Dopo i divieti, la beffa. Perché un po’ di sano umorismo non guasta e non è vero che la classe politica è priva di una così rasserenante dote.
Le limitazioni alla circolazione dei veicoli maggiormente inquinanti sono azioni di grande responsabilità. Il mettere a disposizione “parcheggi di scambio” (non quelli in cui le coppie si incontrano per fraternizzare inguinalmente) è fondamentale per consentire a chi non ha un veicolo abbastanza ecologico di raggiungere la metropolitana o la fermata dell’autobus e poi il posto di lavoro utilizzando i mezzi di trasporto pubblico per il tratto restante.
A Roma la “fascia verde” (cioè la parte di città che è ZTL ma non impone il pagamento di un pedaggio per il transito) è stata estesa fino a includere i prati di Saxa Rubra, dove pascolano e invadono la carreggiata bucolici greggi di pecore. Forse è stato semplicemente frainteso il nome del programma televisivo “Linea Verde” prodotto proprio dalla RAI che in quella zona ha il suo Centro di Produzione, ma in altre parti della città non sono mancate piccole smagliature nella definizione dei confini delle aree da escludere dalla circolazione indiscriminata.
La simpatia del Primo Cittadino si è rivelata scoppiettante nella mattinata di ieri dopo l’operosa attività di ripristino urbano nell’area sovrastante la Metro B1 che – dimenticata per anni in balia di energici consumatori di bombolette di vernice – ha fatto scoprire la presenza del termine “decoro” anche nella Capitale.
L’inaugurazione del parcheggio multipiano ha evocato le pellicole dell’Istituto LUCE e ha permesso di scoprire che ancor prima del taglio del nastro qualcuno era già riuscito ad occupare ordinatamente alcuni “stalli” posizionati nei sotterranei della struttura.
Le ipotesi sulla presenza di tali veicoli si sono subito accatastate. I numeri di targa hanno immediatamente fatto escludere si trattasse di reperti trovati durante gli scavi. Qualcuno ha pensato fossero le auto di Gualtieri e dei suoi collaboratori fatte passare sollevando temporaneamente la fettuccia di stoffa da recidere con solennità. Qualcun altro ha ricordato le messinscena prebelliche che enfatizzavano l’italica potenza militare in prossimità temporale alla “festosa escursione” del secondo conflitto mondiale.
Le cerimonie, si sa, sono fatte così e guai a sbirciare nel backstage. Ma a parte le bande tricolore e il codazzo di pretoriani comunali, quel che rimane avvolto nel mistero è il “come” possa un automobilista con vettura “euro-troppopoco” sfruttare l’infrastruttura che il Sindaco ha dichiarato strategica e che il suo “Generalissimo” Patanè (assessore alla mobilità) ha sottolineato essere fondamentale per i pendolari.
Chi abita nella zona, che ha visto entrare in funzione un parcheggio ultimato soltanto una dozzina d’anni di anni fa, teme adesso l’installazione di catapulte su viale Jonio e su via dei Prati Fiscali, linea di frontiera della percorribilità da parte dei veicoli più inquinanti.
La cittadinanza si augura che gli impianti per lanciare nel parcheggio di scambio tali automobili vengano realizzati nel rispetto delle norme di sicurezza e calibrati per far piombare le vetture precisamente sulla rampa di accesso di via Martana. Il rischio di trovarsi un’utilitaria sul balcone o direttamente incastrata nella finestra della cucina è considerato non trascurabile.
Non è dato sapere se anche i privati (magari forme consortili di gruppi di pendolari) potranno aprire imprese operanti nel settore, così come è oscura la dinamica con cui tali vetture potranno essere riutilizzate per tornare a casa senza incappare in sanzioni per aver viaggiato per circa 500 metri in area off-limits.
C’è chi non esclude un coinvolgimento di circoli sportivi di pesistica e body-building con allenamenti gratuiti per chi voglia caricare sulla propria schiena autovetture e motoveicoli che hanno una certa età…