Nel corso degli anni l’affluenza alle urne ha avuto un tracollo. Mille le ragioni. Per citarne qualcuna rilevante, nell’immaginario collettivo ce ne sono di diversi tipi.
Economia: il crollo dell’Italia da potenza economica mondiale, lo smantellamento dell’IRI, la privatizzazione selvaggia, la vendita dei gioielli di famiglia, la vendita delle più famose industrie nazionali;
Finanza: le decisioni che hanno portato alla creazione ed all’incremento costante del debito pubblico, gli sprechi di fondi pubblici, i casi di corruzione e concussione, mani pulite, l’accumulo di ricchezza nelle mani di pochi;
Concorrenza: l’ammissione sul mercato di prodotti di nazioni che non impongono (come da noi) costi per la sicurezza e la qualità ed hanno un più basso costo del lavoro;
Lavoro: la concessione alle industrie di fuggire dalla nazione e delocalizzare in nazioni meno costose, l’aumento della disoccupazione;
Criminalità organizzata: la mancata guerra alla mafia, l’ingresso della mafia nei colletti bianchi e nella politica;
Giustizia: l’impunità verso chi delinque, il senso di assenza dello Stato in caso si ricevano ingiustizie, la lentezza ed i costi della giustizia;
Burocrazia e salute: la burocrazia che strozza la vita civile e pubblica, il costo e l’inefficienza della sanità;
Tasse: le tasse altissime, il costo del carburante, l’evasione fiscale ed il fallimento nel combatterla;
Politica: le schermaglie continue tra politici, le promesse non mantenute dei politici, i loro eccessivi stipendi, i cambi di casacca in parlamento, pensioni e benefit dei politici rispetto al popolo;
Guerre: i conflitti nel mondo, vicini e lontani da casa;
Europa: legifera su minuzie, spesso penalizzanti, invece di occuparsi di difendere i cittadini da tanti problemi a cui sono esposti.
In questo caos, il cittadino si sente perso. Perde il faro, la luce. Non vede fari all’orizzonte a causa dei segnali negativi sopra indicati. Si percepisce il pessimismo, che porta all’individualismo, alla perdita dell’ideale della casa comune.
Ed arrivano le elezioni, locali, regionali, nazionali ed europee, in cui si dice che il voto è importante, essenziale, ma il cittadino pensa.. chi voto? Non si vedono persone o partiti in grado di affrontare e risolvere uno ‘tsunami’ come quello descritto. Ed allora non vado a votare, tanto non cambia nulla.
Il risultato di questo scenario, negativo dal punto di vista civile, economico e politico, combinato con la delusione nel cittadino che vorrebbe la risoluzione dei problemi descritti, provoca la diminuzione dell’afflusso alle urne, la disaffezione dalla Politica, quella con la P maiuscola. Con la conseguenza che le maggioranze vengono legittimamente determinate soltanto tra i pochi che vanno ancora a votare, ma di conseguenza chi vince le elezioni potrebbe non esprimere la vera maggioranza, quella che sarebbe espressa qualora ci fosse un’alta affluenza.
E perdere l’elettorato è la sconfitta peggiore per la democrazia.
Come se non bastasse, i partiti continuano a fare campagna elettorale alla vecchia maniera. Per essere eletti servono soldi, molti soldi, per la propria campagna elettorale. Spesso questi soldi arrivano da finanziatori, che poi vogliono ricompense per il proprio contributo. In aggiunta i politici in carica, e coloro che vogliono essere eletti, fanno promesse in campagna elettorale, che poi puntualmente disattendono.
Il cittadino bravo, professionista, onesto, che voglia candidarsi ma non può finanziare la propria campagna elettorale, non ha la minima possibilità di essere visto, notato, inserito in lista, eletto. Conta quanti voti puoi portare, non contano le tue capacità.
E’ ora di finirla. Vanno cambiate le norme.
E’ ora che i Partiti scrivano Programmi politici seri. Il programma deve contenere aspetti strategici, per ogni aspetto della vita dello Stato, con spiegazioni utili a far capire al cittadino che le soluzioni proposte siano tali da risolvere i problemi in cui versa il Paese. Poi per ogni aspetto strategico, il programma deve descrivere dei piani che indichino “Chi deve fare Cosa ed entro Quando”, da porre in essere una volta vinte le elezioni. Il Partito deve poi garantire, una volta vinte le elezioni, che le promesse vengano rispettate, con penalizzazioni severe verso “Chi” non rispetta le promesse, sino addirittura all’espulsione dall’incarico ricevuto nel Partito, dalla poltrona per la quale è stato eletto, dal Partito stesso.
E’ ora che le liste per ogni tipo di elezione, dal Comune al Parlamento, non vengano fatte più dai partiti in “camera caritatis”, ma che i Partiti (maiuscole e minuscole appositamente dosate) chiedano ai cittadini, ben prima delle elezioni, di candidarsi alle predette liste. La candidatura dovrebbe essere fatta in modo che il cittadino esprima con precisione a quali dei diversi incarichi dello Stato è maggiormente incline, quelli che potrebbe ricoprire dopo le elezioni. Ed il Partito, per consentirgli la scelta, per ogni incarico dovrebbe pubblicare delle specifiche “Job Descriptions – elenco di mansioni e caratteristiche che si devono avere per ricoprire quella posizione”. Quindi Job Descriptions per Sindaco, Consigliere Comunale, Presidente di Regione, Senatore (per singola Commissione) e così via. Caratteristiche che devono essere significative, quali titoli di studio, conoscenza delle lingue, assenza di procedimenti penali, assenza di problemi fiscali o civili, esperienza nel settore della gestione, esperienza nella gestione del personale, conoscenza del diritto, della Costituzione, della macchina Amministrativa.
In tal modo le liste, rese pubbliche, potrebbero essere formate, indicando sia, come oggi (e sono in maggioranza) chi non possiede tali requisiti, sia chi li possiede. Questo sistema farebbe accedere alla Politica anche chi non ha i soldi per la propria campagna elettorale, perché non ce ne sarebbe bisogno, e farebbe risparmiare miliardi in campagne elettorali, perché i cittadini democraticamente potrebbero scegliere su basi informate, col risultato che finalmente potranno essere messi nella condizione di eleggere persone capaci, e quindi di farsi governare da professionisti, invece che da persone scelte dalle Segreterie di Partito, ricche abbastanza, prone a far pagare la propria campagna elettorale da terzi.
Una chimera. Una chimera che, se perseguita, farebbe affezionare le persone ai Partiti, riporterebbe le persone alle urne, ridarebbe credibilità alla Democrazia, darebbe un segnale di speranza.