesa nel senso tradizionale, significa difendere la cultura e i valori su cui si è fondata e sviluppata la nostra società occidentale. Ecco parte dell’appello pro family:
“… La sopravvivenza della famiglia, dunque, non può riguardare solo i cattolici. Essa spetta a tutti quanti siano consapevoli del contributo che essa ha dato all’allargamento della libertà individuale e alla dignità della persona umana, e di quanto queste conquiste, nel nuovo secolo, appaiano precarie e in pericolo. Noi, credenti e non credenti, riteniamo perciò necessario mobilitarci insieme a difesa della famiglia, di ciò che essa ha rappresentato e continua a rappresentare nonostante le crescenti difficoltà e le inevitabili contraddizioni. Siamo certi che vi siano strade attraverso le quali la libertà della persona possa affermarsi senza negare o contraddire quanto edificato dalle generazioni passate”.
Mi piace procedere ad analizzare la famiglia con il pensiero del grande vecchio della sociologia – Franco Ferrarotti – che come me, anche se al livello enormemente superiore, ha partecipato direttamente e indirettamente con “Comunità” al miracolo di Adriano Olivetti negli anni ‘50 e ’60. Quindi, come olivettiano, posso considerarlo e stimarlo un sapiente collega. Ecco cosa risponde, il capostipite della numerosa congerie di sociologi e primo vincitore della cattedra di sociologia in Italia, all’intervista di Umberto Folena del 2013 sul ruolo della famiglia nella società moderna.
Per l’interesse che mi ha suscitato il suo pensiero totalmente laico sulla famiglia, penso sia utile per proseguire nel migliore dei modi questo mio breve lavoro, riportarne alcuni tratti integralmente. Così inizia: «In ogni momento di crisi, economica e istituzionale, la famiglia s’è rivelata l’ammortizzatore segreto ed efficace», poi prosegue condividendo quanto asserito dal cardinale Bagnasco che il cuore del motore della macchina del Paese sia la famiglia così: “le mie ricerche mi inducono a dargli più che mai ragione. Quando scoppia la crisi, oggi specialmente con questa altissima disoccupazione giovanile, la famiglia garantisce coesione.
Dal 2008 in poi è stata un’àncora di salvezza fondamentale“. Alla domanda se tutta la storia conferma questa convinzione risponde: “Non deve sembrare strano se penso al 1943. Nulla a che vedere con il tempo attuale, ma anche allora, in una situazione di totale sfacelo delle classi dirigenti, nel più totale abbandono e disorientamento, il pensiero unanime degli italiani al fronte, all’estero lontani fu uno solo: «Tutti a casa», la famiglia come arca di salvezza“.
Folena incalza, davvero la sola, unica salvezza? Non neghiamo che qualche problema c’è. Ad esempio, alcuni studiosi americani, anche seri, riferendosi a questa caratteristica molto italiana, ma anche di quasi tutte le società dell’Europa mediterranea, hanno parlato sbrigativamente di «familismo amorale». E Ferrarotti: “Per me è un grave errore. Si confonde la famiglia, cuore della società, con la corruzione della solidarietà familiare, che può degenerare in autentica delinquenza, in modelli di stampo mafioso. Per certi studiosi, nelle nostre società del Sud europeo cadono le competenze e conta solo la famiglia, con la sua rete di amicizie e favori.
La loro conclusione è che, eliminando la famiglia, emergerebbe il merito. Ma, ripeto, sono forme di corruzione che niente hanno da spartire con l’istituto familiare. Se oggi, come in ogni fase di crisi, non potessimo contare sulla famiglia, come nazione saremmo allo sfacelo…Il matrimonio, nelle sue forme storiche, resta l’unione naturale di uomo e donna in vista della perpetuazione dell’umanità“.
Penso sia inutile aggiungere ancora qualcosa, credo che Ferrarotti abbia affrontato sufficientemente tutti gli aspetti riguardanti la famiglia dal punto di vista sociologico, ma anche più in generale, umano.